Cina, niente panico

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foto flickr: garrindo clotet, creative commons

In Cina continuano le vendite di azioni e il mercato ora si chiede se questo sia dovuto alla complessa vicenda dei negoziati fra la Grecia e i suoi creditori o allo scoppio della bolla del mercato azionario. Gran parte degli analisti di borsa non consiglia di acquistare in questa fase di debolezza, perché la correzione potrebbe non essersi conclusa. Ma le autorità cinesi hanno reagito in diversi modi ai recenti cali di prezzo sul mercato azionario domestico. Deutsche Asset & Wealth Management considera questi movimenti “non come una reazione istintiva, ma piuttosto come misure adottate nell’ambito di un processo di lungo termine per la liberalizzazione del mercato dei capitali”. Bisogna ammettere che, se le Borse sono deboli, l’economia è stabile e la politica rimane forte.

Ma quali sono le prospettive per le asset class cinesi? Secondo gli esperti del gruppo tedesco, sul fronte azionario, “le azioni negoziate sui mercati nazionali continuano a essere trainate dalla domanda degli investitori privati e dalle condizioni imposte dallo Stato, e non dalle valutazioni”. Di conseguenza, le azioni rimarranno volatili. “Continuiamo a preferire le azioni di alta qualità e di grande capitalizzazione, quotate sull’indice Hang Seng. Sulle borse nazionali, è probabile che i titoli che hanno sino a ora performato meglio saranno più vulnerabili, come i titoli di società Internet, i marchi retail/consumer e i settori di intrattenimento. Restiamo positivi in termini strategici”.  Sta di fatto che l’insieme dei dati suggerisce che l’economia cinese sia in una fase di stabilizzazione e, quindi, i prossimi mesi non dovrebbero mostrare una drammatica frenata della crescita “sebbene questa resterà sotto i livelli degli ultimi trimestri”, fanno sapere Marco Vailati e Serge Escudé, dell’ufficio ricerca e investimenti di Cassa Lombarda.

Il sondaggio di Bloomberg sulle previsioni del PIL ha mostrato un dato pari al 6,55% anno su anno a maggio, dal 6,4% di aprile. Continuano: “comunque, l’alto livello dei tassi interbancari e il calo del mercato azionario dovrebbero chiamare più stimoli sia da parte della Banca centrale (dopo il taglio dei tassi dello scorso weekend) sia da parte del governo su settori specifici, come l’immobiliare e il manifatturiero, proprio per evitare di minare la fiducia degli investitori e dei consumatori”. Tornando all’asset allocation, sul fronte del reddito fisso, gli esperti di Deustche Asset & Wealth Management fanno sapere: “ci aspettiamo ulteriori riduzioni dei tassi di interesse, che possono avere un impatto positivo sul debito sovrano, così come sulle obbligazioni societarie. Anche se queste ultime hanno sofferto a causa di un rallentamento della crescita economica, vediamo del potenziale nelle obbligazioni in valuta forte delle società finanziarie o delle compagnie immobiliari finanziariamente forti”. E le valute? Concludono: “rispetto alla maggior parte delle altre valute dei mercati emergenti, il renminbi sta dimostrando una forte stabilità grazie al suo ancoraggio al dollaro statunitense e, quindi, si è apprezzato negli ultimi mesi”. Pechino, in altre parole, non sta dando alcuna indicazione di volersi impegnare in un’altra guerra valutaria con gli Stati Uniti.