Un confronto con quanto è accaduto nel periodo compreso tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, l'ultima volta in cui gli Stati Uniti hanno sperimentato una fase con l’IPC alle stelle.
Unisciti a FundsPeople, la community con oltre 200.000 professionisti dell'asset management. Accedi a tutti i nostri servizi esclusivi: newsletter giornaliera, breaking news, archivio riviste mensili, speciali e libri.
Il panico attuale che regna nei mercati finanziari riguarda il potenziale di una prolungata iperinflazione in stile fine anni '70 e le sue implicazioni per i mercati azionari. Con questo scenario in mente, vale la pena di rivedere l'evidenza empirica di ciò che è accaduto nel periodo fine anni '70-inizio anni '80, l'ultimo in cui gli Stati Uniti hanno registrato un'inflazione elevata.
Come spiegato da Matthew Benkendorf, CIO boutique Quality Growth di Vontobel e gestore del fondo con Rating FundsPeopleVontobel Fund - US Equity, sebbene il mercato azionario non sia andato bene alla fine degli anni '70, si è registrata una notevole sovraperformance da parte dei titoli a crescita qualitativa negoziati a valutazioni ragionevoli.
L’esperto difende la sua argomentazione con il grafico seguente realizzato da HOLT/Credit Suisse in uno studio che ha esaminato la performance relativa di diversi stili di investimento in quel periodo.
“Se si considera la storia, i titoli quality growth sono scambiati a valutazioni ragionevoli e possono ottenere risultati migliori rispetto al mercato nel suo complesso durante i periodi di inflazione. Questo risultato empirico ha un senso intuitivo, in quanto le società più redditizie, con potere di determinazione dei prezzi e una leva finanziaria più bassa sono in grado di far fronte meglio alle pressioni sui costi”, spiega Benkendorf.
Inoltre, secondo l’esperto di Vontobel, evitare i titoli negoziati a multipli esorbitanti riduce la vulnerabilità al de-rating dovuto all'aumento dei tassi di sconto.