A caccia di obbligazioni

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Giorgio Fata

In un contesto di tassi ai minimi e una liquidità di sistema distorta dalle banche centrali, è diventato davvero difficile trovare delle buone opportunità sul mercato del reddito fisso. 

Luca Terruzzi, senior portfolio manager obbligazionario di ANIMA SGR consiglia di diversificare il portafoglio globale, cercando emittenti anche nel comparto emergente, laddove i titoli siano maggiormente legati a storie di crescita, facendo leva sugli spread, come sui titoli corporate (ad esempio i titoli del settore della telecomunicazioni e delle utility), che hanno potuto rafforzare il proprio bilancio in questa lunga fase monetaria espansiva. “In pratica abbiamo cercato di andare al nocciolo dell’interventismo delle banche centrali a supporto dell’economia. Occorre pertanto, proseguire nei prossimi mesi in questo cammino, e in relazione ai portafogli bilanciati che continuano a rappresentare il cuore della nostra offerta, guardare con maggiore attenzione alla parte azionaria che, seppur con maggiore volatilità, può offrire in questo contesto un profilo rischio-rendimento migliore”. 

Silvio Vergallo, responsabile Flexible Bond Funds di Eurizon Capital SGR sostiene che le analisi in senso assoluto indicano dei livelli di valutazione piuttosto tirate per i titoli societari sia investment grade che high yield, a ‘fair value’ quella sui titoli di Stato emergenti in valuta forte, mentre sottovalutati sembrerebbero i titoli di stato emergenti in valuta locale sia in termini di rendimenti che in termini di fair vale di lungo periodo delle valute. “Quantomeno se si prende l’asset class emergenti in valuta locale nel suo complesso; sappiamo però che in questo caso sono importanti anche valutazioni in senso idiosincratico di singoli paesi che compongo l’indice: si pensi alla Turchia o all’Argentina per esempio. Segnalo invece che le agenzie governative ed i titoli sovrannazionali sia in euro che in dollari presentano dei valori in termini di valutazione attraenti”, spiega.

“Tutta la carta legata ai tassi d’interessi swap, compresi i titoli cosiddetti ‘green bond’, è rimasta indietro dopo il repricing a seguito della fine del quantitative easing da parte della banca centrale Europea. Infine, tutti i titoli di Stato nominali risultano cari in termini di fondamentali, con eccezione della parte intermedia dei rendimenti dei titoli di Stato italiani e dei titoli legati all’inflazione”. 

Ciò detto le valutazioni cambiano se si effettuano dei confronti relativi tra le varie asset class introducendo metriche sulla rischiosità, quali ad esempio la volatilità. “Le nostre valutazioni infatti vedono i titoli societari guadagnare le prime posizioni in termini di sharpe ratio, seguite subito dai titoli di stato emergenti in valuta forte, che stanno godendo di una rapida riduzione della volatilità e il rientro di flussi d’investimento".

Giovanni Radicella, head of Fixed Income di Arca Fondi SGR, puntualizza che per adesso è difficile vedere differenze tra la situazione europea e giapponese: ci aspettiamo un ciclo economico che stagnerà per molto tempo. “Al momento non c’è nessun modello fondamentale che giustifichi dei livelli dei tassi così bassi”.

Considerazioni legate al tasso di cambio

Secondo Vergallo, tra i titoli di Stato dei paesi sviluppati, solo i titoli statunitensi sembrerebbero aver raggiunto un livello di fair value interessante anche se noi come investitori area euro dobbiamo necessariamente considerare la penalizzazione del costo della copertura.

“Rimanere sottoesposti al rischio tasso, peraltro, ha un costo relativamente contenuto a questi livelli; oltre il 50% dei titoli governativi globali presenta rendimenti inferiori allo zero”, conclude Terruzzi.