Nella seconda parte della tavola rotonda di Credit Suisse AM targata FundsPeople con primari esponenti della fund selection italiana un'analisi del settore obbligazionario.
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Il settore obbligazionario sta ritrovando slancio dopo diversi anni di tassi bassi o negativi, e i rendimenti appaiono nuovamente attraenti.
Quali tipologie del mondo obbligazionario riscuotono maggiore interesse? E attraverso quali strategie o prodotti è meglio approcciare l’asset class in questo particolare momento di mercato?
La seconda parte della tavola rotonda Credit Suisse Asset Management targata FundsPople si è concentrata sul mondo del fixed income.
I commenti sono riferiti al contesto dell’8 novembre 2022.
“Nel corso dell'anno, piuttosto che aumentare la presenza di fixed income all’interno dei portafogli, siamo andati a modificare il sottopeso di duration che avevamo dall’inizio dell’anno” esordisce Alessandro Greppi, Portfolio Manager Unit Linked and Pension Funds di Zurich Insurance Group. “Infatti, se confrontiamo le performance di un portafoglio unhedged bilanciato composto da 80% equity e 20% fixed income e un portafoglio composto da 20% equity e 80% fixed income notiamo che a metà anno il portafoglio prudente aveva registrato la stessa performance del portafoglio aggressivo. Pertanto, nel corso di quest’anno preferire un’asset class rispetto a un’altra non ci dava un vantaggio a causa dell’approccio risk parity in questo scenario in cui in termini di total return sia fixed income sia equity performavano male. Detto questo” prosegue il manager, “generalmente non prediligiamo determinate strategie nello specifico, piuttosto andiamo a selezionare tratti di curva che ci sembrano particolarmente attraenti. Nel corso dell’anno abbiamo anche iniziato a costruire posizioni senza cambiare la percentuale in termini assoluti di una asset class rispetto all’altra. Abbiamo espresso preferenza per la parte governativa, in particolare USA, su 2-5 anni perché la riteniamo attraente, dato che la Fed ha operato in maniera aggressiva per combattere l’inflazione e quindi nell’inversione della curva espressa dai treasury abbiamo 40 punti base tra 2 e 10 anni, il che ci fa pensare che i rischi di una crescita sotto trend stiano crescendo, pertanto la parte a breve può esser quella che riprezza maggiormente in uno scenario di recessione”. Secondo l’esperto, per quanto riguarda l’Europa, la Bce sta giocando un po’ più a nascondino, mostrando maggiore reticenza nel comunicare il tasso finale target, rendendo chiaramente più difficile identificare la parte più attraente della curva sui governativi europei. “Al tempo stesso” prosegue Greppi”non ci immaginiamo che Lagarde possa prendere troppa iniziativa nell'adottare politiche eccessivamente diverse rispetto a quelle americane. Per quanto riguarda la parte corporate, identifichiamo maggior valore nell’investment grade europeo, perché gli spread a livello attuale sono larghi al punto da giustificare un’attrattività verso questa asset class, mentre per quanto riguarda la high yield riteniamo l'asset piuttosto caro in questo momento, dato che un’analisi dell’andamento storico degli spread rispetto ad altri periodi di crisi mostra spread eccessivamente stretti rispetto a quello che noi ci attendiamo sarà l'evoluzione dello scenario macroeconomico globale”.
1/4Andrea Loraschi, portfolio manager di Eurizon, si ritiene d’accordo con buona parte di quanto espresso da Greppi. “In effetti, ultimamente la fame di rendimento è stata elevata, perché con rendimenti negativi sui maggiori emittenti governativi, ci si doveva spostare verso asset class con rendimenti potenzialmente più interessanti, scontando magari anche una componente di illiquidità, che però fa parte delle scelte attive da prendere” osserva. “Anche noi tendenzialmente cerchiamo di propendere per un aumento della duration nei nostri portafogli. Poi c'è da dire che è vero che noi come tutte le società di gestione abbiamo delle indicazioni top down da parte del Comitato Investimenti, ma è anche vero che poi ogni prodotto o gruppo di prodotti le declina a seconda degli obiettivi. Perciò cerchiamo di perseguire l'interesse del cliente tenendo conto degli obiettivi del prodotto e cercando il più possibile di ottenere il rendimento desiderato. Adesso è potenzialmente un buon momento per mantenere un approccio di lungo. Infine, implementiamo view tattiche settimanali che tengono conto delle considerazioni del sentiment e dei possibili movimenti delle autorità monetarie, in particolare europea e statunitense, che poi sono quelle che un po’ dominano i movimenti di mercato” conclude Loraschi.
