BCE, quali i punti all’ordine del giorno e le attese degli asset manager internazionali

Christine Lagarde, Presidente, BCE
Christine Lagarde, Presidente, BCE

Stime di crescita e inflazione, rafforzamento dell’euro e aspettative sulla possibilità di una seconda ondata di coronavirus saranno inevitabilmente al centro della riunione della BCE di giovedì 10 settembre, chiamata a confermare l’attuale orientamento espansivo della politica monetaria europea, dopo l’annuncio prima dell’estate dell’estensione di sei mesi, fino a luglio 2021, del programma di acquisto di emissioni obbligazionarie da 1.350 miliardi di euro.

Le attese degli asset manager internazionali sono in maggioranza per una conferma dell’atteggiamento accomodante e delle politiche in corso ma non manca chi auspica un ulteriore passo da parte di Francoforte nel sostegno al sistema economico comunitario. Vediamo nel dettaglio alcune delle posizioni espresse nelle ore precedenti la riunione di Francoforte.

Seconda ondata

“Il numero di nuovi casi di infezione da Covid-19”, afferma Paul Diggle, senior economist di Aberdeen Standard Investments, “è vicino ai massimi registrati nei mesi precedenti, ma il tasso di mortalità è molto più basso, il che riduce in qualche modo le ipotesi di un lockdown rigido e le probabilità di danni economici. Ciononostante, la seconda ondata rappresenta ancora un significativo ostacolo al rimbalzo dei mercati”. Questo è certamente uno dei fattori primari tenuti in considerazione dalla Banca centrale europea per la redazione delle proprie stime sulla crescita. “Le attuali incognite intorno a una seconda ondata di Covid-19 e ai possibili effetti sulla domanda futura giustificano l'adozione di toni accomodanti, ma a nostro avviso il Consiglio direttivo preferirà mantenere una potenza di fuoco residua per far fronte a un eventuale peggioramento del quadro economico”, sottolinea Annalisa Piazza, Fixed Income Research Analyst di MFS IM

Quadro economico che dovrà essere confermato o aggiornato da parte dell’istituto di politica monetaria prima di tutto per quanto riguarda le previsioni di crescita. “La precedente serie di proiezioni prevedeva un PIL in negativo dell’8,7% nel 2020, che riteniamo troppo ottimistica alla luce dello stallo del rimbalzo”, dichiara Diggle. D’accordo sulla tesi del rallentamento Gero Jung, chief economist di Mirabaud AM. “Nel complesso, dopo un'iniziale impennata dell'attività in seguito al lockdown, la ripresa economica si è indebolita. Questo è quanto emerge anche dagli ultimi dati PMI, che, a 50,5 punti, suggeriscono una crescita debole”. Affermazione che riguarda in particolare Francia, Italia e Spagna, secondo l’analisi del chief economist di Mirabaud AM.

Euro e inflazione

La forza dell'euro è di fatto diventata un ulteriore elemento di apprensione per i policymakers della BCE. A confermarlo Philip Lane, capo economista di Francoforte, che in recenti dichiarazioni ne ha sostenuto la rilevanza segnando un parziale cambio di posizione rispetto a quanto fino ad allora affermato dall’istituto di politica monetaria. “Se l'apprezzamento dell’euro continuerà, probabilmente produrrà un impatto negativo sulle esportazioni europee e sulla crescita”, fa notare Nicolas Forest, global head of Fixed Income di CANDRIAM. Questo rappresenta anche secondo David Riley, chief investment strategist di BlueBay Asset Management, un ulteriore e innegabile elemento di complicazione nel già intricato quadro macroeconomico europeo. A tal punto che, secondo Dave Chappell, senior portfolio manager Fixed Income di Columbia Threadneedle, questo sarà in sostanza l’argomento principe del meeting alle porte. Anche in forza del suo legame con un altro dato macroeconomico da tempo al centro degli obiettivi dichiarati da parte degli istituti di politica monetaria a livello globale.  “La credibilità dell'obiettivo della BCE in termini di inflazione è forse la più debole tra le principali Banche centrali e le politiche messe in atto sono ancora troppo rigide per raggiungere questo obiettivo, soprattutto nel contesto di un euro più forte”, sottolineano sempre dall'asset manager statunitense.  "In estate l’euro ha fatto registrare un rally significativo, che rafforza la richiesta di ulteriori stimoli monetari (specialmente in un contesto caratterizzato da un’inflazione e un’inflazione core bassissime). Anche se non prevediamo che l’Eurotower possa annunciare simili mosse, Christine Lagarde dovrà introdurre il tema della possibilità di intraprendere azioni in tale direzione entro la fine dell’anno", specifica inoltre sul tema François Rimeu, senior strategist di La Française AM.

“Sarà interessante”, afferma Nicolas Forest, “vedere quale sarà la reazione della BCE dopo lo storico meeting di Jackson Hole, in cui la Fed ha chiarito la propria forward guidance con tassi bassi a lungo; anche la Banca centrale europea subirà un cambio di paradigma: la fine del monetarismo”. “Chiaramente”, entra nel dettaglio il global head of Fixed Income di CANDRIAM, “l'obiettivo d'inflazione diventerà più simmetrico, cioè la Banca Centrale accetterà che l'inflazione si discosti maggiormente. Ma potrebbero essere delineati anche altri obiettivi. La Fed ha modificato il suo orientamento sulla base del tasso di disoccupazione negli Stati Uniti. Forse la BCE integrerà criteri ambientali nei suoi acquisti. Questo sarebbe davvero il passo successivo che dimostra che ci troviamo in un momento storico e che evidenzia di fatto un palese fallimento delle banche centrali nel raggiungere i target di inflazione”. “C'è inflazione negli asset finanziari e reali, ma non c'è aumento dei salari e non ci sono pressioni inflazionistiche. E con l'aumento dei livelli di indebitamento in un contesto di tassi di interesse bassi, ci sono maggiori ragioni per prenderne atto”, conclude.