Nel consueto flash mensile, la SGR milanese conferma la view costruttiva su titoli di Stato core e BTP, consiglia prudenza sulle obbligazioni corporate e mantiene la neutralità sull’azionario.
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Il taglio dei tassi è vicino. Almeno, il mercato vede l’approssimarsi della decisione delle banche centrali alla luce dell’attuale fase di rallentamento di attività economica e inflazione. L’operazione, avverte Anima SGR nel suo consueto “flash” mensile, avverrà con “tempistiche e intensità differenti” nelle diverse aree, certo è che nonostante un lieve rialzo dell’indice USA a febbraio, si conferma uno scenario “di decelerazione dell’inflazione sottostante e allentamento della stretta monetaria”.
Nessuna nuova raccomandazione, dunque, sul fronte dell’asset allocation, che per gli esperti della SGR milanese vede “costruttività sui titoli di Stato core e sui BTP, maggiore prudenza sulle obbligazioni corporate e neutralità sull’azionario, con una sfumatura più positiva sull’Italia”.
Gli Usa “tengono”, Eurozona “rallentata”
In particolare, sul fronte della crescita, “negli Stati Uniti la macchina dell’economia continua la propria corsa e la leggera revisione al ribasso dei dati sul Pil del quarto trimestre 2023 (dovuta al calo delle scorte, particolarmente volatili) non sembra in grado di offuscarne le prospettive”, affermano gli analisti. Spesa pubblica e consumi privati sono il motore di questa attività, e anche il mercato del lavoro continua a vedere il numero di nuovi impieghi superiore al trend pre-Covid. Diversa la situazione in Eurozona in cui secondo gli esperti “la stagnazione sembra invece essere il ‘new normal’”. A pesare una crescita “guidata quasi interamente dal commercio netto con l’estero, a sua volta gonfiato da un forte calo delle importazioni, e dalla spesa pubblica, che nel 2024 dovrebbe ridursi a causa del rientro in vigore delle regole di bilancio in parte risalenti al Trattato di Maastricht”. I consumi privati, inoltre hanno “decelerato significativamente” e calano gli investimenti. Anima segnala che tuttavia i Paesi periferici hanno fornito un “significativo apporto alla crescita” ma per la seconda metà dell’anno “si prevede una certa riaccelerazione dell’attività di tutta l’Eurozona”.
Inflazione e banche centrali
In questo contesto l’inflazione, come detto, non desta particolare preoccupazione su entrambe le sponde dell’Atlantico. Negli USA sembrano rientrati gli elementi che hanno determinato la risalita dell'indice CPI core a gennaio, seguita da un dato più alto di 0,1 punti percentuali rispetto alle stime di consenso a febbraio. Inoltre arrivano segnali incoraggianti dal mercato del lavoro in cui “le dinamiche delle pressioni salariali sono coerenti con una disinflazione sui servizi e il rapporto fra domanda e offerta evolve in direzione di un maggiore riequilibrio”. Tendenza disinflazionistica anche in Eurozona dopo i dati preoccupanti dei mesi scorsi. “Ci aspettiamo che le pressioni domestiche sull’inflazione continuino a ridursi, complice il progressivo allentamento delle pressioni salariali” scrive Anima. Da qui alla scelta delle banche centrali il passo è breve. Nel caso della Fed gli esperti si aspettano 100 punti base di tagli entro fine anno e il primo intervento a giugno. Stesso appuntamento mensile per la BCE oltre all’aspettativa “che entro la fine del 2024 sia consegnato un allentamento complessivo di 75/100 punti base, mantenendo un approccio graduale in virtù della prevista riaccelerazione della crescita nel secondo semestre”.
Le attese per la scelta dell’altra grande protagonista dell’economia mondiale vedono per la Banca Popolare Cinese “un moderato potenziamento degli stimoli monetari, con 20 punti base di taglio del tasso di riferimento per i prestiti e 60 di riduzione del coefficiente di riserva obbligatoria entro fine anno”.
Asset allocation
Come detto, lo scenario spinge a lasciare inalterate le indicazioni di asset allocation. Approccio costruttivo sui titoli governativi statunitensi e tedeschi. In particolare, “a favore dei BTP giocano fra l’altro, il contesto di elevata propensione al rischio e bassa volatilità, la convergenza delle dinamiche macro fra Paesi core e periferici dell’Area Euro e l’elevata correlazione con Bund e Treasury”. Maggiore prudenza sui titoli corporate “per considerazioni legate alla crescita (soprattutto in Europa) e a un livello degli spread molto compresso”. Mentre l’equity mantiene un’indicazione di “neutralità, con bias positivo: la stagionalità è favorevole e le valutazioni ragionevoli secondo diverse metriche, ma lo scenario macro non prevede una significativa riaccelerazione della crescita a breve e una correzione è sempre possibile”.
Nel dettaglio il sentiment è ancora costruttivo sull’Europa. Secondo la view la stagione degli utili “non esaltante” non ha frenato i rialzi sui mercati azionari globali e si mantiene alta l’attenzione sul settore dell’AI. “In termini settoriali, esprimiamo un giudizio positivo su tecnologia, materiali di base, bancari ed energetici; negativo su beni di base, utilities e sanitari”. Infine, dal focus sul nostro Paese si conferma un posizionamento neutrale, “con un bias di positività dovuto al notevole peso dei finanziari, che beneficiano dei livelli elevati di tassi e margini di interesse, e di politiche di remunerazione del capitale molto generose”. Fra i settori in sovrappeso, oltre ai finanziari, il lusso, la tecnologia e le telecomunicazioni, mentre su industriali, società indebitate e beni di prima necessità siamo in sottopeso.