2016, anno di M&A e BCE. Accelerare sulle azioni europee

Foto_Enrico_Vaccari__FundManager_Consultinvest_SGR
immagine ceduta dall'entità

“Il 2016 sarà ancora l'anno delle banche centrali, ma anche un anno importante in termini di acquisizioni e fusioni. Meglio privilegiare le azioni, focalizzandosi sull'Europa, riducendo invece al massimo il mercato obbligazionario, che per i prossimi due anni sarà pieno di rischi”. Questo l'outlook 2016 di Enrico Vaccari, gestore di Consultivest SGR, che suggerisce il mantenimento di un approccio flessibile, in modo da poter cogliere le varie opportunità che potrebbero presentarsi nel corso dell'anno. Il 2016 sarà ancora l'anno delle banche centrali, ma con una differenza fondamentale rispetto al 2015: le politiche monentarie messe in atto dall'Europa e dagli Stati Uniti saranno divergenti. Partendo dalla Fed, il recente rialzo dei tassi è molto timido. “In pratica è come se la Fed avesse alzato i tassi facendo finta di abbassarli”, commenta Vaccari, che ricorda che - in passato - tutte le volte che la Federal Reserve ha incrementato i tassi con un Ism (indice manifatturiero, ndr) negativo come quello di novembre (che era di 48,6 punti e quindi sotto quota 50), nei sei mesi successivi ha poi dovuto modificare la sua politica monetaria. C'è quindi una incertezza di fondo, per il 2016, sulla politica monetaria che non può essere trascurata. 

La Federal Reserve potrebbe aver alzato i tassi perché costretta a farlo per tutta una serie di motivi, ma con poca convinzione; se invece nella prima parte del prossimo anno, l'economia americana si dimostrerà superiore alle attese, probabilmente al rialzo di dicembre seguiranno altri ulteriori incrementi, ma graduali. Quale sarebbe, in questo caso, l'impatto sui mercati? “Analizzando  l'andamento degli ultimi tre cicli di rialzo dei tassi, possiamo ipotizzare che, se la Fed alzerà da qui al 2017 i tassi, con un target al 2,5-3%, l'S&P 500 potrebbe salire del 15% in due anni”, precisa il gestore, che però puntualizza che l'S&P potrebbe avere nel 2016  un obiettivo contenuto tra il 7 e l'8%, perché  gli effetti della politica espansiva hanno già portato le quotazioni dei titoli a livelli molto alti. Nel giusto orizzonte temporale, nella giusta ottica, e soprattutto privilegiando l'area europea, il mercato azionario è molto più interessante e meno rischioso di quello obbligazionario. L'asset allocation per i prossimi anni dovrà quindi prevedere una quota di azionario crescente e soprattutto delle selezioni geografiche importanti, con un focus sull'Europa. In piccole dosi, però, a certi livelli, si può tornare a guardare anche ad alcuni mercati emergenti, tra cui Cina, in primis, e Brasile, in seconda battuta.

Il mercato azionario: preferenza sulle azioni europee

“Le azioni americane sono care; è probabile che reggano un ciclo di rialzo dei tassi ma siamo a fine corsa”, riassume Vaccari, che poi dice che il discorso è completamente opposto in Europa, dove c'è una valutazione prezzo/utili decisamente più bassa. In generale, le azioni europee sono molto meno care di quelle americane, poi è in atto una politica monetaria totalmente opposta a quella degli Stati Uniti, completamente espansiva, che potrebbe rafforzarsi ulteriormente. “Quindi per quello che riguarda il Vecchio continente penso che incominceremo ad avere quella famosa divergenza che è un po' di tempo che ci aspettiamo: per cui avremo mercati USA stabili o deboli, e mercati europei forti”, precisa l'esperto.  Tutte le aspettative si spostano così sull'Europa, che – a questo punto – ha tutte le caratteristiche per essere il mercato trainante.

