L’amministrazione Trump, a detta di Federico Domenichini, ha introdotto tariffe commerciali con l’obiettivo di ottenere vantaggi strategici per gli Stati Uniti. "Tre sono gli scopi principali ipotizzati: in primo luogo, rafforzare la posizione negoziale degli USA nei confronti dei partner commerciali, sfruttando il fatto che gli altri Paesi esportano più negli Stati Uniti di quanto gli USA esportino all’estero; in secondo luogo aumentare le entrate fiscali, aiutando a ridurre il deficit federale, a patto che l’impatto negativo sull’economia non annulli i benefici fiscali; e infine, riportare la produzione manifatturiera negli USA, rendendo economicamente meno conveniente produrre all’estero. Tuttavia, questa strategia comporterebbe costi maggiori e tempi lunghi di attuazione", commenta l'head of Advisory – Italy di T. Rowe Price.
Secondo l'esperto, se lo scopo fosse principalmente negoziale, e i partner fossero disposti a trattare, le tariffe potrebbero essere temporanee e l’impatto economico contenuto. "Ma se gli obiettivi fossero più ampi o i negoziati si protraessero, come avvenuto con la Cina nel 2017-2018, allora la volatilità dei mercati finanziari potrebbe aumentare", prosegue.
Al momento, "le tariffe non sembrano aver inciso profondamente sull’attività economica statunitense. Tuttavia, è cresciuta in modo significativo l’incertezza percepita da imprese e consumatori, portando al rinvio di importanti decisioni di spesa. L’incertezza commerciale ha raggiunto livelli record, paragonabili solo a quelli della pandemia", dice Domenichini.
In conclusione, le tariffe rappresentano un rischio concreto per l’economia. Anche se "questo rischio potrebbe rivelarsi temporaneo, la situazione potrebbe peggiorare prima di migliorare. Anche nei momenti di forte incertezza, è importante non perdere di vista l’orizzonte di lungo periodo: i mercati possono attraversare fasi difficili, ma storicamente chi ha mantenuto la rotta con pazienza e costanza è stato premiato nel tempo", chiosa.
9/10