La guerra commerciale tra USA e Cina, ancora non del tutto risolta, e l’incremento dei dazi proposto da Trump, preoccupano gli investitori, che si stanno domandando se possa aver senso mantenere azioni statunitensi nei loro portafogli. Nonostante questo quadro poco incoraggiante, la stagione degli utili che si è appena conclusa negli Stati Uniti è stata sorprendentemente positiva e questi risultati non sono stati determinati esclusivamente dalla riforma fiscale, come evidenziato dalle revisioni a rialzo delle stime sulla crescita futura dell’EBIT (utili a lordo di interessi e imposte).
Toby Nangle, co-responsabile asset allocation globale e responsabile multi-asset, EMEA e Maya Bhandari, gestore di portafoglio, multi-asset di Columbia Threadneedle Investments ritengono che “quest'anno le azioni USA hanno registrato un andamento in linea con le azioni globali, segnando il passo rispetto ai mercati giapponesi ed europei; l'assenza di una sovraperformance suggerisce che gli sgravi fiscali dell'amministrazione Trump erano stati in precedenza scontati dai mercati. Tuttavia, tenendo conto delle recenti revisioni al rialzo delle stime sulla crescita dell'EBIT, che segnalano un miglioramento dei fondamentali al dì là del regime fiscale più favorevole, crediamo che le valutazioni azionarie statunitensi siano diventate più convenienti dall'inizio dell'anno”.
Anche Edward F. Keon Jr., gestore delegato (QMA) di UBI Pramerica SGR, ritiene che ci sia ancora spazio per rendimenti positivi sul mercato azionario statunitense, “abbiamo un target sull'S&P500 a 2.900 punti e pensiamo che gli investitori possano ancora ottenere un guadagno del 9-10% scegliendo il mercato statunitense”. Il gestore ha idee molto chiare anche sull’andamento del dollaro, afferma infatti che “le probabilità che il dollaro possa segnare rialzi significativi non sono molto alte. Il rafforzamento della divisa statunitense non rappresenta, comunque, un rischio per il mercato azionario: se da un lato riduce gli utili societari, a smorzare le aspettative di inflazione e mette meno pressione alla Fed , aspetto questo positivo per il mercato azionario”.
Dal canto suo, Christopher Gannatti, head of research di WisdomTree Europe, tiene gli occhi puntati sull’apprezzamento del dollaro, sostiene infatti che “se dovessimo entrare in una fase di apprezzamento del biglietto verde è importante notare che i titoli azionari delle large cap USA, soprattutto per ciò che concerne le multinazionali, assisterebbero a un calo degli utili. Le aziende del settore export non statunitensi, che vendono sul mercato USA, diventano molto interessanti nei periodi in cui il dollaro è alto”. In tal caso diverebbe fondamentale per gli investitori attuare delle strategie di copertura per neutralizzare i movimenti valutari, prima di attuare vere e proprie transizioni dei portafogli.
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Dati Morningstar al 31.05.2018