Ma secondo Alessandro Tentori, CIO Europa, rispetto agli anni passati mancherà l'effetto ‘sorpresa’ di una recessione annunciata ma mai realizzata. Economia europea in ritardo di vent'anni nell'innovazione tecnologica.
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Una crescita degli Stati Uniti che rimane solida anche nel 2025 e crea un terreno fertile per gli investimenti, con un posizionamento favorevole al rischio per i portafogli. Questo quanto indicato da Alessandro Tentori, CIO Europa di AXA IM, che ha presentato l’outlook per l’anno in corso. Il contesto di mercato rimane positivo, in linea con quello degli ultimi due anni, in cui la tanto temuta recessione non si è verificata. A beneficiarne saranno ancora una volta i listini americani, che dovrebbero continuare la loro corsa in virtù di buone prospettive sugli utili. Mancherà però l’effetto ‘sorpresa’ di dati macro positivi non attesi, e a oggi la scommessa sull’azionario USA è tra le più affollate. Tuttavia, ci sono anche delle insidie: l’Europa è in difficoltà per le incertezze politiche e sconta un forte ritardo tecnologico. L’inflazione che ad oggi pare sotto ontrollo potrebbe subire nuove impennate, con implicazioni sulle traiettorie dei tassi. I debiti pubblici degli stati che crescono a dismisura potrebbero portare a turbolenze sul mercato dei bond.
“Gli ultimi 24 mesi sono stati caratterizzati dall’effetto ‘sorpresa macro’. La narrazione degli operatori di mercato è passata attraverso le insidie della recessione – largamente attesa per il 2023 – per poi sfociare in uno scenario attuale che assomiglia più al no landing che a un meno precisato soft landing”, avverte Tentori. “Il consenso degli economisti prevedeva una crescita del PIL USA di appena 0.3% per il 2023, anno in cui invece la crescita fu molto sostenuta (2.9%). Stessa storia nel 2024, con previsioni molto contenute a inizio anno (1.3%) e un risultato molto positivo al 31 dicembre (2.7%)”, ricorda. “Nel 2025 verrà a mancare questo effetto sorpresa – le stime di crescita sono già a 2.1% - ma l’economia USA rimane comunque solida”, afferma. “Soprattutto con un tasso di crescita del PIL più veloce del cosiddetto potenziale (cioè la crescita che si può raggiungere quando tutti i fattori di produzione sono impiegati efficientemente)”, dice Tentori.
USA favoriti, Europa indietro
In Europa si stanno delineando sfide significative, che rendono incerti gli orizzonti. Secondo Tentori, in questa fase il continente sconta l’incertezza politica di due Paesi chiave come Germania e Francia. E sull’economia tedesca, la più grande della regione, incidono preoccupazioni sulla tenuta futura del modello su cui si è basata finora, basato su export e energia a basso costo dalla Russia. “L'arretratezza sul fronte dell'innovazione tecnologica ha portato l'Europa, negli ultimi vent'anni, ad accumulare un ritardo economico rispetto agli Stati Uniti, tema che è stato messo a nudo recentemente dal report Draghi. Mentre in altre economie si lanciano sonde su Marte e si lavora con l’IA, in Europa si continuano a produrre aspirine e motori Volkswagen come vent’anni fa. Tutto ciò si riflette anche sugli indici di borsa: già nel 2004 il peso dell’IT nell’S&P 500 era superiore rispetto a quello del settore nello Stoxx600. E negli ultimi due decenni questo gap è cresciuto. La contribuzione della tecnologia all’indice europeo rimane bassa”, dice Tentori. “Sul lato azionario, rimaniamo affezionati della tematica dominante: la rivoluzione tecnologica dell’Intelligenza Artificiale. Anche le valutazioni globali riflettono la rivoluzione tecnologica in atto. Da un lato l’S&P500 che scambia a 24x gli utili, dall’altro l’indice Stoxx600 che rimane molto indietro con un P/E di appena 14x”, analizza l’esperto.
Rischio persistenza inflazione
C’è poi il rischio di nuove impennate dell’inflazione, che è scesa rispetto ai picchi di due anni fa ma non è ancora al target del 2% delle banche centrali. Secondo Tentori, un interrogativo centrale per il 2025 sarà capire se la partita contro l’inflazione sia vinta, o se al contrario ci saranno delle complicazioni su questo fronte: “In particolare, è l’inflazione ‘sottostante’ a presentare caratteristiche di persistenza che non si sposano con il concetto di stabilità dei prezzi”, dice. “Non possiamo inoltre escludere ulteriori shock dalle materie prime. Attenzione quindi alle dinamiche del petrolio e dei beni alimentari”, afferma. Intanto, i mercati prezzano un solo taglio della Fed nel 2025, mentre c’è più dissenso sulla traiettoria dei tassi in Europa, con la BCE che potrebbe dover abbassare il costo del denaro di altri 125 punti base, in una divergenza delle traiettorie dei due istituti centrali.
Un mondo di debiti
Tentori guarda non senza preoccupazioni anche all’aumento del debito pubblico che potrebbe riservare tassi di interesse più alti anche in un futuro non troppo lontano. In un mondo di deficit e debiti, secondo l’esperto, sta cambiando il ruolo delle obbligazioni governative nei portafogli: “Sono più volatili che in passato e stanno passando dall’essere una componente strategica a una tattica nei portafogli: difficile operare un’asset allocation strategica attraverso classe di attivi che può riservare delle sorprese”, spiega. Poiché non è prevista una recessione, l’attenzione del gestore per la parte a reddito fisso nel 2025 rimane focalizzata sul credito. “Non tanto per gli spread che dovrebbero rimanere ristretti, ma per gli interessanti redimenti offerti. Ad esempio, nella parte del debito HY sono oggi vicini all’8 per cento”, dice.
Infine, Tentori collega il tema di lungo periodo dell’espansione dei debiti dei governi al boom del prezzo dell’oro. “In un mondo in cui tutti i governi sono carichi di debiti, il problema è l’assenza di un metro di valutazione relativa che renda evidente questa problematica. Non è quindi l’oro che continua ad apprezzarsi, ma è il dollaro che sta perdendo di valore nei confronti del metallo giallo”, spiega Tentori. Anche se oggi il dollaro rimane un bene sicuro e la valuta di riferimento, l’esperto non esclude che sul lungo periodo la sua egemonia mondiale possa essere messa in discussione.