"Il rialzo dei tassi da parte della Fed, atteso per settembre, rappresenta un momento epocale che potrà causare conseguenze inattese nell’economia o sui mercati", secondo il team di Asset Allocation di Money Farm SIM.
Ad inizio 2015, così come ad inizio 2014 e 2013, l’idea di molti investitori era che i rendimenti offerti dai titoli di stato nell’area Euro fossero così bassi da non presentare particolare interesse. Come negli anni passati, anche quest’anno questa idea è stata messa a dura prova, con nuovi minimi di rendimento visti in primavera sulla scia del quantitative easing iniziato dalla Banca Centrale Europea. "Attualmente i rendimenti dei titoli tedeschi decennali sono più alti di quelli di inizio anno, dando ragione a chi era sottoinvestito, ma fino ad aprile il rally dei titoli di stato ha messo alla luce quanto forte è tuttora il ruolo della BCE come compratore e quanto tempo può volerci per fermare questo ciclo trentennale di calo dei tassi", spiega il team di Asset Allocation di MoneyFarm SIM. Al di fuori dell’area Euro la situazione non è molto diversa in Giappone (anche qui il quantitative easing è in pieno corso), mentre negli Stati Uniti e in Regno Unito i rendimenti sono più alti e prezzano già una nuova fase di rialzo tassi.
E aggiungono gli esperti che "il rialzo dei tassi da parte della Fed, atteso per settembre, rappresenta un momento epocale, anche se ampiamente annunciato. È infatti la fine di un’epoca pluri-decennale di tassi in calo e di politiche monetarie via via più 'sperimentali' volte ad affrontare una crisi del sistema finanziario tra le maggiori degli ultimi cento anni. Il rialzo dei tassi statunitensi è prezzato dai mercati, con tassi che nei prossimi anni torneranno su livelli visti dieci anni fa. In realtà si capirà solo con il tempo la velocità e la dimensione dell’azione della Fed: dopo anni di tassi zero, i primi rialzi potranno causare conseguenze inattese nell’economia o sui mercati". La capacità dell’economia americana di sopportare condizioni monetarie più restrittive è una delle domande che più assillano policy makers e investitori. "La lunga gestazione di questo primo rialzo è sintomo di quest’incertezza e di quanto queste politiche di tassi bassi alimentino una dipendenza da cui è difficile liberarsi. Tassi più alti sono però anche una forma di tutela per la Fed in vista di periodi futuri di rallentamento economico: riuscire a portare i Fed Funds su livelli più alti permetterebbe di avere munizioni a disposizione in caso di una nuova recessione".
"Se si guarda infatti all’andamento dei tassi negli ultimi trent’anni, è come se ad ogni nuova crisi si fosse creato un nuovo range per il livello dei tassi via via più basso, al punto che oggi c’è chi teorizza che la nuova normalità siano tassi intorno allo zero e che la situazione sia sostenibile. I tassi zero sono stati il punto di arrivo di politiche monetarie pro-attive nel sistema economico negli ultimi decenni, causando però anche una fragilità di fondo del sistema. L’inizio di un ciclo monetario restrittivo rappresenterà per molti un test della capacità del sistema economico e finanziario di camminare con le proprie gambe", concludono.