Addio alle agenzie di rating per i fondi del mercato monetario

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flickr: slimmer_jimmer, creative commons

L’aveva suggerita e raccomandata la riforma finanziaria Dodd-Frank nel 2010 e ora ha visto la luce. La nuova normativa statunitense in materia di asset management è che i gestori dei fondi del mercato monetario (o money market funds) non saranno più tenuti né obbligati a fare affidamento ai rating delle tre agenzie Moody’s, S&P e Fitch nella loro selezione dei titoli maggiormente lontani dal rischio e quindi più sicuri. Lo ha stabilito la Sec, la Consob americana.

Il mercato in questione è un business che vale circa 2,8 miliardi di dollari. I gestori, dunque, dovranno essere capaci di acquistare titoli che, nella loro valutazione, presentano “rischi di credito minimi”. Ha fatto sapere Mary Jo White, la presidente della Sec che: “ridurre l’affidamento sui rating di credito per determinare quali sono i titoli che i fondi possono tenere in portafoglio è una parte rilevante del nostro mestiere verso questi fondi”. In estrema sintesi, quindi, ciascuna società che promuova fondi monetari deve avere una struttura e personale interni in grado di fornire le proprie analisi sul rischio di credito dei titoli.

Agli analisti delle tre case di rating è stato ridimensionato il potere di esclusiva. Questo è un segnale che si è chiusa l’epoca in cui c’era la delega cieca ad enti privati che, pagati dagli emittenti dei titoli che avevano bisogno del rating per imposizione pubblica, producevano giudizi soggettivi e non verità oggettive. Ora il mercato è più aperto alla concorrenza di altre agenzie minori e sarà il mercato a consigliare agli emittenti a chi rivolgersi. Le società di gestione, in altre parole, da oggi sono rivestite di una piena responsabilità.