Casse di previdenza, opportunità e attese in vista delle nuove disposizioni normative

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Gli enti previdenziali “testa pensante” dell’investimento di lungo periodo. È un’immagine che restituisce il compito nodale affidato a Fondi pensione e Casse di previdenza nell’amministrare il patrimonio dei risparmiatori italiani. Ed è anche l’immagine con cui Massimiliano Belingheri, amministratore delegato, BFF Bank ha aperto la conferenza “Enti Previdenziali Privati: quali opportunità alla vigilia delle nuove disposizioni normative” organizzata da BFF, che si è tenuta il 23 maggio nella cornice di Palazzo Wedekind a Roma. Un momento di incontro e confronto su un tema caldo per l’industria finanziaria, ossia la ormai imminente concretizzazione di un percorso la cui “gestazione” è iniziata oltre 10 anni fa, con il Decreto Legge 6 luglio 2011, n. 98, con cui si attribuisce alla Covip il compito di vigilare sugli investimenti finanziari e sulla composizione del patrimonio delle Casse di previdenza, decreto che prevedeva l’emanazione di un regolamento ministeriale che in questi anni non ha mai visto la luce. Ebbene, la Legge di bilancio 2023 intervenendo sulla disciplina legislativa dell’attività di investimento delle Casse di previdenza, apre un nuovo capitolo nel percorso normativo.

L’attesa del decreto attuativo

Come spiegato da Gianpaolo Sbaraglia, avvocato specializzato in diritto e fiscalità dei mercati finanziari e degli enti di previdenza e assistenza sanitaria presso lo studio legale e-IUS Tax&Legal, negli anni il legislatore è stato sollecitato più volte a intervenire sul punto, anche nel 2021 “Covip osservava come le Casse risultassero gli unici investitori istituzionali ancora affrancati da una regolamentazione unitaria in materia”. Da qui la norma, presente all’articolo 1, comma 311 della Legge di Bilancio 2023 che apporta modifiche all’art. 14, Dl 98/2011, tra cui anche la previsione di un decreto ministeriale, da emanare entro sei mesi dall’approvazione della Legge (ossia entro il 30 giugno 2023) che abbia “un ruolo di indirizzo” in materia. “Ci si interroga, dunque, su quali possano essere i contenuti del decreto attuativo, che si dovrà concentrare anche sull’indicazione dei soggetti depositari unici che avranno un ruolo di fondamentale importanza”, afferma Sbaraglia, sottolineando ancora una volta la funzione di indirizzo del decreto di emanazione ministeriale “che vada a tenere conto del variegato ecosistema delle casse”.

Opportunità e numeri dell’ecosistema Casse

Un ecosistema che, come sottolineato da Federico Freni, sottosegretario di Stato presso il ministero dell’Economia e delle Finanze in apertura dell’incontro, si confronta con opportunità di sviluppo “sconfinate” e appunto per questo motivo il rappresentante del governo invita a procedere nella regolamentazione del settore “con giudizio” (come il manzoniano don Ferrante). Questo perché, spiega Freni “pur in assenza di incentivazione tecnico-normativa, negli anni il sistema delle Casse è stato in grado di investire nei settori strategici che oggi stanno facendo crescere il Paese”, con un esplicito riferimento agli investimenti in economia reale messi in atto dagli enti (e oggetto di un’analisi più approfondita nel corso della successiva tavola rotonda con la testimonianza di Roberto Travaglino, senior partner, Fondo Italiano d’Investimento SGR). D’altronde, da un punto di vista patrimoniale, il mercato istituzionale “è più che raddoppiato negli ultimi 15 anni”, come confermato, dati alla mano, da Michaela Camilleri del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali che, richiamando i dati presenti nel nono Report del centro studi sottolinea una crescita del 144% dai 404,11 miliardi di euro del 2007 ai 987 miliardi del 2021, numeri che, nello specifico delle sole Casse privatizzate sono passati dai 37,60 miliardi del 2007 ai 97,83 miliardi del 2021.

La tavola rotonda

Un sistema che, nei prossimi mesi, sarà tenuto ad adempiere alle disposizioni normative dell’atteso decreto ministeriale. E le opportunità all’orizzonte chiamano in causa in primis proprio le depositarie “È evidente come il compito che possono svolgere i provider nell’affiancare gli istituzionali sarà centrale, e il depositario potrà adempiere a questo ruolo non soltanto come tenutario degli asset, ma mettendo a disposizione dei propri clienti strumenti tali da poter più efficacemente svolgere il difficile lavoro di governo della gestione finanziaria”, sostiene Luigi Ballanti, direttore generale di Mefop nel corso della tavola rotonda in cui sono stati chiamati a dare il proprio punto di vista esperti e rappresentanti delle diverse realtà che saranno interessate dalle novità normative. A questo proposito Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza sottolinea come già oggi esista una forte collaborazione tra diverse Casse e il servizio di banca depositaria. “Il ruolo chiave è quello della custodia – afferma Corbello –, ma vi sono anche altre possibilità per queste entità”, ricordando come negli ultimi anni sia emersa “con prepotenza” la necessità di valutare la qualità ESG degli investimenti, “e quale soggetto può svolgere questo ruolo con più autorevolezza della depositaria?”. Su questo punto interviene Maurizio Tacchella, direttore banca depositaria, BFF Bank, ricordando come “nel momento in cui una cassa seleziona un depositario, di fatto ha già una serie di tutele e garanzie che permettono di individuare un soggetto vigilato al 100% dalle autorità di controllo” e questo anche a maggior tutela degli stessi enti previdenziali. “Nell’ambito delle Casse – continua Tacchella – è vero che, a oggi, un obbligo normativo non c’è stato, ma da anni lavoriamo come infrastruttura italiana a supporto delle entità che hanno compiuto questa scelta a prescindere dall’obbligo normativo, per cui ci poniamo come soggetto che, nella consapevolezza dell’assenza di un modello standard nel sistema Casse, sappia rispondere ai bisogni e individui i servizi a supporto delle necessità di ciascun ente”.  Un ultimo dettaglio all’attenzione della platea ha riguardato il l’intenzione di equiparare, con la riforma fiscale, l'imposizione tributaria sui ricavi da investimento delle Casse (il 26%) a quella dei Fondi pensione (del 20% sui proventi) Francesco Verbaro, senior advisor, AdEPP conclude, a questo proposito: “Se riuscissimo in questo modo ad aiutare le nostre platee, il risparmio fiscale avrebbe un ritorno anche sulla capacità di contribuire degli aderenti”.