Inoltre, secondo la senior strategist di SPDR ETF (parte di State Street) bisogna inserire una componente difensiva nei portafogli, aumentando l’esposizione all’Europa e a settori che possano affiancare il tech, come ad esempio l’industriale europeo.
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Il primo messaggio che Rebecca Chesworth manderebbe ai clienti è che non devono sentirsi sotto pressione per fare qualcosa. I picchi di estrema volatilità non sono il momento adatto per apportare grandi cambiamenti bruschi ai portafogli. Infatti, durante le sue conversazioni con investitori nel pieno di una settimana di correzioni sui mercati, la senior strategist per l’azionario di SPDR ETF (parte di State Street) mantiene lo stesso messaggio che lanciava a inizio anno: occorre diversificare al di fuori degli Stati Uniti e del settore tecnologico, inserendo una componente difensiva.
È un messaggio che l’esperta porta avanti dal quarto trimestre del 2024, e che oggi – a suo avviso – trova ulteriore conferma nelle tensioni geopolitiche delle ultime settimane, che non fanno altro che rafforzare la necessità di ridurre la forte sovraesposizione verso gli asset statunitensi e verso la tecnologia accumulata negli ultimi anni.
A livello geografico, questo significa guardare all’Europa. “L’Europa ti offre quella diversificazione”, sottolinea Chesworth. A livello settoriale, considerando che la tecnologia è stato il settore preferito dagli investitori negli ultimi due anni, la strategist suggerisce di riflettere su quali comparti risultino decorrelati. In questo senso, mette in evidenza settori come sanità, utility e beni di consumo di base. “Proprio questi tre sono settori difensivi, e costituiscono quell’approccio barbell che sosteniamo da tempo”, spiega. Aggiunge inoltre che punterebbe anche sul comparto industriale, in quanto consente di cogliere il tema dell’aumento della spesa in difesa e infrastrutture.
La visione di Chesworth è supportata anche dal posizionamento degli investitori istituzionali. “Gli istituzionali tendono a riportare l’allocazione su livelli più neutrali. Sono entrati nel 2025 con un forte bias verso gli Stati Uniti e verso il settore delle comunicazioni, che comprendeva 3 dei 7 Magnifici. Nei primi tre mesi dell’anno hanno aumentato l’esposizione verso Europa, mercati emergenti e Regno Unito, così come verso i settori di consumo di base, sanità e immobiliare, mentre hanno realizzato profitti nelle aree in sovrappeso”, conclude.
Cosa stanno facendo gli investitori europei: uno sguardo ai flussi settimanali
I flussi settimanali raramente offrono indicazioni davvero significative, a causa dei potenziali bias legati ai grandi investitori. Tuttavia, in questo caso, è interessante analizzare i movimenti di capitale nei fondi ETF UCITS (quindi riferiti principalmente a investitori europei) della scorsa settimana, alla luce della volatilità dei mercati.
Ciò che ci mostra Rebecca Chesworth è che il sentiment degli investitori non fa che rafforzare le tendenze già emerse a inizio anno.
Come si vede nella tabella precedente, nel corso del 2025 gli investitori europei hanno acquistato principalmente azioni globali e azioni europee. Al contrario, i flussi verso il mercato azionario statunitense, pur restando positivi, sono stati piuttosto contenuti. E come mostra anche la tabella, questa tendenza si è confermata nella settimana dal 31 marzo al 4 aprile.
Per settori, è interessante osservare come dall’inizio dell’anno si siano registrati flussi molto consistenti verso il settore finanziario. Secondo quanto spiega Chesworth, questi flussi sono equamente divisi tra banche europee e banche statunitensi. “Nonostante il contesto di tassi in calo, il settore finanziario ha beneficiato delle aspettative di una ripresa dell’attività di M&A negli Stati Uniti e di un aumento dell’attività di finanziamento in Europa”, spiega la strategist.