Si prepara la strada per un ulteriore restringimento degli spread nella zona euro nel breve. Gli acquisiti comprenderanno titoli a tasso negativo ma non inferiore a quello dei depositi straordinari, attualmente pari a -0,2%.
Dal prossimo 9 marzo la BCE comincerà ad acquistare i titoli di Stato della zona euro e, se si dimostra più ottimista sulla ripresa economica, non si può dire lo stesso per lo scenario di inflazione. Intanto le stime trimestrali prospettano per quest'anno una performance economica meno anemica ma prezzi al consumo ancora fermi. Rispetto all’1% delle proiezioni di dicembre, l’indicazione sul PIL 2015 passa a 1,5% ma quella sulla media di inflazione si riduce da 0,7% a zero. È solo l’anno prossimo che la dinamica dei prezzi al consumo passerebbe a 1,5% (1,3% le attese di dicembre) prima di portarsi a 1,8% nel 2017. Prezzi al consumo e aspettative di inflazione stabili, con un obiettivo ufficiale di “inferiore ma prossimo” a 2%, è da tempo ormai unico parametro di riferimento per la politica monetaria della BCE.
La brusca caduta dei prezzi energetici, spiega Mario Draghi alla platea dei giornalisti al termine del consiglio sui tassi tenutosi ieri a Nicosia, ha ricadute al contempo benefiche su redditi e consumi ma deprimenti sull’inflazione. Ultimo di una lunga serie di strumenti messi in campo dalla banca centrale, il QE è stato quindi disegnato nell’intento di scongiurare lo spettro di deflazione per un’area economica in alcune regioni da tempo in crisi. “Le ultime statistiche macro, in particolare le indagini congiunturali disponibili fino a fine febbraio, riflettono un ulteriore miglioramento dell’attività economica nei primi mesi dell’anno” commenta. Gli acquisiti, 60 miliardi di euro al mese, dai due ai trent’anni, obbligazioni garantite e cartolarizzazioni comprese, comprenderanno titoli a tasso negativo ma non inferiore a quello dei depositi straordinari, attualmente pari a -0,2%.
La curva dei benchmark tedeschi è di recente scesa a rendimenti inferiori allo zero fino al tratto a sei anni. “L’elemento chiave sembra quello della flessibilità: lo schema è ampio ma la Bce non pare intenzionata ad aderirvi ciecamente secondo parametri predefiniti”, fa sapere Luca Cazzulani, strategist di UniCredit. Commenta Mauro Vittorangeli, Cio Conviction Fixed Income di AllianzGI, ha detto: “le stime di crescita dell’Euro zona sono state riviste al rialzo, come ci attendevamo, insieme ai target di inflazione: questo conferma che la BCE è fortemente determinata nel suo programma di QE e sta agendo in modo preciso per gestirne l’implementazione. Affermando che il QE potrebbe durare oltre il 2016, il governatore Draghi rivela che la BCE è determinata a continuare finché non otterrà i risultati che si è posta, nella piena consapevolezza che non può permettersi di fallire in tale azione”.
Conclude: “riteniamo che i dettagli presentati ieri abbiano preparato la strada per un ulteriore restringimento degli spread nell’Euro zona nel breve periodo. Questo potrebbe spingere il differenziale di rendimento tra i titoli italiani e spagnoli a 10 anni e quello tedesco entro un livello di 80 basis point. Crediamo che la BCE comprerà obbligazioni in modo proporzionale tra le diverse scadenze da 2 a 30 anni, come ha già annunciato. Un’azione differente potrebbe invece avere un eccessivo effetto distorsivo sulla curva dei rendimenti”.