ETF contro lo spettro del Taper Tantrum

KAOS
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Inflazione,  banche centrali e pandemia: le ombre che oggi incombono sui portafogli degli investitori non sono diverse da quelle di ieri. Se nel 2021 l’aumento dei prezzi era solo un timore, nel 2022 è diventato realtà. Le banche centrali hanno iniziato a stringere le maglie sull’acquisto dei titoli di stato. La variante Omicron si diffonde in tutta Europa. Come scongiurare il rischio di un (nuovo) panico sui mercati e preparare i portafogli a un nuovo periodo di incertezza?

Etf a gestione attiva

Demis Todeschini, Franklin Templeton

“Gli strumenti straordinari di politica monetaria sono oggetto di un graduale ridimensionamento. Non solo gli Stati Uniti ma anche la Bank of Canada ad esempio ha interrotto il programma di acquisto di asset”, chiarisce Demis Todeschini, senior ETF sales specialist per l’Italia di Franklin Templeton. “Rispetto ai mesi precedenti i mercati stimano un inasprimento ancor più anticipato rispetto al dichiarato dei tassi di riferimento”. Pur ipotizzando un progressivo abbandono delle misure anticrisi, prosegue Todeschini, “ci aspettiamo che a livello globale la linea delle autorità si confermi supportiva ed è probabile che i tassi delle banche centrali rimangano bassi o negativi in termini reali”. In questo campo gli ETF attivi, secondo il sales specialist di Franklin Templeton, giocano un ruolo fondamentale: “Il gestore, non legato ad un indice e nei limiti degli obiettivi d’investimento, ha la flessibilità di gestire la duration in termini dinamici, muoversi tra emissioni governative, corporate investment grade (cercando le migliori opportunità che possano crearsi) e scegliendo accuratamente gli emittenti: per solidità, qualità ed impegno ESG”.

Equity e fixed income

Andrea Favero, BlackRock

Per stabilire in che misura mettere mano alla componente azionaria, alla quale la maggior parte degli investitori è sovraesposta, bisogna provare a immaginare quale sarà la risposta dei mercati ai cambiamenti in fatto di politica monetaria. Spiega Andrea Favero, head of digital distribution Italy di BlackRock: “Se la reazione dovesse essere neutrale, come ci aspettiamo, ci troveremmo di fronte a uno scenario di graduale crescita di tassi con un persistere di crescita economica e spinte inflazionistiche”, tenendo lontana la prospettiva di uno shock come quello che si è verificato con il Taper Tantrum del 2013. Prosegue Favero: “Da questo punto di vista troviamo interessante il fattore quality, perchè consente un approccio difensivo ma con una sensibilità inferiore ai tassi di interesse e di conseguenza alla loro risalita, e con una possibilità di creare una maggiore resilienza nei vari portafogli”. Sul fronte fixed income invece rimane la funzione di protezione del portafoglio. “Rispetto allo scenario di una moderata salita dei tassi e con pressioni inflazionistiche destinate a restare”, conclude Favero, “diamo una preferenza alle obbligazioni inflation linked rispetto ai governativi, per i quali i tassi contenuti riducono il potenziale in termini di protezione”.

Protezione

Ilaria Pisani, Amundi SGR

“Nel contesto di incertezza così delineato, mantenere breve la duration deve essere una scelta di tipo strutturale e non tattico”, ricorda Ilaria Pisani, head of ETF, Indexing & Smart Beta Asset Management & Institutional Clients di Amundi SGR. “Una variazione anche minima dei tassi puó avere un impatto anche significativo su un portafoglio ampiamente esposto a benchmark all maturities. Nel contesto del tapering e con previsioni di alta inflazione”, prosegue Pisani, “un approccio selettivo diventa quindi essenziale, privilegiando ETF con maturities contenute, cercando esposizioni con carry ancora interessante, come gli Investment Grade con rating tripla B, o aggiungendo al portafoglio esposizioni sui floater”. Questo é possibile anche senza rinunciare alla sostenibilità, optando per soluzioni con tilt ESG. Riprende Ilaria Pisani: “Per proteggere il portafoglio dall’inflazione, poi, la scelta non manca: a partire dagli ETF esposti ai tradizionali TIPS fino a soluzioni più sofisticate. Mi riferisco in particolare agli ETF esposti alle aspettative di inflazione, strumenti diversi dagli inflation linked perché hanno una duration quasi nulla e quindi non sono esposti al rischio tassi. La possibilità di accedere a strategie un tempo disponibili solo per gli operatori più sofisticati rendono questi ETF particolarmente interessanti per gli investitori, soprattutto professionali, che possono utilizzarli in vari modi: tattici (scommettere sull’andamento al rialzo dell’inflazione attesa), di copertura di un portafoglio di titoli nominali oppure  per accedere ad una asset class tradizionalmente non investible, ma interessante perché poco correlata con le altre. É evidente che optare per un ETF per ottenere questo tipo di esposizioni puó rappresentare un vantaggio, sia in termini di semplicità operativa che di costi.” Sul fronte equity invece, secondo la Head of ETF, Indexing & Smart Beta Asset Management & Institutional Clients di Amundi SGR, uno dei modi per approcciare un contesto di tapering è quello fattoriale: “La nostra preferenza va ancora ai titoli value, soprattutto dell'area Europa.  Questi infatti rimangono fortemente scontati rispetto ai titoli growth e tendono a sovraperformare quando l'inflazione è in aumento e i tassi tendono al rialzo, come prevediamo per il 2022.”. Conclude Pisani: “Puntiamo anche sui titoli high dividend e quality”.

Inflazione

Giancarlo Sandrin, LGIM

Ultima non ultima, l’inflazione. Secondo Giancarlo Sandrin, country head Italia, Wholesale & Retail di Legal & General Investment Management, nei prossimi mesi il contesto porterà a uno spostamento del focus sulle strategie legate alle materie prime. “Nella nostra offerta abbiamo dei prodotti che replicano basket piuttosto ampi di commodities, per riuscire intercettare quelle che beneficiano dell’aumento dei prezzi in una selezione il più ampia possibile. Anche giocando con le scadenze dei futures”. Sulla componente obbligazionaria Sandrin concorda con Pisani a proposito delle short duration, spingendosi però più in là con un ragionamento sui prodotti passivi che puntano sugli emerging market: “Vediamo un certo interesse, perché c’è ancora un buon margine che può essere utilizzato come cuscinetto, anche in un contesto di tapering. Preferiamo le hard currency perché l’esposizione in moneta locale rischia di subire moltissima volatilità, problema che vogliamo evitare in questo momento”.