Potremmo finalmente ricevere quella famosa staffetta che stiamo aspettando da tempo dagli Stati Uniti”,  prosegue Vaccari, che aggiunge che “questo è il momento del famoso decoupling (letteralmente "disaccoppiamento" dei mercati, ndr) di cui si è sentito spesso parlare nel corso degli anni, ma che non è mai avvenuto”. Un trend sul quale inciderà positivamente un altro fattore: la presenza di un cambio stabile. La stabilità del cambio potrebbe essere, infatti, un altro elemento vincente per l'Europa. “La tanta attesa parità probabilmente sarà da spostare un po' più in là nel tempo, ma già a questi livelli ci sono dei vantaggi”, dichiara il gestore di Consultinvest, che spiega che, “un cambio con un dollaro stabile, intorno a quota 1,08, non danneggia le esportazioni degli Stati Uniti e nello stesso tempo è favorevole anche all'Europa che, rispetto a quando l'euro era ai massimi, riesce ad aumentare comunque la propria quota di export”. Secondo l'esperto, al rapporto 1:1 si arriverà solo se la Fed continuerà ad alzare i tassi: “Cosa non così scontata”.

Settori da prediligere e quelli da evitare

“I settori più avvantaggiati saranno il settore finanziario e quello assicurativo, ma anche tutti i comparti legati alla riprese economica, quindi gli industriali e i consumi ciclici”, commenta Vaccari che, come ultimo comparto, suggerisce quello energetico. “I titoli energetici potrebbero essere la sorpresa dell'anno”, aggiunge poi il gestore, che ricorda che questi titoli hanno perso molto terreno con il calo del petrolio e ora si trovano su livelli bassi.  “Queste società hanno ora le coperture per far fronte a una base di prezzo di greggio molto bassa, per cui - a questi livelli - rappresentano una opportunità di investimento interessante nel medio periodo.  Inoltre, hanno un dividend/yield molto elevato, che si è alzato grazie al fatto che il prezzo è sceso, e quindi sono azioni interessanti anche da un punto di vista del rendimento del dividendo”, prosegue il gestore di Consultinvest. 

C'è poi un ulteriore fattore da non trascurare. Secondo Vaccari, il 2016 sarà anche un anno importante per l'M&A. In presenza di una ripresa economica che sta nettamente aumentando, cresceranno infatti anche le operazioni di acquisizione e fusione in Europa.  “Un processo che riguarderà soprattutto il settore finanziario e quello industriale, in particolare quello automobilistico, dove ci si attende importanti processi di concetrazione, oltre al comparto dei servizi di tlc”.
Quanto ai settori da scartare, il suggerimento è di evitare i comparti difensivi, che vengono privilegiati nelle fasi di recessione, come le utility, i farmaceutici e l'healthcare.  

Il mercato obbligazionario 

Per quello che riguarda il mercato obbligazionario, lo scenario è pieno di rischi per i prossimi due anni, sia per i bond governativi sia per le obbligazioni corporate. “Qualche opportunità si potrebbe presentare sugli high yield americani che hanno corretto moltissimo e quindi nel medio periodo potrebbero essere una opportunità di investimento”,  dichiara  Vaccari, che precisa però che si tratta di un'operazione molto specializzata e tecnica, che viene fatta solo da alcuni fondi in particolare. Anche il Vecchio continente non è privo di rischi. “Per quanto riguarda l'Europa, in seguito alla compressione degli spread effettuata attraverso le azioni della BCE, i margini sono molto piccoli per consentire una protezione da eventuali rischi di caduta. In più il bail in potrebbe avere degli effetti pesanti anche sulle obbligazioni bancarie”, prosegue il gestore. 

In generale, quindi, la parte obbligazionaria è di per sé rischiosa, però fa sempre parte di un portafoglio ed è la base per lavorare e operare quando si presentano delle opportunità di acquisto. “La liquidità a breve termine, pur avendo investimenti poco interessanti, serve per approfittare delle correzioni sui mercati azionari”, conferma Vaccari, che poi conclude dicendo di “escludere le operazioni con duration molto lunga, dove l'impatto di un rialzo dei tassi è più violento” e di “effettuare investimenti a breve termine, con  obbligazioni di breve durata, utilizzando la liquidità quando si presenteranno delle opportunità sul mercato azionario”.