Allegri (AD): “Il mercato obbligazionario incorpora più rischi che opportunità. Meglio concentrarsi sull'equity, in particolare sui mercati periferici Euro, che rappresentano una possibilità di investimento interessante”.
Per accedere a questo contenuto
Il mercato obbligazionario incorpora più rischi che opportunità. Meglio concentrarsi sull'equity, in particolare sui mercati periferici Euro, che rappresentano una possibilità di investimento interessante. Ecco la view di Alessandro Allegri, amministratore delegato di Ambrosetti Asset Management SIM, che ritiene che le temporanee correzioni dei mercati azionari possono rappresentare una occasione di riposizionamento a livello ciclico.
Tra un mercato azionario in stallo e un mercato obbligazionario che offre pochi spunti interessanti, cosa suggerisce di fare?
Attualmente riteniamo che il mercato obbligazionario incorpori maggiori rischi che non opportunità. La volatilità presentatasi nell’ultimo mese mostra come, con tassi così vicini allo zero, le probabilità di un ritracciamento dei prezzi, o quantomeno di un maggior nervosismo sul mercato, siano maggiori rispetto alla continuazione di una dinamica favorevole ai bond. Manteniamo invece un sentiment più positivo per l’azionario; i dati congiunturali e le attese positive sugli utili aziendali sostengono il mercato e l’attuale nervosismo crea implicazioni al momento giudicate solo di breve termine. Le prospettive di lungo periodo restano dunque generalmente migliori rispetto al mondo obbligazionario.
Sul mercato azionario, le principali Borse, dopo aver toccato i massimi, stanno ritracciando, è arrivato il momento di uscire o intravede ancora delle opportunità di crescita? In quali mercati, in particolare?
Riteniamo che nel contesto attuale, dopo le significative salite del primo trimestre, i mercati azionari e soprattutto quelli dell’area euro, siano entrati in una fase di generale e necessaria stabilizzazione, che dunque si presta a subire temporanee fasi di correzione, come recentemente visto. Il contesto di breve termine rimane incerto, ma l’impostazione positiva e l’opportunità di investimento in ottica strategica vengono confermate. Le temporanee correzioni dunque possono rappresentare una occasione di riposizionamento a livello ciclico. In questo contesto i mercati periferici Euro rappresentano una possibilità di investimento interessante. In logica di selezione titoli privilegiamo un approccio proprietario sistematico e bottom-up, che permette di creare portafogli infrasettoriali in buona parte decorrelati dal mercato e con una volatilità più contenuta.
A livello macro quali sono i fattori da tenere in considerazione che possono influenzare l'andamento dei mercati?
I dati macro da valutare dipendono dall’orizzonte temporale obiettivo. In un ottica di lungo periodo contano maggiormente grandezze di tipo demografico, relativi all’occupazione e ai tassi di interesse. Nelle valutazioni di breve-medio termine i mercati azionari sono maggiormente sensibili alle tensione geopolitiche, alla situazione greca, alla capacità dell’Europa di superare la situazione e alle decisioni della FED sui tassi d’interesse.
In particolare, sull'Italia, qual è la sua posizione dopo l'esito delle elezioni regionali, che ha mostrato un indebolimento del consenso per il Partito Democratico del premier Matteo Renzi?
Al momento attuale non consideriamo le elezioni regionali di fondamentale importanza per il futuro politico del Paese. Non si vedono nel panorama politico italiano attuale credibili avversari alla leadership di Renzi. In aggiunta il consenso popolare in diminuzione potrebbe spingere il governo a dare un’ accelerata alle riforme, passo che non potrebbe che giovare al futuro del Paese. Gli operatori di mercato sembrano continuare a dare fiducia all’Italia, che rimane uno dei migliori mercati azionari da inizio anno e dove riteniamo presenti buone opportunità anche nel medio termine.
Passando invece al mercato obbligazionario, con tassi ormai prossimi allo zero, ci sono ancora delle interessanti opportunità? Cosa privilegiare, i governativi o i corporate bond? Di quali Paesi? E ancora, meglio la parte corta o lunga della curva?
Il livello dei tassi di interesse ha ridotto in maniera drastica le opportunità di guadagno su tutte le tematiche obbligazionarie. La ricerca di rendimento spinge gli investitori verso asset class a maggiore rischio. In quest’ottica riteniamo che i Corporate, ed in particolare il segmento High Yield a breve termine, offrano un buon compromesso tra rendimento e rischio.
Per quanto riguarda invece le valute e le commodity, con l'euro in altalena e il petrolio in calo, quali sono gli scenari che potrebbero presentarsi nei prossimi mesi?
Da un anno a questa parte nei mercati valutari e delle materie prime si sono osservati movimenti direzionati momentaneamente disturbati da aumenti di volatilità importanti. Con queste premesse il petrolio potrebbe presentare buone opportunità nel medio termine anche se, avendo fatto ottime performance dai minimi di inizio anno, una salita verso i 90 dollari potrebbe presentare un limite fisiologico per l’anno in corso. Passando alle valute, l’Euro, nei confronti del Dollaro, potrebbe avere già toccato il limite basso per l’anno in corso, gli attuali equilibri dovrebbero procrastinarsi nei prossimi mesi lasciando spazio a una dinamica più direzionata verso la fine dell’anno.
Infine, un commento sulla strategia e analisi da utilizzare: pro e contro dell'analisi fondamentale, tecnica e quantitativa.
Così come nella scelta degli strumenti che comporranno il portafogli di investimento, anche nella selezione della modalità di analisi è importante assicurarsi un adeguato livello di diversificazione, nonché coerenza con gli obiettivi e i vincoli di ciascun investitore. Ciascuna metodologia presenta punti di forza e di debolezza: l’analisi tecnica ad esempio è fortemente soggetta alla discrezionalità dell’analista, ma sfrutta l’efficacia della rappresentazione grafica, altamente efficace nel processo cognitivo dei soggetti. L’analisi quantitativa permette di estromettere dal processo di investimento i disturbi dell’emotività, ma rischia in alcuni casi di essere troppo specialistica e ottimizzata. L’analisi fondamentale considera variabili di indubbia rilevanza economica basandosi a volte su assunti teorici spesso poco supportati tuttavia da evidenze reali espresse nei valori di scambio.