Vari (Fondo Pensione BNL BNP Paribas): "Tre comparti per un approccio 'life cycle'"

Orlando Vari, foto ceduta (Fondo Pensione BNL Bnp Paribas)

Un’entità che affonda le sue radici nella metà del secolo scorso e che ha vissuto, negli anni, una serie di riforme che ne hanno definito la struttura attuale. Per questo motivo, Orlando Vari, direttore generale del Fondo Pensioni del Personale Gruppo BNL BNP Paribas Italia, più volte, nel corso del dialogo con FundsPeople, utilizza il termine “per primi”. Perché tra i preesistenti, questo fondo è stato pioniere in diverse iniziative. Nato negli anni 50, si configura nel suo assetto definitivo di fondo di previdenza complementare nel ’62. Il dettaglio storico rileva, in questo caso, perché motiva una componente del patrimonio che ha un’importante presenza ancora oggi: quella immobiliare. “Il patrimonio iniziale del fondo era di circa 16 miliardi e 700 milioni di lire – afferma Vari –. Di questo totale, circa 7 miliardi erano gli investimenti in immobili”.

Da ente a prestazione definita, trasformato a contribuzione definita nel 2003, il fondo si configura come fondo preesistente, bilaterale (le fonti istitutive sono azienda e parti sociali) e oggi conta circa 15 mila iscritti, di cui 1.300 familiari fiscalmente carico e circa 2.600 aggregati. Il patrimonio, a gennaio di quest’anno, si attesta a 1,3 miliardi di euro, investito nelle diverse asset class sulla base dell’asset allocation strategica periodicamente definita. Il totale degli iscritti comprende anche i dipendenti di BNP Paribas in Italia (nel 2006 il gruppo francese ha acquisito la BNL), facenti capo a 13 società del Gruppo.

I comparti

Il fondo si suddivide in tre comparti “Stacco, Volo e Arrivo” che prevedono “una diversa permanenza dell’iscritto in relazione all’approssimarsi alla pensione”, specifica il DG, indicando come l’adesione al primo comparto, con una componente equity del 52%, sia automatica per i neoassunti e fino a 15 anni dalla pensione. In quanto “il rapporto rischio rendimento è un po’ più elevato in funzione del rendimento medio (il 3,5%) atteso su questa linea”.

La componente azionaria va man mano riducendosi nell’avvicinarsi all’età pensionabile: si ha 32% equity e 46% bond nel comparto Volo (rendimento atteso il 2,5%), fino a cinque anni dal pensionamento e si passa a un 66% di obbligazionario nella linea Arrivo, dove il tasso di rendimento atteso è dell’1,5 per cento. Occorre poi tener conto della quota di beni reali distribuita lungo i tre comparti, “intorno al 20% inizialmente, cala fino al 16%”, mentre il resto dell’investimento si suddivide tra alternativi e monetari.

Lo scorso settembre il fondo ha modificato l’asset allocation strategica sulle tre linee, “abbiamo spinto per una maggiore caratterizzazione azionaria nel comparto Stacco (aumentandola del 6%) e rafforzato la componente obbligazionaria (un altro 6% in più) in fase di Arrivo”. La logica del movimento sulla curva di rischio decrescente e attese di rendimenti decrescenti, “è dettata dal nostro modello previdenziale, basato sull’analisi della base anagrafica degli iscritti proiettata fino al 2050”, afferma il DG indicando come l’approccio life cycle, attivo dal 2013, consenta “di poter promettere una rendita pari ad almeno al 20% dell’ultima retribuzione (complementare al I pilastro)”.

ESG e private asset

Due temi meritano, poi, un approfondimento: quello della responsabilità degli investimenti e quello dell’economia reale. Di quest’ultimo “oggi si parla soprattutto con riferimento a private debt e private equity ma noi siamo uno dei pochi fondi che ha ancora in gestione un patrimonio immobilitare diretto: anche questo è economia reale”, rimarca il DG, che sottolinea, tuttavia, 156 milioni di commitment in private equity e private debt e 93 milioni di richiamato. Mentre ripercorrendo i passaggi in tema di sostenibilità, ricorda come i primi approcci risalgano al 2008 (con l’introduzione dello screening negativo nella valutazione ex post delle selezioni di portafoglio) e nel 2017 sia avvenuto il passaggio a un approccio best in class, integrato nel 2020 con indici di rischio sulla carbon footprint e sulle controversie. Nel 2021, poi, il Fondo ha adottato un proprio “Manifesto ESG” con l’individuazione di tre obiettivi di consigliatura: “Un patrimonio complessivo almeno al 90% ESG (a oggi è all’86%); almeno 50 milioni di commitment in investimenti di private equity/infrastrutture diretti alla soddisfazione di bisogni (di base e avanzati) per il miglioramento della qualità della vita e la sostenibilità ambientale (ne abbiamo 60) e almeno il 20% del patrimonio immobiliare in classe A4 (oggi siamo oltre il 30%)”. Quest’anno, conclude Vari, scade il mandato del consiglio in carica “e ci prepariamo a portare questi indicatori al prossimo consiglio”.

Leggi l'intervista anche nella rivista n. 71 di marzo.