Ecco come le SGR analizzano le conseguenze delle nuove misure adottate dall’autorità monetaria giapponese.
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La Banca del Giappone lascia invariato il ritmo annuale con cui sta incrementando la sua base monetaria, ma cambierà la struttura del suo programma di acquisto di asset per evitare una caduta dei tassi di interesse nel lungo periodo. Questo cambiamento ha l’obiettivo di mantenere il rendimento dei titoli di Stato giapponesi decennali vicino allo zero, secondo quanto spiegato dalla stessa autorità monetaria che afferma che il Paese non è in deflazione. La risposta dei mercati all’annuncio della BoJ non si è fatta attendere: insieme al rally dei listini azionari, i rendimenti dei titoli di Stato sono leggermente saliti e lo yen è rimasto stabile, pur aumentando la volatilità. “C’era il rischio che, non tagliando i tassi, il mercato avrebbe etichettato come da falco l’intervento della Banca centrale giapponese, scatenando così un forte rialzo della divisa nipponica e una stretta delle condizioni finanziarie”, afferma Keith Wade, chief economist & strategist di Schroders.
L’esperto, però, si dice scettico sul fatto che le misure adottate dall’istituzione monetaria possano fare molta differenza. “L’impegno a superare il target sull’inflazione è positivo ma affinché si concretizzi è necessario che l’opinione pubblica creda che la BoJ possa davvero far salire l’inflazione, cosa che finora non è riuscita a fare. Ciò non vuol dire che fallirà ma solo che saranno necessarie ultreriori misure e, a nostro avviso, queste potrebbero arrivare sotto forma di un taglio dei tassi al prossimo incontro del 1° novembre”, conclude.
Secondo Matteo Paganini, chief analyst di FXCM Italia, la risposta dei mercati è da considerarsi frutto di aspettative sugli ulteriori interventi della BoJ per raggiungere gli obiettivi prefissati. “La reazione dei listini va di pari passo con quanto visto in America negli ultimi mesi e conferma come le borse, attualmente, siano guidate dai flussi di capitale in entrata o in uscita a seconda delle attese sulle future mosse di politica monetaria. Tutto ciò che vede il mantenimento di tassi bassi o l’implementazione di politiche monetarie espansive è favore di risalite di borsa, tutto ciò che fa pensare a irrigidimenti della politica monetaria, è contrario”, riassume.
Per Mitul Patel, head of interest rates di Henderson, le decisioni adottate dimostrano che, attualmente, l’istituzione crede di avere a sua disposizione tre settori di intervento: i tassi overnight, le dimensioni del suo bilancio e i rendimenti dei bond decennali. “In pratica, considerando che la BoJ non potrà intervenire su queste tre variabili, potrebbero realizzarsi delle concessioni. Se, per esempio, i rendimenti dei bond a dieci anni rimangono stabili di fronte a una riduzione considerevole degli acquisti di titoli di Stato giapponese, potrebbe risultare più complicato raggiungere gli obiettivi di ampliamento del suo bilancio”.
A suo giudizio, la Banca centrale ha perso l’opportunità di portare ancora una volta i suoi tassi in un terreno ancora più negativo in una situazione come questa. “È difficile interpretare l’annuncio della BoJ come qualcosa di più di un semplice adattamento del programma in corso e, senza l’introduzione di elementi innovativi e coraggiosi, l’inflazione al 2% continua a essere un obiettivo più che una probabilità”, afferma. La decisione di non aggiungere ulteriori stimoli ha sorpreso qualcuno. Praticamente non c’era consenso su quello che si sarebbe definito nella riunione e, nonostante ciò, il risultato ha comunque sorpreso. Secondo James Athey, gestore di Aberdeen, la confusione dei mercati è comprensibile.
“La BoJ ha riconfermato il suo obiettivo di inflazione e cercherà di superarlo nonostante non ci sia riuscita finora e le speranze a tal proposito siano poche. E non ha neanche parlato di azioni che possano portare a raggiungerlo o superarlo nel breve termine. La Banca ha detto ai mercati che in mano ha una scala reale e questi adesso si interrogano sulla faccia da poker di Kuroda”, sostiene l’esperto.
Tra le poche novità, tuttavia, ce n’è una che riguarda l’introduzione di un nuovo termine nel dizionario del mercato: si tratta del controllo della curva dei rendimenti (yield curve control o YCC) che non è altro che la versione giapponese dell’operazione Twist della Fed, secondo Cosimo Marasciulo, gestore obbligazionario di Pioneer Investments.