Abbiamo intervistato Paul Brain, head of Fixed Income di Newton (BNY Mellon) per capire dove sono nascoste le opportunità sull’obbligazionario globale.
Per accedere a questo contenuto
Il BNY Mellon Global Dynamic Bond Fund è un fondo obbligazionario a ritorno assoluto, non vincolato a un benchmark di riferimento. Investe su quattro principali classi di attivi nell’ambito del reddito fisso: titoli governativi, corporate bond investment grade, high yield, obbligazioni emergenti. L’asset allocation è gestita in modo dinamico e flessibile per rispondere all’evoluzione dei mercati e cogliere le migliori opportunità di investimento. Il portafoglio inoltre presenta una diversificazione a livello globale.
“Il processo di gestione unisce elementi top-down e bottom-up supportati da modelli di analisi e ricerca proprietari che si focalizzano sui trend macroeconomici, i modelli di prezzi delle obbligazioni, l’andamento dell’inflazione, dei tassi e dei cambi”, spiega Paul Brain, head of Fixed Income di Newton (BNY Mellon). “Inoltre, possiamo utilizzare l’esposizione valutaria per attutire i rischi totali del portafoglio”.
Il team di gestione ha sede a Londra ed è composto da 12 gestori esperti e specializzati in ambito obbligazionario, con un’esperienza media di 18 anni nel settore e di 11 anni in azienda. “Il team può contare su tutte le risorse di Newton, inclusi i focus group tematici, 16 analisti e strategist con un’approfondita conoscenza settoriale, 5 analisti degli investimenti responsabili e in collaborazione con altri team specializzati su asset class diverse”, commenta.
Il fondo fa uso anche di hedging sulle local currency per periodi brevi. “Se invece pensiamo che una valuta specifica resterà debole per un lungo periodo, allora non vediamo alcuna ragione per detenere in portafoglio la versione hedged di un bond in divisa locale”. La duration è gestita in modo dinamico, attraverso future sui titoli governativi. “Questa è una delle nostre fonti di rendimento totale: se i tassi d’interesse salgono, allora manteniamo la duration bassa e viceversa”, spiega Brain.
Dove sono nascoste le opportunità sull’obbligazionario globale?
“Lo scenario di mercato, oggi, ruota interamente intorno alla pausa nelle politiche accomodanti delle Banche Centrali. Per questa ragione, è importante cercare valore lì dove ci sono ritorni reali positivi lungo la curva dei rendimenti”, spiega il gestore. “Ad esempio, con un tasso Fed del 2,5%, non vi è ragione per investire nei titoli del Tesoro USA a breve scadenza che offrono un rendimento del 2,5%. Ma spostandosi sulle scadenze a 10 o a 30 anni, i rendimenti sono più alti e attraenti”. Il portafoglio include allo stesso tempo posizioni strategiche che sono basate sulla vision di lungo periodo, e posizioni tattiche giustificate dai trend di breve termine.
“Sul lungo periodo, apprezziamo le obbligazioni governative a 10 e 30 anni in Europa, con un misto di Paesi centrali e periferici. Una valida combinazione è quella sui titoli a 30 anni della Germania e dell’Italia. Non siamo preoccupati dalla solvibilità dell’Italia a breve termine, perché la BCE continua a supportare i mercati con tassi bassi ancora a lungo, che sostengono gli investimenti sul debito italiano”, fa notare Brain. “Inoltre, nel breve periodo le notizie politiche che arrivano dall’Italia e preoccupano i mercati possono causare un ampliamento degli spread, mentre se non c’è instabilità politica i rendimenti del debito italiano scendono e gli spread si comprimono. Queste sono buone ragioni per bilanciare l’esposizione ai Btp con una sui bund”.
Sempre in un’ottica di lungo periodo, il gestore investe anche sui titoli sovrani emergenti, selezionando però quei Paesi più collegati all’andamento dei tassi USA rispetto a chi dipende dalla crescita e dai tassi globali, dato che si aspetta che restino deboli. Nel più breve termine, ci sono due fattori che influenzano i mercati. Il primo è che gli asset rischiosi continuano a beneficiare del supporto delle Banche Centrali, a patto che la crescita globale resti a livelli ragionevoli, senza diminuire bruscamente. “Quindi c’è un buon sentiment risk-on che aiuta i mercati del credito, delle azioni e gli emergenti”, spiega. “Più avanti nel corso dell’anno, ci aspettiamo invece un calo della crescita e dei profitti aziendali. Per questo ha senso avere un posizionamento tattico, di breve periodo, sul credito, puntando sui titoli che offrono un buono spread sulla liquidità. Bisogna in altre parole essere compensati per il rischio assunto”.
Il secondo fattore riguarda i dati macroeconomici. “Se le aspettative sul rallentamento della crescita economica e i timori sui commerci globali dovessero ribaltarsi, dimostrandosi infondati, allora i Paesi come il Brasile, l’Indonesia e in generale la regione dell’America Latina, che più di altri hanno sofferto per le preoccupazioni sui commerci, potrebbero beneficiarne. È un’opportunità di breve periodo per posizionarsi su mercati sottovalutati”, conclude Paul Brain.