2/4“Concordo con le considerazioni già fatte dai miei colleghi. Ci aspettiamo quindi più volatilità nel breve perché i movimenti rialzisti sui tassi a cui potremmo assistere dipenderanno sia dalle azioni che dalle dichiarazioni dei banchieri centrali” commenta Chiara Scalone, Product Development Specialist di Generali Assets & Wealth Management. “Siamo negativi sulla parte di governativi core dell’area Euro, che sembrano prezzare un eccessivo ottimismo riguardo alla velocità del riallineamento dell’inflazione ai target della Bce, così come sui periferici, dove i recenti movimenti sembrano un po’ prematuri, soprattutto in un contesto di debolezza economica che può colpire maggiormente la periferia”. La manager esprime invece positività sul comparto governativo statunitense, “anche se non vediamo un’inversione di tendenza imminente, riteniamo che lo spazio per ulteriori importanti allargamenti sia limitato. Anche noi vediamo più di buon occhio il credito rispetto all’high yield, dove pensiamo gli spread saranno più resilienti. Sull’high yield pensiamo che ci attenda una maggiore dispersione che creerà opportunità, ma con rischi più elevati”. Secondo l’esperta, il supporto fiscale che possiamo aspettarci in questa fase sarà meno importante rispetto a quello a cui abbiamo assistito nel 2020, che era riuscito a tenere tutto sommato sotto controllo i tassi di default. “Pertanto, guardando oltre l’attuale fase di volatilità elevata e ragionando su un orizzonte di 6-12 mesi, riteniamo che abbia senso iniziare a ricostruire le posizioni sull’obbligazionario per beneficiare di tassi nominali ora a livelli più attraenti e impensabili solo qualche mese fa. Soprattutto se si parla di rischio reale di recessione, in ottica di diversificazione di portafoglio l’obbligazionario secondo noi trova comunque spazio. Non è possibile prevedere i minimi di mercato, soprattutto in un contesto fortemente influenzato da rischi geopolitici, temperature invernali e prezzo del gas, ma è indubbio che il profilo rischio/rendimento delle obbligazioni governative e del credito di alta qualità sia decisamente migliorato. L’approccio è pertanto quello di andare a sfruttare i buoni entry point dati della volatilità di breve periodo per accumulare progressivamente posizioni”.
3/4“Io parto di nuovo dei flussi sugli ETF con l'obbligazionario grande protagonista durante tutto il 2022, per ragioni diverse” osserva Andrea Semino, head of Index & ETF Sales Italy, Credit Suisse AM. “La lettura che diamo è che nella prima parte dell'anno ci fosse una narrativa dell’inflazione maggiormente legata alle materie prime, poi c'è stato il picco delle commodity tra giugno e luglio e si sono cominciati a fare i conti con la realtà, con un'inflazione core che di fatto sta esplodendo, soprattutto negli Stati Uniti ma anche in altre parti del globo. In buona sostanza” prosegue Semino, “gli investitori stanno comprando obbligazionario investment grade un po’ su tutte le scadenze. Vediamo invece flussi negativi sulle asset class più esotiche del fixed income che hanno avuto un ruolo fondamentale nella costruzione del rendimento per quasi un decennio, come l’high yield, e sui governativi dei paesi emergenti. Vediamo che i nostri investitori, in particolare gli istituzionali, sono compratori di duration e, andando ad anticipare una possibile recessione, o un rallentamento dell'economia, comprano governativi a lunga scadenza”. In questo contesto “fa anche molto gioco il costo di hedging dei bond americani, particolarmente basso fra dollaro ed euro ma anche fra dollaro e franco svizzero”. A livello di asset class, uno dei temi più caldi negli ultimi sei mesi sono i green bond, “che rispondono ad alcune esigenze degli investitori come una duration abbastanza lunga, che può proteggere dal rischio recessione. Il nostro Chief Investment Officer si sta posizionando su questa asset class, soprattutto hedged in euro (che offre un rendimento a scadenza di circa il 3,5%), in sostituzione alla parte di governativi europei. Essendo un’asset class di finanziamento infrastrutturale tipicamente garantita da governi e entità sovranazionali , i green bond si possono considerare una buona proxy dei governativi tradizionali” conclude Semino.
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