La Banca centrale europea ha agito secondo il copione annunciato nella riunione di aprile, tagliando i tassi di interesse dello 0,25 per cento.
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La Banca centrale europea ha agito secondo il copione annunciato nella riunione di aprile, tagliando i tassi di interesse dello 0,25 per cento. Si tratta del primo taglio dei tassi nell'Unione europea dal settembre 2019 e della fine del ciclo di inasprimento monetario iniziato nel luglio 2022. Con questo taglio, la BCE è ora la quarta banca del G10, dopo la BNS, la Riskbank e la Bank of Canada, a iniziare il suo ciclo di allentamento. La decisione sarà stata una sorpresa per pochi, ma l'aspetto più rilevante della riunione di giugno è il cambiamento introdotto nel comunicato: è stato eliminato il riferimento a futuri tagli.
Invece di “se la valutazione aggiornata del Consiglio direttivo […] dovesse aumentare ulteriormente la fiducia che l'inflazione stia convergendo verso l'obiettivo su base sostenuta, sarebbe opportuno ridurre l'attuale livello di inasprimento della politica monetaria”, il testo recita “il Consiglio direttivo continuerà a perseguire un approccio che dipende dai dati e dalle riunioni” e “non si impegna in anticipo su un particolare percorso dei tassi”. Dunque, “la dichiarazione sulla decisione di politica monetaria è stata chiara: il Consiglio direttivo non si impegna in anticipo su un particolare percorso dei tassi”, sottolinea Felix Feather, economista abrdn.
Da qui il messaggio dei gestori di fondi internazionali. Non è ancora il caso di cantare vittoria. “Lagarde non vuole impegnarsi in anticipo per ulteriori tagli. Sta adottando un approccio graduale e cauto, come altre banche centrali, e rivaluterà la situazione riunione dopo riunione. La velocità e la tempistica dipenderanno dai dati sull'inflazione", insiste Nicolas Forest, chief investment officer di Candriam.
Su questo gli fa eco David Chappell, Senior Fixed Income Portfolio manager di Columbia Threadneedle Investments: "Sebbene i salari siano un indicatore molto ritardato dell'inflazione, alcuni membri del comitato vorranno vedere progressi significativi prima di procedere con un altro aggiustamento dei tassi. Altri, invece, vorrebbero che anche la Federal Reserve inizi il ciclo di normalizzazione prima di che sia troppo tardi”.
Una pausa a luglio?
Come sottolinea giustamente Forest, la BCE ha alzato le sue previsioni di inflazione per il 2024 e il 2025, il che implica che questo taglio iniziale potrebbe non essere il segnale dell'inizio di un ciclo di allentamento prolungato. Un'interpretazione che trova d'accordo Ulrike Kastens, economista per l'Europa di DWS, secondo la quale questa previsione implica una riduzione molto graduale dei tassi di interesse.
L'asset manager tedesco prevede una pausa a luglio, prima che la BCE tagli nuovamente i tassi a settembre e dicembre. Anche Fidelity International la vede così. “Un taglio a luglio sembra chiaramente fuori questione”, afferma Salman Ahmed, responsabile globale della macro e dell'asset allocation strategica della società. Il percorso dei tassi della BCE dipenderà dall'evoluzione dei dati e dalla Fed, che secondo Ahmed, potrebbe non essere in grado di tagliare quest'anno, data la vischiosità dell'inflazione statunitense. “Le recenti sorprese al rialzo dei salari e dell'inflazione probabilmente manterranno i membri del Consiglio cauti”, sostiene.
Non è il tipico ciclo di ribasso
Dunque, non si tratta del tipico ciclo di tagli, avverte Ann-Katrin Petersen, chief investment strategist per Germania, Austria, Svizzera ed Europa orientale presso il BlackRock Investment Institute. “Questo taglio è stato ben annunciato, ma non si può dire lo stesso per il ciclo di tagli. Non si tratta di un ritorno al mondo che conoscevamo, in cui l'inflazione era costantemente ben al di sotto dell'obiettivo del 2 per cento. Con un mercato del lavoro ancora rigido e una produttività debole, le pressioni interne sui prezzi potrebbero mantenere l'inflazione vicina o superiore al 2%", sostiene.
Il concetto di dipendenza dai dati continua a essere predominante tra i gestori di fondi. “Seguiremo da vicino le aspettative di inflazione, l'andamento dei salari e l'inflazione dei servizi. Si tratta di indicatori chiave della persistenza dell'inflazione che determineranno il ritmo e l'entità del ciclo di riduzione dei tassi della BCE", afferma Gurpreet Garewal, Macro, Fixed Income and Liquidity Solutions Strategist di Goldman Sachs Asset Management.
“La decisione dipenderà dai prossimi dati economici, soprattutto dall'inflazione e dall'andamento dei salari, come ha ribadito Lagarde durante la conferenza stampa”, concorda Mauro Valle, responsabile del reddito fisso di Generali Asset Managment, parte dell'ecosistema Generali Investments. Si aspetta che lo scenario economico europeo confermi il trend di ripresa dopo la fase di stagnazione dei trimestri precedenti, ma non è percepito come abbastanza forte da generare un rischio di inflazione.
Un altro punto sollevato da Monica Defend, responsabile dell'Amundi Investment Institute, è la misura in cui la BCE può divergere dalla Federal Reserve. "Riteniamo che il margine di divergenza sia limitato, poiché i segnali che stanno emergendo in merito al rallentamento degli Stati Uniti daranno alla Fed un margine di manovra più ampio", afferma.
Inoltre, questo taglio dei tassi viene in qualche modo bilanciato da componenti hawkish, come "la revisione verso l’alto delle stime di crescita ed inflazione (che impiegherà quindi più tempo a rientrare verso il target), nonché l’assenza di ogni riferimento ad intraprendere un percorso più continuo di riduzione del costo del denaro", afferma Alberto Biscaro, CFA, Portfolio manager di Quaestio SGR.