Cosa implicano le tensioni tra USA e Iran per i mercati?

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Nelle ultime settimane gli Stati Uniti e l’Iran hanno intensificato le loro tensioni, rischiando un conflitto militare. A far scattare la scintilla è stata l’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani a seguito di un raid aereo sferrato dagli Stati Uniti nei pressi dell’aeroporto di Baghdad. La reazione dei mercati è stata modesta, ma il rischio di un’escalation è ancora molto alto. Se da un lato è ragionevole aspettarsi un confronto prolungato tra le due nazioni, dall’altro è da escludersi l’inizio di una vera e propria guerra. I possibili scenari sono due:

  • Un iniziale sell-off su notizie di scontri o di forte retorica da parte dei leader;
  • Un rimbalzo ogni volta che i trader ritengono improbabile che l’ultima escalation influisca sul mercato nel suo complesso.

Secondo Neil Dwane, Global Strategist di Allianz GI la resilienza a cui abbiamo assistito sembra essere in parte dovuta al fatto che molti investitori sono già posizionati in modo difensivo, avendo utilizzato la forte performance del 2019 per ridurre l’esposizione azionaria e prendere profitti. “Nel complesso, la dipendenza globale dal petrolio iraniano è diminuita dagli anni settanta, rendendo meno minaccioso il potenziale danno economico. Ciononostante, vi è stata una certa reazione in alcuni mercati, in particolare nelle asset class definibili come ‘flight-to-safety’. L’oro è tornato a livelli più elevati, il dollaro USA si è rafforzato, i rendimenti dei titoli governativi USA sono diminuiti, e i settori aerospaziale e della difesa hanno registrato un rally a seguito dell’acuirsi delle tensioni”, spiega l’esperto.

Soluzioni per i portafogli

Secondo alcuni esperti delle case di investimento internazionali non è ancora giunto il momento di essere totalmente prudenti. I responsabili senior degli investimenti di Franklin Templeton infatti fanno notare che quando sopraggiunge una nuova informazione o un evento di questo tipo, gli investitori possono modificare le posizioni o riorientare l’esposizione verso altre partecipazioni o altri settori. Questo effetto catalitico può portare a cambiamenti che sembrano solo marginalmente legati alla situazione attuale. Il team azionario ha espresso maggiore ottimismo sulle prospettive rispetto a quello obbligazionario che ha rilevato la possibilità di un aumento del premio di rischio sui mercati globali.

“In linea di massima, per le soluzioni global macro e multi-asset ci concentriamo sulla possibilità che le code della distribuzione dei potenziali risultati di mercato (dalle estremità più negative a quelle più positive dello spettro) diventino ‘un po’ più spesse’, sottolineando l’importanza di una protezione dai ribassi, se gli eventi non dovessero evolvere nella direzione più favorevole”, spiegano Edward D. Perks, Chief Investment Officer,  president di Franklin Advisers, Inc., Franklin Templeton Multi-Asset Solutions e Michael Hasenstab, executive vice president, portfolio manager, Chief Investment Officer di Franklin Advisers, Inc., Templeton Global Macro.

Lo scenario di riferimento di Mark Haefele, Global Chief Investment Officer Wealth Management di UBS non prevede un’escalation militare di rilievo, ma un impatto limitato sull’economia e sugli utili globali. “Manteniamo quindi il nostro sovrappeso sulle azioni globali e statunitensi. Pur aspettandoci che i prezzi del petrolio scontino un premio al rischio più alto, a fronte della riacutizzazione delle tensioni tra Stati Uniti e Iran e delle potenziali misure ritorsive da parte di Teheran, ci sembra improbabile che le quotazioni del Brent possano mantenersi sopra 70 dollari il barile nell’1S20, come è successo a settembre dopo l’attacco a una raffineria saudita. Rimane quindi essenziale diversificare i portafogli su scala globale”, dichiara il CIO. “Gli investitori più restii a investire il capitale possono sfruttare l’attuale fase di volatilità relativamente bassa sui mercati delle opzioni attuando strategie mirate ad abbassare la volatilità dei portafogli o ad apportare protezione esplicita. Inoltre, è possibile assumere un’esposizione ai beni rifugio che vantano fondamentali robusti, come il JPY e l’oro”, conclude.