Bernardi, che di recente ha ottenuto il premio come vincitore per la categoria Manager di Rete private banking italiana specializzata o di gruppo assicurativo in occasione dei FundsPeople Awards 2024, fa un ragionamento più ampio sul mercato, “la nostra è un’industria ancora caratterizzata più dall’offerta che dalla domanda e, inoltre, la competenza del risparmiatore finale non ha raggiunto livelli adeguati; il grande lavoro che siamo chiamati a fare come settore è dare sempre più consapevolezza al cliente sapendo che non esiste il migliore investimento in termini assoluti, ma ciascuna proposta deve essere declinata a seconda delle singole esigenze”, sottolinea.
Come noto, Banca Generali ha un focus sul private banking e sul wealth management con, all’attivo “2.300 consulenti finanziari, una rete private formata da 1.300 professionisti con 300 wealth advisor per clienti più sofisticati e 93 senior partner che costituiscono un’eccellenza del settore. Non dimentichiamo però che negli ultimi anni è cresciuto anche il numero di giovani professionisti”, dice. Ma non solo, segno positivo anche per l’apertura di nuove filiali con operatività di cassa, in controtendenza rispetto al mercato. “Con l’inaugurazione di quella di Cagliari, segneremo 10 nuove filiali nell’ultimo triennio. La presenza fisica rimane ancora essenziale nel rapporto con il cliente e anche nel prossimo futuro si tratta di qualcosa che l’intelligenza artificiale non potrà sostituire”, ribadisce.
Inoltre, Bernardi pone l’accento su un tema dalla duplice declinazione. Il ricambio generazionale: da una parte c’è quello relativo ai clienti, dall’altro quello dei professionisti. “Il primo mi preoccupa di meno perché sarà un processo lento, basti pensare che al momento le grandi concentrazioni di ricchezza sono detenute da clienti che hanno oltre 70 anni; non è ancora un’esigenza saper parlare con i millennial proprio perché la trasformazione arriverà ma sarà più graduale rispetto a quello che ci immaginiamo”, ammette.
Invece, secondo Bernardi, la necessità più stringente è quella relativa al ricambio generazionale dei professionisti “che dovranno essere in grado di usare strumenti digitali e se si guarda l’albo dei consulenti questo è fermo a un’età media di 53 anni”, riconosce. Il professionista consiglia la valorizzazione dei team di consulenti in cui vengono inserite figure più junior per supportare i professionisti con portafogli più grandi. Un altro tema chiave nel prossimo futuro sarà quello del genere “si pensa, per esempio, alle clienti donne che si occuperanno dei risparmi delle famiglie quando, anche per dinamiche demografiche verrà a mancare il marito per questioni di età”, dice.
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