Dalla trasparenza al ruolo dei consulenti, le spinte alla previdenza integrativa

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Morgan Housel, Unsplash

La trasparenza nelle condizioni, nei costi, nei rendimenti e nel sottostante dell’investimento è la caratteristica principale richiesta da quanti accedono alla previdenza complementare. Seguono, in ordine di priorità, l’affidabilità del consulente e la possibilità di monitorare in maniera semplice e in remoto l’andamento degli investimenti. Sono le evidenze principali emerse da un sondaggio condotto da Moneyfarm in collaborazione con Progetica, società indipendente specializzata in educazione e pianificazione finanziaria, assicurativa e previdenziale, con l’obiettivo di indagare le aspettative di lungo termine dei risparmiatori italiani.

La ricerca ha coinvolto circa 400 intervistati garantendo un’adeguata rappresentanza di genere, età e livello patrimoniale, oltre a un buon livello di istruzione finanziaria, fondamentale per capire opportunità e criticità connesse al settore della previdenza complementare. Secondo Andrea Rocchettihead of Investment Advisory di Moneyfarm, la previdenza complementare, in quanto segmento ancora poco sviluppato in Italia, ha un margine di miglioramento notevole. “Fondamentale focalizzarsi sui giovani”, sottolinea l’esperto, “che devono andare a integrare fin da oggi un assegno pensionistico pubblico che sarà inesorabilmente esiguo per non trovarsi costretti a rivedere significativamente il proprio stile di vita in pensione”.

Il prodotto previdenziale ideale e il valore della consulenza

La prima caratteristica indicata dagli intervistati per definire un “prodotto di previdenza integrativa ideale” è connessa ai costi. Chiamati a scegliere tra quattro variabili, gli investitori hanno indicato, in ordine di priorità il “costo basso”, seguito da “alto rendimento” e “agevolazioni fiscali”. Le preferenze cambiano in base all’età: la fascia più prossima al pensionamento (51-65 anni) è quella che ha indicato la fiscalità come prioritaria. Dalla ricerca emerge anche un altro dato legato, come anticipato, al tema della trasparenza, a cui il 70% dei rispondenti ha assegnato il punteggio massimo (sette su sette) tra le 25 caratteristiche del prodotto previdenziale ideale. Un altro dato interessante è quello legato al monitoraggio “semplice e online” dell’investimento, che attrae le preferenze del 51% degli intervistati, con un picco del 55% tra gli under 35 e del 64% tra le donne. La consulenza mantiene salda la quota di importanza tra gli investitori: “l’affidabilità del consulente” è infatti al secondo posto (subito dopo la trasparenza) con un 61% di intervistati che assegna un punteggio di sette su sette, e l’87% un punteggio pari o superiore a sei su sette. Chiamati a classificare più precisamente le caratteristiche ideali della consulenza che vorrebbero ricevere, gli investitori hanno indicato come prioritarie la “competenza” e la “disponibilità di un canale attivo di comunicazione col consulente”.

Cosa “blocca” la definizione di un piano pensionistico

La mancata conoscenza sulla “validità del piano pensionistico” emerge come causa primaria (su 38 elementi di criticità indicati nel sondaggio) della mancata attivazione del piano stesso: il 49% dei rispondenti assegna a questo “blocco” un punteggio pari o superiore a cinque (sulla scala da uno a sette). Moneyfarm indica come dalla ricerca emerga la percezione della previdenza integrativa “come una sorta di black box” e, in cima alla classifica, oltre alle difficoltà già indicate, ci siano la “molteplicità delle variabili che rende oggettivamente difficile fare stime precise su tempi, importi e impatti futuri” (il 59% dei rispondenti ha assegnato a questa voce un punteggio pari o superiore a cinque), il “timore che ci siano costi nascosti” (il 49% dei rispondenti ha assegnato a questa voce un punteggio pari o superiore a cinque) e, più in generale, la “scarsa conoscenza sul funzionamento della previdenza complementare” (il 45% dei rispondenti ha assegnato a questa voce un punteggio pari o superiore a cinque).

La scarsa fiducia nella pensione pubblica spinge verso la previdenza integrativa

Al di là delle difficoltà evidenziate, il 90% degli investitori mostra una certa fiducia nella previdenza integrativa, in particolare se rapportata alla previdenza pubblica: il timore di cambiamenti legislativi è al secondo posto tra i quattro fattori di blocco proposti, ma si sposta in testa alla classifica per i soggetti che lavorano e per le donne (nella fascia tra i 36 e i 65 anni). Anche il timore che l’importo dell’assegno INPS non sia sufficiente a garantire una pensione dignitosa spinge in direzione della previdenza integrativa: il 76% degli intervistati assegna alla voce “perché mi basterà la pensione INPS” un punteggio pari o inferiore a tre, stesso valore alla risposta “perché l'INPS è affidabile e fino ad ora ha funzionato” per il 74% dei rispondenti (nella fascia d’età over 65 la percentuale scende al 52), così come il 77% ha assegnato alla voce “perché sono un'idealista e vorrei che lo Stato se ne prendesse carico” un punteggio pari o inferiore a tre.

Niente previdenza complementare, sono “pigro”

Tuttavia molti italiani non hanno ancora sottoscritto un piano pensionistico complementare in quanto “popolo di presentisti”, come li definiscono i ricercatori.  Tra quattro elementi (noti) proposti, il 36% dei rispondenti ha indicato “perché è troppo distante nel tempo” come motivo principale. I più pigri ad attivare un piano pensionistico sembrano essere i giovani e gli anziani: il 55% degli under 35 ha assegnato alla voce “pigrizia” un punteggio pari o superiore a cinque, contro il 36% dei 51-65enni. Infine gli intervistati si riconoscono disposti a sottoscrivere un piano di previdenza complementare a condizione che si verifichino una o più condizioni tra quelle che seguono: il 26% vorrebbe prodotti dalle caratteristiche più attraenti, il 15% preferisce aspettare di avere più liquidità a disposizione, il 12% auspica maggiori incentivi alla previdenza integrativa da parte dello Stato, il 9% sente la necessità di ricevere maggiori spiegazioni sull’utilità di un piano previdenziale integrativo.