Almeida (MFS IM): "Interrogarsi sul picco dei tassi è una distrazione"

Rob Almeida News
Robert Almeida, immagine concessa (MFS IM)

“Il fatto che i tassi abbiano raggiunto o stiano per raggiungere il picco non è così rilevante per i mercati come molti pensano”, è quanto afferma Robert Almeida, portfolio manager e Global Investment strategist di MFS Investment Management. L’esperto propone una visione alternativa del contesto economico che stiamo vivendo. E lo fa a partire da un assunto chiave: la finanza e l’economia sono ‘soft science’ (scienze interpretative), a differenza delle scienze fisiche, in quanto non basate su leggi immutabili. “Le economie e i mercati finanziari sono fatti di persone che prendono decisioni. A volte queste decisioni sono razionali, ma spesso non è così”, analizza Almeida. “Sono stati versati fiumi di inchiostro e spesi sforzi notevoli per cercare di determinare il momento in cui i tassi di riferimento delle banche centrali raggiungeranno il picco. Stando alle attuali stime di consenso ci siamo quasi. Il fatto che i tassi di policy siano o meno vicini al picco sembra rilevante, ma in realtà non lo è affatto. È una distrazione”, afferma.

“Poco importa se la Federal Reserve statunitense aumenterà di altri 25 o 50 punti base o taglierà di 50 o 75 punti base i tassi d'interesse nel prosieguo dell'anno, come implica il mercato dei Treasury a breve termine: il danno all'economia e ai fondamentali delle aziende è già stato fatto”, continua Almeida. L’esperto di MFS si sofferma invece su quello che secondo lui è uno degli indicatori più significativi: il dato relativo alle istanze di fallimento.

Secondo Almeida l’aumento del costo del capitale registrato nell'ultimo anno è il più rapido degli ultimi quarant'anni. “Ora aspettiamo di conoscerne gli effetti”, avverte. “Finora, nel 2023, sono state presentate 74 istanze di fallimento da parte di società con passività superiori a 50 milioni di dollari statunitensi. Annualizzandolo, come ho fatto nel grafico sottostante, il dato supera quello del 2020, l'anno dei lockdown dovuti al Covid, quando il prodotto interno lordo statunitense crollò di quasi un quinto”, spiega l’esperto.

Ciò significa secondo Almeida che, indipendentemente dalle prossime decisioni di Fed e Bce, nei prossimi mesi i rendimenti delle impresse continueranno a calare e questo determinerà ulteriori difficoltà. “Veniamo da un periodo in cui il costo del capitale artificialmente ridotto ha indotto le aziende a indebitarsi oltremisura. Oggi, questi costi sono drasticamente aumentati e costituiranno un freno significativo alla redditività futura di molte aziende; del resto, abbiamo già visto gli effetti negativi che hanno avuto su alcune delle società che hanno presentato i loro risultati in questo ciclo degli utili”, spiega Almeida.

“Il mercato sconta un calo del tasso sui Fed Fund nel corso dell'anno. Ma questo non cambierà la traiettoria delle istanze di fallimento e la bassa redditività del capitale”, dice. “Non dimentichiamoci che la voce di costo più importante per la maggior parte delle aziende è la manodopera, che continua a scarseggiare e non mostra alcun segno di cambiamento, visti i minimi pluridecennali cui si collocano i tassi di disoccupazione negli Stati Uniti e nell'Eurozona”, aggiunge.

Il picco dei tassi di riferimento e altre notizie positive o negative spesso non sono altro che distrazioni. Non sto dicendo che non siano dati importanti o validi, ma sono solo piccoli tasselli di un mosaico molto più grande”, dice. “Ciò che è più rilevante per le attività finanziarie sono i cash flow futuri, ossia i profitti. E ritengo che il mercato sia destinato ad andare incontro a una delusione, almeno per quanto riguarda le azioni e le obbligazioni delle società che sono state in grado di gonfiare i margini grazie ai tassi bassi e alla manodopera a basso costo, il che, a mio avviso, innescherà una rivoluzione pluriennale per i portafogli a gestione attiva, in quanto in futuro sarà un contesto operativo più difficile a determinare vincitori e vinti”, conclude.