Nel pesante clima di incertezza causato dalla diffusione del Coronavirus, grande attesa per l'imminente riunione della Banca centrale europea e per ulteriori azioni da parte della Fed. Il parere degli asset manager internazionali.
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Arginare la brusca caduta dei mercati e placare le pesanti incertezze per i contraccolpi sull’economia per la diffusione del Coronavirus, i riflettori si accendono sull’unico attore che sembra ancora in grado di salvare lo spettacolo: le Banche centrali. C’è grande attesa per l’imminente riunione della Banca centrale europea (BCE), da cui ci si aspettano misure a sostegno dell’economia. Ma il clima non sembra dei più favorevoli, e da più parti trapelano timori di una possibile inefficacia degli strumenti a disposizione degli istituti centrali in uno scenario profondamente mutato.
"La situazione è cambiata radicalmente e alcuni dati ancora positivi delle attività economiche non sono più una garanzia che l’economia si manterrà robusta, i dati associati ai periodi pre-epidemici non hanno più valore”, afferma Philippe Waechter, responsabile della ricerca economica di Ostrum AM (Natixis IM). La questione non è più se la Federal Reserve abbasserà i tassi di altri 50 punti base, ma se aspetterà fino alla prossima riunione, prevista per il 17-18 marzo", conclude. La scorsa settimana la Federal Reserve era intervenuta a sorpresa riducendo i tassi di interesse 50 punti base. Un taglio consistente e inaspettato tanto da scatenare il panico sui mercati producendo nuove cadute. Questo lunedì, la Fed è tornata a tendere nuovamente la mano ai mercati, annunciando di aver aumentato l’ammontare delle iniezioni di liquidità.
La palla passa ora alla BCE. È la prima grande prova a cui è chiamata Christine Lagarde e alte sono le aspettative per le dichiarazioni che verranno indirizzate agli investitori a margine del meeting. "L'attenzione è ora rivolta alla BCE, dalla quale non mi aspetto che apporti modifiche ai tassi di interesse. In realtà, il compito principale non sarà quello di rilanciare l'attività economica, ma di limitare il rischio di fallimento”, sostiene Waechter. “La BCE potrebbe farlo aumentando l'acquisto di obbligazioni societarie e con un allentamento dei parametri delle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (TLTRO), con l'obiettivo di aggiungere più liquidità, se necessario", conclude.
"La luna di miele è finita", predice PIMCO con le dichiarazioni di Konstantin Veit. Il gestore si aspetta un pacchetto di stimoli sia a livello creditizio che macro: allentare i criteri per i prestiti TLTRO, o addirittura lanciare un nuovo programma su misura per le esigenze delle aziende, e raddoppiare gli acquisti netti di attività a 40 miliardi di euro al mese nei prossimi sei mesi. Ciò significherebbe anche un innalzamento dei limiti della percentuale di attività di un singolo emittente che può essere acquistata. Se ora sono al 33%, Veit li vede arrivare al 50%.
Nella lista delle misure che gli asset manager danno quasi per certe da parte della BCE c’è l’estensione del pacchetto di stimoli economici. Sebastien Galy, senior macro strategist di Nordea AM, prevede un rinnovato ma limitato programma di QE, con un più ampio obiettivo di facilitazione del credito mirato alle obbligazioni covered e alle obbligazioni green e una agevolazione permanente per contenere il rischio di credito e di liquidità delle società più piccole. Ma indica anche misure più aggressive: una riduzione di 10 punti base del tasso di deposito e un TLTRO a lunga scadenza per le banche. "Forse non c'è molta richiesta di prestiti da parte delle banche, ma potrebbero venir prolungate la scadenze dei loro finanziamenti", spiega Galy. Su quest'ultimo punto si concentra maggiormente il dibattito degli economisti. Tra questi c'è Chris Iggo, Chief Investment Officer dei Core Investments di AXA IM. "Sebbene i mercati finanziari stiano fissando i prezzi sulla base di un'ulteriore riduzione di 10 punti base del tasso di deposito nella riunione di questa settimana, un numero sufficiente di membri del Consiglio direttivo non è convinto", sottolinea.
Secondo la visione di Franck Dixmier, global head of Fixed Income di Allianz Global Investors, in molti pensano che la BCE taglierà i tassi ma, “tra tutti gli strumenti a sua disposizione, secondo noi è preferibile un aumento del QE o un allentamento dei parametri TLTRO-3”. In questo panorama secondo Dixmier per gli investitori "è auspicabile mantenere una duration elevata nei portafogli, privilegiando le obbligazioni governative dei Paesi core dell’area euro, nonché i titoli del Tesoro statunitense e i Bund tedeschi", commenta.
È difficile prevedere quali misure siano in grado di stabilizzare il sentiment ribassista del mercato. “Anche se ci aspettiamo un taglio di altri 50 punti base alla riunione della Fed del 18 marzo, dobbiamo essere realistici su ciò che le banche centrali possono e non possono fare, dichiarano da AllianceBernstein.
Ma ci sono anche pareri meno ottimistici tra gli esperti. “Stavolta è diverso”, afferma Salman Baig, senior vice president di Unigestion. “In controtendenza rispetto alle recessioni del 2001 e del 2008, che sono state trainate principalmente da un calo della domanda, le sfide poste da COVID-19 implicano un mix di shock che tocca anche l'offerta”, spiega. “In questo contesto avere un maggior numero di banche centrali «colombe» non credo possa rappresentare una cura, perché la maggior parte dei tagli dei tassi sono già avvenuti con i cali dei rendimenti obbligazionari”, spiega. “È evidente che questa volta, i tagli dei tassi già anticipati non saranno in grado di contenere da soli i danni economici e devono far parte di un pacchetto più completo, come nel caso cinese”, conclude.