La piattaforma di gestione del risparmio ha commissionato all’Università La Sapienza uno studio che rileva una forte preoccupazione degli italiani per la loro pensione e il bisogno di trovare nuove forme per integrarla.
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Il 97% degli italiani pensa che sia necessario integrare la pensione pubblica e il 65% è convinto che da sola non sarà sufficiente per vivere dignitosamente dopo il pensionamento. Lo rivela uno studio condotto dai professori Michele Raitano (direttore del Dipartimento di Economia e Diritto) e Marco Di Pietro (professore associato di Politica Economica) dell'Università La Sapienza di Roma e commissionato da Trade Republic, piattaforma europea di investimenti e gestione dei risparmi.
Divario pensionistico
“L’aumento dell’età pensionabile ha spiazzato la previdenza privata”, commenta Raitano, co-autore della ricerca. “Alle età pensionabili attuali chi avrà carriere stabili riceverà una pensione pubblica adeguata. Per loro la motivazione a investire nella previdenza integrativa dipende dal contributo datoriale e, soprattutto, dai consistenti vantaggi fiscali, generalmente regressivi. Chi avrebbe invece bisogno dell’integrazione – precari e working poor – non ha risorse adeguate e, dunque, non partecipa alla previdenza integrativa e non beneficia degli sgravi fiscali”, spiega.
Lo studio evidenzia infatti quali strati della società sono più a rischio di trovarsi in condizioni finanziarie sfavorevoli dopo il pensionamento. Il 52% degli italiani non ha un fondo pensione complementare. Inoltre, il 68% di chi si trova senza un impiego e il 50% di coloro che attualmente guadagnano meno di 1000 euro al mese non ha alcuna forma di investimento o previdenza integrativa. Perciò secondo la ricerca i maggiori esclusi dalla previdenza complementare sono proprio coloro che sono più a rischio di povertà dopo il pensionamento, mentre i lavoratori ad alto reddito e i lavoratori stabili possono beneficiare maggiormente degli incentivi fiscali dei fondi pensione privati. “I lavoratori a basso reddito e i lavoratori precari non hanno accesso ai fondi pensione e alle loro agevolazioni fiscali. Si crea così un circolo vizioso”, spiega Raitano. “Il divario pensionistico riguarda tutti noi, con costi del sistema pensionistico pubblico che oggi ammontano al 16% del PIL, e destinati a crescere sempre di più”, afferma.
Un possibile beneficio dai piani di risparmio in ETF
Lo studio si avvale di un sondaggio condotto da BVA Doxa su un campione di 2000 italiani. Alla domanda su come si sentono riguardo alla propria situazione finanziaria dopo il pensionamento, il 74% degli intervistati prova emozioni negative ("preoccupazione", "sconforto", "tristezza" o "incertezza"). Gli italiani temono poi che l'età pensionabile prevista continui ad aumentare ben oltre i 70 anni.
Un risvolto positivo è che il 18% ritiene sia meglio integrare la propria pensione pubblica investendo privatamente in strumenti finanziari. E soprattutto, le giovani generazioni mostrano una maggiore propensione all'investimento autonomo e in particolare all'investimento in ETF: gli intervistati di età inferiore ai 34 anni hanno infatti la più alta probabilità di combinare un fondo pensione privato con l'investimento in ETF (44%) e la più alta probabilità di scegliere un ETF invece di un fondo pensione (18%).
La ricerca mostra inoltre che i piani di accumulo in ETF azionari globali sono stati storicamente un potente complemento ai fondi pensione per investire a lungo termine, generando rendimenti annui superiori di 1,8 punti percentuali in 20 anni rispetto alla media dei fondi pensione.
Guardando alla performance storica, gli ETF azionari globali hanno performato meglio della media dei fondi pensione, con un rendimento del 6% all'anno contro il 4,2% del fondo pensione medio (ovvero il 43% in più ogni anno), al netto dei costi di gestione. I rendimenti più elevati in assoluto sono raggiunti dagli individui che reinvestono la liquidità extra derivante dalle deduzioni fiscali dei fondi pensione in piani di accumulo ETF azionari globali, combinando efficacemente le due forme di investimento.
"Gli italiani sono ben consapevoli che il sistema pensionistico pubblico da solo non consentirà una pensione serena: comprendono la necessità di integrarlo con il risparmio e l'investimento privato”, afferma Emanuele Agueci, regional manager per l'Italia, l'Irlanda e i Paesi Baltici di Trade Republic. “Le conclusioni della ricerca sono chiare: i piani di risparmio in ETF sono un complemento molto potente ai classici fondi pensione per pianificare la propria pensione", conclude Agueci.