Da inizio anno l’economia americana ha dimostrato diversi segni di cedimento. L’indice Dow Jones segna un rendimento negativo del 12,81 per cento.

Negli ultimi mesi, tuttavia, l’economia americana è stata poco influenzata dalla crisi energetica scatenata dal conflitto tra Ucraina e Russia. L’inflazione statunitense, che ha ormai raggiungo il picco del 9,1% è stata dunque influenzata principalmente dal surriscaldamento dell’economia nazionale. “Ciò ha legittimato la Fed a muovere due corposi rialzi (fino a 1,5-1,75%) con l’aspettativa di vederne ancora altri nei prossimi mesi sino a quota 3-3,5%”, spiega Giulio Palazzo, responsabile Consulenza Fee Only di Gamma Capital Markets. “L’ampiezza di queste mosse dovrà bilanciarsi con la necessità di limitare i rischi di recessione con l’impressione che, fra i due estremi, la Fed preferisca prioritariamente domare l’inflazione sino a riportarla rapidamente verso il range 2-3% per poi rilanciare una fase espansiva”.
Nella seconda settimana di luglio, il mercato si è mosso per prezzare un rialzo di 100 punti base da parte della banca centrale Usa, sulla scia di un rapporto negativo sull’inflazione. “La volatilità ha subito un’impennata, ma i policymaker della Fed (Christopher J. Waller e James Bullard) sono intervenuti prontamente per calmare le acque, opponendosi in modo sostanziale a una mossa così estrema. La parte anteriore della curva dei rendimenti USA si è moderata in modo significativo e attualmente è quotata per un rialzo di 75 punti base alla riunione del FOMC del 27 luglio“, spiega Mark Dowding, CIO di BlueBay Asset Management. “L’andamento più clemente dei tassi core e la retorica tranquillizzante della Fed sono stati i principali fattori che hanno spinto le azioni e il credito a scambiare con un tono positivo. Al momento non siamo entusiasti delle opportunità offerte dalla curva dei rendimenti statunitensi e, sebbene restiamo propensi a vedere rendimenti più elevati negli Stati Uniti, data l’incertezza generale e una serie di fattori di disturbo, per il momento ci accontentiamo di restare in disparte”.
Secondo Aneeka Gupta, director, Macroeconomic Research e Pierre Debru, head of Quantitative Research & Multi Asset Solutions di WisdomTree, i dati sull’inflazione indurranno i funzionari della Fed a mantenere una politica aggressiva per tenere la domanda sotto controllo, a dispetto della disoccupazione che rimane bassa (3,6%). “Storicamente, quando l’inflazione trimestrale media supera il 5%, la probabilità di una recessione nei due anni successivi è maggiore del 60%, e quando il tasso di disoccupazione scende al di sotto del 4% - concludono gli esperti –, la probabilità di una recessione nei due anni successivi sfiora il 70%”.
Rendimenti Categoria Azionario USA
Categoria Morningstar | YTD% | Rend. 1Y% | Rend. 3Y% | Rend. 5Y% |
Azionari USA Large Cap Value | 0,79 | 11,93 | 11,55 | 10,1 |
Azionari USA Reddito | 0,18 | 12,92 | 12,33 | 11,77 |
Azionari USA Large Cap Blend | -7,73 | 4,05 | 13,35 | 12,78 |
Azionari USA Small Cap | -10,5 | -2,88 | 11,12 | 10,22 |
Azionari USA Large Cap Growth | -17,9 | -10,68 | 11,71 | 13,83 |