Nella consueta view mensile, la SGR si mantiene “moderatamente costruttiva” sui governativi e sui listini azionari dei Paesi sviluppati. In Italia, sovrappeso sul settore finanziario e nel comparto tecnologia.
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Il risultato delle presidenziali statunitensi conferma le attese sui mercati espresse da Anima SGR. La società di gestione, nel suo consueto flash mensile, riporta come i listini azionari statunitensi abbiano “festeggiato anticipando l’adozione di misure pro-crescita e pro-business, mentre i rendimenti governativi hanno inizialmente registrato pressioni al rialzo, per i timori di aumento del deficit e rallentamento del processo disinflazionistico”. I riflessi di questo cambio di paradigma politico vedono già l’insorgere di preoccupazioni in area euro (per le politiche protezionistiche paventate dal nuovo presidente USA) che hanno spinto al ribasso i rendimenti dei governativi e i listini azionari. Mentre le attese sono per “impatti economici ancora più significativi”. L’asset allocation della società milanese suggerisce di “aggiungere esposizione ai governativi core, pur senza abbandonare un approccio cauto e graduale” e un atteggiamento “moderatamente costruttivo” sui listini azionari dei Paesi sviluppati e sul dollaro.
Crescita e inflazione
L’analisi mette in luce differenti velocità di crescita tra le due sponde dell’Atlantico, con gli USA che mostrano ancora dati solidi mentre l’Europa fa i conti con un rallentamento nel breve periodo e attese di crescita dello 0,2% nel secondo semestre. Sul 2025, le stime (anche se un po’ più positive) sono riviste al ribasso. “La debolezza economica attuale – scrivono gli esperti – è evidenziata dal crescente divario tra reddito disponibile e consumi, in parte dovuto all’aumento del tasso di risparmio”.
Prosegue intanto il processo disinflazionistico di Europa e Stati Uniti, soprattutto nei beni core. In materia di politiche monetarie, invece, la BCE potrebbe intraprendere un ciclo di allentamento più aggressivo rispetto alla Federal Reserve, anche alla luce delle “sfide che potrebbero derivare dalle politiche commerciali di Trump”. Nello specifico, per quanto riguarda la Fed, le attese sono di una riduzione dei tassi di interesse di 50 pb nel 2024, con un ulteriore allentamento di 100 pb nel 2025, “in linea con le aspettative del mercato”. La BCE, invece, dovrà fronteggiare un momento di incertezza maggiore e Anima prevede “una serie di tagli di 25 punti base a ogni riunione programmata fino a giugno 2025, con il tasso di deposito che potrebbe scendere anche al di sotto del 2%, qualora l’inflazione dei servizi lo consentisse”.
Il rallentamento della Cina, invece, è per gli analisti “ormai una realtà tangibile”. Resta l’attesa di politiche fiscali espansive per la Banca Popolare Cinese “affiancate da stimoli fiscali, al fine di massimizzare l’impatto positivo sulla crescita economica”.
Risultati delle elezioni
In breve, l’esito delle elezioni statunitensi ha visto una reazione “razionale” da parte del mercato, con i rendimenti dei Treasury in aumento e l’indice S&P500 che ha raggiunto i nuovi massimi storici. In Europa confermata la discesa di mercati azionari e tassi di interesse, mentre sul fronte valutario si è assistito a un apprezzamento del dollaro (che grava sulle materie prime).
In termini di asset allocation la view degli esperti si mantiene “moderatamente costruttiva sui governativi dei Paesi sviluppati”, e in ottica relativa, cresce l’interesse per i governativi europei “stante la diversa distribuzione dei rischi nelle due aree geografiche”.
Giudizio moderatamente positivo anche sull’azionario, soprattutto statunitense e per i settori che beneficeranno delle politiche del presidente eletto.
View sull’Italia
Nello specifico del nostro Paese, sui BTP la view si mantiene “allineata con i governativi core, giustificata dal pick-up di rendimento rispetto ad altri titoli sovrani europei, e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che ha stimolato un aumento degli investimenti pubblici”. Gli esperti si dicono sovrappesati nel settore finanziario, “a causa di una riduzione dovuta a scelte di stock picking e una remunerazione del capitale appetibile tramite dividendi e buyback”.
Il rallentamento cinese pesa sul settore del lusso “ma manteniamo una visione di lungo periodo, supportata dalla qualità dei brand e dalla loro solidità nei bilanci”. Leggero sovrappeso anche nel comparto tecnologia “a differenza del settore industriale, in sottopeso a causa della scarsa visibilità e della debolezza dei PMI”.