AAA: la consulenza finanziaria cerca giovani talenti. Ecco perché puntare sugli under 40

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Foto ceduta (Anasf)

I dati parlano chiaro: solo l’1,8% dei professionisti under 30 è iscritto all’Albo unico dei consulenti finanziari. I giovani scarseggiano nel sistema finanziario. Ma servono, eccome. Non che le altre categorie stiano meglio (l’invecchiamento demografico in Italia è un problema trasversale) ma certamente la categoria dei consulenti finanziari soffre parecchio. Il tema è sollevato nella seconda edizione digitale di ConsulenTia21, partendo dalle evidenze dell’osservatorio Anasf Real Trend e dalle recenti ricerche a cura di Finer. “I giovani ci sono e sono molto entusiasti”, dice subito Luigi Conte, presidente Anasf, “resta però il problema che si lega alla questione nazionale. Bisogna trovare il modo di trattenere i talenti che altrimenti sceglierebbero altro o andrebbero all’estero. I giovani potrebbero rendere servizio al Paese, in un’attività che ha un ruolo fondamentale non solo a livello economico ma anche sociale”.

Passaggio generazionale al palo

Nei prossimi vent’anni, secondo Finer, infatti, registreremo un passaggio di mano dalla generazione dei boomers ai millennilas di circa 800 miliardi. Non proprio bruscolini. Inoltre le piccole e medie imprese rappresentano l’82% dei lavoratori e il 92% delle aziende del Paese. È chiara dunque la potenzialità dei giovani cf come “ponte valoriale” tra finanza ed economia reale, che grazie all’apporto di nuove prospettive e competenze complementari possono affermarsi come riferimento dell’imprenditore. Come ricorda Nicola Ronchetti “in Italia non si affronta il passaggio generazionale: solo il 17% ha affrontato il problema (a livello europeo la media è del 34%)”. E anche nel mondo delle imprese, che sono il tessuto fondamentale del Paese, solo un imprenditore su due ha risolto questo tema, proprio nel momento in cui gli imprenditori under 70 aumentano mentre gli under 40 diminuiscono. Eppure il “processo generativo” è fondamentale per il Paese e il lavoro del consulente finanziario ha una forte valenza sociale.

Perché puntare sugli under 40

Secondo le ricerche condotte da Finer sono almeno tre i motivi per cui un consulente finanziario giovane può contribuire al rilancio della professione: da una parte gli under 40 sono nativi digitali e affamati di informazione. Poi sono ottimisti per definizione, rispetto ai colleghi più anziani. Inoltre sono più proattivi per natura. “Tutti elementi fondamentali”, continua Ronchetti, “per trasformare l’ingente massa di liquidità in progetti industriali che posso contribuire al rilancio dell’economia del Paese”.  Ad oggi gli under 40 che esercitano la professione, secondo i dati Anasf, sono solo il 12%. “Serve un patto intergenerazionale che possa portare ad un passaggio ‘dolce’ di competenze e valore dalle generazioni più esperte a quelle più giovani”, aggiunge Conte.

Dalla formazione alla politica attiva

La sensibilità verso l’inserimento dei giovani nel mondo della consulenza è aumentata. A testimoniarlo non c’è solo la formazione continua che associazioni come Anasf e Assoreti, insieme al mondo universitario, stanno portando avanti. Anche la politica, grazie allo stimolo dei consulenti finanziari muove i primi passi. All’evento digitale prendono parola la senatrice Fiammetta Modena e l’onorevole Massimo Ungaro, che ricordano come, oltre alla preparazione adeguata, i giovani consulenti devono essere sostenuti per avviare il percorso professionale, sia attraverso una gestione delle commissioni per permetta loro di non ritrovarsi “scoperti” a inizio carriera sia eliminando quei praticantati “infiniti e non retribuiti”. In questo senso Anasf e Assoreti hanno avviato un tavolo coordinato per fare delle proposte concrete alle istituzioni. “Abbiamo chiesto molto ai giovani, adesso dobbiamo cominciare a dare anche noi”, dice Marco Tofanelli, segretario generale Assoreti. “Da una parte negli anni abbiamo previsto sempre più convenzioni con le università, stage e borse di studio per la formazione. Dall’altra con questo tavolo tecnico vogliamo attivare delle politiche fiscali e remunerative che consentano l’accesso alla professione. Bisogna incentivare gli anziani ad accompagnare i giovani, anche con la costituzione di veri e propri team per favorire il ricambio generazionale, verso il futuro della professione”.