Capital Group European Growth & Income: posizionamento, cambi di strategia e visione dei gestori

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Il Capital Group European Growth & Income Fund negli ultimi mesi è riuscito ad entrare nella lista dei vari distributori italiani. È un fondo di Capital Group con cinque stelle Morningstar, un patrimonio di 500 milioni e che lo scorso anno è stato classificato come miglior fondo della sua categoria (Europe Large-Cap Blend Equity). Dal suo lancio, nel 2002, il fondo rientra nel primo quartile a uno, tre, cinque e dieci anni. Mark Denning è il gestore principale della sua strategia. Cogestisce il prodotto con Alfonso Barroso e David Riley.

Hanno cominciato l'anno leggermente in sovrappeso in società domiciliate nel Regno Unito e hanno via via aumentato le loro posizioni durante i mesi successivi. Nell'ultimo anno hanno aggiunto una posizione in Barclays, che poi è diventata la seconda in portafoglio. "Quest'aumento dell'esposizione a società britanniche non corrisponde a ragioni macro. La nostra decisione ha più a che fare con il valore, visto che in questo momento presenta interessanti opportunità". Le società britanniche nelle quali investono sono multinazionali con un business globale. "In effetti, un gran numero di aziende hanno un'esposizione minima al mercato nazionale. Tanto che oltre il 40% delle società con sede nel Regno Unito pagano i loro dividendi in valute diverse dalla sterlina".

Un altro aggiustamento effettuato in portafoglio è stata l'esposizione al mercato tedesco. Anche se attualmente in possesso di una posizione sottopesata nel Paese, l'esposizione è leggermente aumentata. "All'inizio di quest'anno si è registrato un aumento dei prezzi delle azioni di un certo numero di aziende tedesche, ma da allora il valore delle azioni non è stato particolarmente notevole. A livello settoriale, l'industria automobilistica tedesca potrebbe accusare il rallentamento della domanda dalla Cina, che è il motivo per cui abbiamo limitato i nostri investimenti in questo settore", spiega. Per questo l'esposizione del fondo in Cina e nei mercati emergenti è scarsa.

Esposizione del fondo ai mercati emergenti e aree da evitare

"Abbiamo solo alcuni investimenti nel settore automobilistico, in parte perché crediamo che la Cina stia accumulando capacità in eccesso nella sua produzione interna. Allo stesso modo, abbiamo incluso pochissime società di beni di lusso in portafoglio, con un'esposizione significativa verso l'Asia perché i loro prodotti tendono ad essere molto costosi e dei prezzi così elevati potrebbero non essere sostenibili". Dall'altra parte, a livello regionale, ci sono zone in Europa dove, per esperienza precedente, tendono a investire meno. Nel 2008, per esempio, avevano un'esposizione in Russia che andò male. "Abbiamo imparato la lezione. Da allora di solito evitiamo il Paese. Tuttavia, possiamo investire  - come del resto investiamo - nell'Europa dell'Est quando troviamo un'interessante opportunità d'investimento nella zona".

Denning ritiene che la crescita degli utili è fortemente dipendente dal settore che viene esaminato, che spesso è più importante delle stesse aree geografiche. "Un esempio è il caso degli esportatori italiani, che hanno mostrato un andamento positivo nonostante le difficoltà che ha attraversato l'intera economia nazionale. Nel complesso, penso che nel corso dell'ultimo decennio le aziende europee hanno ottenuto un buon posizionamento a livello globale - probabilmente meglio di quelle statunitensi -, in particolare nel settore dei beni di consumo, dove società come Unilever e Nestlè hanno imposto la loro egemonia in tutto il mondo", spiega. In generale, ritiene che i bilanci delle imprese in Europa godono di buona salute, cosa che potrebbe rivelarsi utile nei prossimi anni.

Un metodo di gestione molto particolare

Invece di far capo a dei guru della gestione, si basano sulla partecipazione di vari professionisti, dato che ognuno è responsabile di un terzo del portafoglio. Mark Denning, Alfonso Barroso e David Riley hanno uno stile differente e preferenze di mercato molto diverse. "Questo approccio si differenzia dal sistema, perché dal nostro punto di vista questo ha delle carenze e impedisce a un fondo di investire in un maggior numero di titoli interessanti. Il fatto che ogni professionista possieda uno stile un po' diverso ci consente di investire in quelle che ciascuno di noi considera le migliori opportunità, e di conseguenza ci permette di costruire diversi portafogli. Abbiamo anche scelto i responsabili di ciascun comparto in base ai loro approcci complementari. Avendo a disposizione vari input, evitiamo così in parte la ciclicità nei singoli risultati".

Alfonso Barroso, ad esempio, predilige le società di qualità con buoni flussi di cassa, generalmente in settori più difensivi e con dividendi. David Riley invese è il più diversificato tra i tre: con un portafoglio di circa 50 titoli, quando deve costruirlo segue una filosofia macro. Denning punta a tre aree fondamentali. In primo luogo cerca aziende che in futuro saranno vendute con un rapporto prezzo-utili superiore a quello al momento dell'acquisto, cioè imprese in grado di aumentare il loro valore. Inoltre concentra la propria attenzione su aziende che hanno la capacità di aumentare i loro profitti con il passare del tempo, in particolare durante i periodi di difficoltà. "Dal mio punto di vista, dare priorità alle aziende in grado di operare con successo in ambienti di mercato diversi è una considerazione importante quando si investe a lungo termine", dice. Infine, cerca di trovare titoli che, oltre a pagare buoni dividendi, pensano di aumentarli in futuro.

Data la particolarità di questa filosofia d'investimento, la domanda più comune tra gli investitori è se vi sia sovrapposizione nel portafoglio. La risposta è sì. "Naturalmente, è meno comune che tutti e tre i gestori acquistiamo la stessa azienda. Ma detto questo e dal momento che abbiamo diversi stili d'investimento, vorrei sottolineare che molte aziende compaiono solo nel portafoglio di un singolo gestore. Pertanto, il fatto che tutte e tre includiamo lo stesso titolo ci fornisce un elevato grado di fiducia". Attualmente, il fondo ha solo quattro aziende selezionate da tutti e tre i manager. HSBC è una di queste. "Ho investito da poco in questa banca, per la prima volta nella mia carriera. Il calo subito dal valore non era giustificato".

Nel corso del tempo, il tasso di rotazione annuale del fondo si è posizionato attorno al 25%. In questo momento, il livello di liquidità è di circa il 7%, una percentuale che è in calo dall'inizio dell'anno. Tale percentuale è il risultato della somma delle posizioni 'cash'  che mantengono i tre gestori. "Anche se le nostre riserve di liquidità sono ora a livelli più alti cui tendiamo a mantenere, è perché i mercati sono saliti notevolmente e crediamo che la tendenza potrebbe invertirsi. Noi preferiamo essere cauti, e questa posizione ci offrirebbe un cuscino in caso di turbolenze nei mercati".