Crisi greca, gli investitori inseriscono il freno a mano

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foto flickr: creative commons

Rallentano bruscamente i flussi nei fondi a lungo termine europei. A maggio, secondo l’ultimo Morningstar asset flow report, sono stati di 28,51 miliardi di euro, il valore più basso dall’inizio dell’anno. Ad aprile erano stati di 41,87 miliardi, ma il picco è stato a febbraio (52,21 miliardi). L’acuirsi della crisi greca ha aumentato l’avversione al rischio degli investitori. In particolare, i fondi azionari hanno registrato una raccolta negativa per 983 milioni. Sono stati colpiti sia i prodotti attivi sia quelli indicizzati, esclusi gli ETF (Exchange traded fund) che hanno, invece, avuto un flusso positivo per 540 milioni. La raccolta netta stimata dei fondi obbligazionari è stata di 5,54 miliardi a maggio (17,47 ad aprile). Hanno fatto meglio i bilanciati (15,87 miliardi) e gli alternativi (comparti che utilizzano strategie simili a quelle degli hedge fund, +7,09). Per i primi, il risultato è riconducibile soprattutto all’Italia, alla Spagna e alla Germania. Per quanto riguarda gli strumenti a breve termine (fondi monetari), i deflussi sono stati di 13,55 miliardi a maggio, primo mese negativo del 2015.

La carica degli alternativi

A livello di categorie, la più popolare è stata quella degli Alternativi multi-strategy (+3,02 miliardi), che dall’inizio dell’anno ha registrato una crescita organica (flussi in percentuale del patrimonio iniziale) superiore al 19%. Il risultato è da attribuire principalmente ai fondi Global absolute return strategies di Standard Life. Seguono diverse categorie bilanciate in euro: i fondi prudenti globali hanno raccolto circa 3 miliardi, i moderati globali 2,78 e quelli classificati come “altro” (nel quale sono compresi i prodotti a cedola e a scadenza italiani) 2,6 miliardi.

Reddito fisso a due facce

I fondi obbligazionari in euro sono stati penalizzati dall’aumento della volatilità, causato dalla crisi greca. In particolare, i “diversificati” hanno subito riscatti netti per 2,64 miliardi, i corporate per 1,64 e i governativi per 1,58 miliardi. Gli investitori, tuttavia, hanno mostrato di voler ricercare fonti alternative nel reddito fisso, come testimonia l’interesse per i comparti che fanno arbitraggi sul debito di BlackRock (società che ha avuto il livello di flussi più elevato a maggio) e per quelli sulle obbligazioni emergenti (in questo caso, la casa di gestione che più ne ha beneficiato è Ubs). I fondi bilanciati a cedola e a scadenza sono stati, invece, i protagonisti della raccolta di Pioneer Investments ed Eurizon Capital.

Chi va giù

Tra le case di investimento più colpite dai deflussi a maggio figurano Franklin Templeton, M&G e Aberdeen. A penalizzare la prima sono i fondi obbligazionari globali gestiti da Michael Hasenstab, che hanno una forte esposizione ai mercati emergenti. M&G ha subito i riscatti dal comparto Optimal income, ma anche dal Global dividend e dall’European corporate bond. Infine, Aberdeen ha dovuto fare i conti con le fuoriuscite dai fondi azionari emergenti e dal World equity dividend.