Brexit: un’analisi sulla Sterlina

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Fermate la Sterlina. La valuta inglese continua a ballare ad ogni notizia sulla probabilità di una accordo sulla Brexit. Ma quali sono i possibili impatti di un deal o un no deal sulla Sterlina? “Fare dei pronostici su come andrà a finire è impossibile. La situazione politica che si è prodotta potrebbe significare che lo scenario potrebbe mutare a seconda delle notizie”, sostiene Peter Rosenstreich, head of market Strategy Swissquote.

Il quadro attuale

L’inflazione ha superato il 2% a causa della svalutazione della sterlina soprattutto per il rincaro delle merci importate. Inoltre, i rendimenti sui titoli a dieci anni sono scesi dello 0,382% sulla possibilità di elezioni anticipate. “In tempi normali, la risalita dei prezzi spingerebbe la BoE ad inasprire la propria politica monetaria alzando i tassi e questo provocherebbe una pressione ulteriore sulla curva dei tassi provocando una caduta ben più ampia della sterlina”, spiega Peter Rosenstreich.

Possibili scenari

La sterlina si sta avvicinando ai minimi biennali, anche se le principali notizie negative sono già state scontate: “Nel caso di una Brexit no-deal, la modalità risk-off sarà esacerbata e gli afflussi dominerebbero le valutazioni. Ci aspettiamo che i rendimenti dei titoli di Stato a 10 anni scendano al di sotto dello 0%. Per quanto riguarda i mercati azionari, invece, a nostro avviso ci sarà una forte correzione a fronte del peggioramento dello scenario interno e internazionale”, commenta Stéphane Monier, Chief Investment Officer di Banque Lombard Odier & Cie SA. Per far sì che la sterlina cali ulteriormente sarà necessario un nuovo catalizzatore, dato che gran parte delle notizie negative sono state incorporate”. 

Gareth Gettinby, investment manager di Kames Capital pensa chese il Regno Unito dovesse abbandonare l’Unione Europea il 31 ottobre senza un concordato, la valuta britannica potrebbe infatti deprezzarsi pesantemente, gravata dalle aspettative di una forte contrazione economica e di una politica monetaria più accomodante. "Le nostre stime vedono un deprezzamento del 10% della sterlina nei confronti del dollaro, mentre il cambio con altre valute europee sarebbe meno colpito dato che anche queste ultime soffrirebbero un’uscita confusionale". Al contrario se si arrivasse a un patto entro il 31 ottobre, la sterlina potrebbe avere un forte rimbalzo dai livelli attuali, complici posizioni molto schiacciate. "In termini di cambio sul dollaro Usa, ad esempio, il rialzo stimato potrebbe arrivare a un 8%-10%. Conseguenti politiche di accomodamento fiscale dovrebbero poi intervenire nel generare un’ulteriore spinta per la sterlina".

Secondo Philippe Waechter, chief economist di Ostrum Asset Management, in caso di un “no deal Brexit”, ci sarà un rapido rialzo della sterlina, il cui andamento sarà poi legato ai risultati dei sondaggi dopo la chiamata alle urne. Sondaggi pro-Brexit probabilmente indeboliranno la sterlina e, viceversa, registreremo un suo rialzo quando i sondaggi saranno favorevoli al remain”. Già nove mesi fa, il consenso sul cambio GBP/USD era a livelli di circa 1,20 nel caso di un no deal sulla Brexit. Nelle ultime settimane il cambio GBP/USD ha trattato ai minimi a circa 1,2014. È giusto dire che i mercati hanno ampiamente prezzato un no deal.

“Secondo gli ultimi dati dell’International Money Market (IMM), gli investitori e gli speculatori mantengono una posizione corta consistente sulla sterlina. Di conseguenza, riteniamo che un’attesa dei mercati per un no deal sia il risultato più probabile nei prossimi mesi”, spiega Peter Kinsella, global head of Forex Strategy di Union Bancaire Privée (UBP). “Ad ogni modo crediamo che molto dipenderà dalle successive elezioni generali e dal risultato raggiunto del partito conservatore al governo”. Ci sono due scenari; quello positivo in cui Johnson riesce ad assicurarsi la maggioranza e applichi il backstop solo all'Irlanda del Nord; “in questo caso potrebbe innescarsi un rally aggressivo del cambio GBP/USD fino a livelli di almeno 1,30”.  Alle ultime elezioni, i sondaggi hanno sottovalutato il risultato raggiunto dal partito laburista. Se ciò dovesse accadere di nuovo, potrebbe tradursi in un altro parlamento sospeso. “Questo non sarebbe un risultato positivo per la sterlina e porterebbe a perdite modeste”. 

Shamik Dhar, chief economist di BNY Mellon Investment Management, si aspetta che, “a parità di altri fattori, il FTSE100 sarà sostanzialmente stabile nel breve periodo perché la minor probabilità di uno scenario “no-deal” sarà compensata e bilanciata dal rialzo della sterlina”. 

Per concludere Peter Rosenstreich ritiene che, oltre il rumore di fondo, che la probabilità di una “no-deal Brexit” continui a rappresentare l’opzione più probabile: “noi riteniamo che lo scenario no-deal Brexit non sia ancora totalmente prezzato dalla divisa britannica pertanto riteniamo che questa settimana vi possa essere un’ulteriore discesa nel cambio contro il franco svizzero e lo yen, spiega”.