Davide Gatti (Anima): “La funzione formativa e informativa della SGR nel dialogo consulente-cliente”

Davide Gatti
Davide Gatti, foto ceduta (Anima SGR)

La società di gestione è uno degli “attori principali” nell’industria del risparmio, ma “il soggetto fondamentale è il consulente, la persona che intrattiene rapporti diretti e continuativi con il cliente finale che, in definitiva, è quello verso cui sono indirizzati i prodotti”. Dalla centralità del consulente come perno dell’industria parte la riflessione di Davide Gatti, head of retail and private division di Anima SGR, raggiunto da FundsPeople nel corso di uno degli eventi centrali per il mondo della consulenza italiana: l’edizione 2022 dell’Efpa Italia Meeting, che si è svolta il 6 e 7 ottobre scorsi a Firenze. Il punto di vista della SGR diventa quindi elemento di analisi su come si muovono i meccanismi principali dell’industria del risparmio. La società di gestione, in questo universo “composito”, come lo definisce lo stesso Gatti, svolge due funzioni in particolare: “La prima è informativa, ed è legata ai prodotti e alla loro trasparenza per il risparmiatore”. La seconda è di ordine “formativo”, in quanto la società di gestione “mette banker e consulenti nelle condizioni di conoscere quali sono le possibilità e le proprietà di determinati strumenti, e di entrare nel merito delle scelte allocative dei portafogli”.

Il ruolo della SGR

Gli ultimi mesi hanno dato prova di questa cooperazione tra i vari snodi dell’industria. Le crisi finanziarie che si sono succedute in periodi sempre più ristretti (dalla crisi pandemica a quella bellica fino alla cosiddetta “crisi delle bollette”) hanno testato il mercato. “Anche alla luce dei dati Assogestioni, gli outflow di quest’anno sono molto più bassi rispetto a quelli che abbiamo visto in precedenti crisi, ad esempio nel 2008 e nel 2011. Oggi vediamo un dato di raccolta ancora leggermente in positivo, dato imputabile all’attività formativa (sia b2b sia b2c) che ha portato il mondo della finanza a un livello di consapevolezza molto più elevato rispetto a quello che era 10 o 12 anni fa”. Nella nuova crisi di mercato, continua Gatti “gli atteggiamenti sono stati meno emotivi, più consapevoli e razionali, e a questo hanno contribuito in particolare i consulenti finanziari”. La SGR ha dato poi un contributo fattivo nel tempo, “abbiamo investito molto in questo tipo di attività entrando nell’ottica che la finanza è non solo un esercizio tecnico ma anche di comunicazione”.

Il paradosso dell’online

Il riferimento va alle azioni messe in campo in questi anni, meeting, serate formative e incontri con risparmiatori e consulenti. “Riteniamo che questa sia una delle attività fondamentali per poter allocare le proprie risorse in modo migliore, non dimentichiamo che la gestione efficiente del risparmio degli italiani è in qualche modo la gestione di una delle risorse più importanti che ha il nostro Paese”. Entra qui in gioco uno degli elementi che hanno guidato le riflessioni del meeting fiorentino di Efpa, in quanto il passaggio alla comunicazione digitale, che ha trovato un forte impulso soprattutto nelle fasi iniziali della pandemia, ha modificato le dinamiche tra consulente e cliente, senza, tuttavia, cannibalizzare il meccanismo più profondo: il contatto personale. “Negli ultimi due anni, con la possibilità di muoversi sul territorio inficiata dalla pandemia, è stato di grande utilità avere a disposizione strumenti software per le attività online per trasferire in modo rapido ed efficiente gli elementi tecnici che servono al consulente per fare il proprio lavoro. Si è trattato di un’innovazione di processo che ha trasformato radicalmente l’attività delle SGR e del consulente. Questo non vuol dire che il meeting non ci sarà più ma acquisirà ancora più importanza, perché non si sottolineeranno solo aspetti di natura tecnica ma anche aspetti relazionali fondamentali nel nostro lavoro”.

I prodotti

Guardando poi al dettaglio dei singoli prodotti, l’esperto sottolinea come una delle conseguenze della volatilità che ha contraddistinto i mercati nel 2022 sia l’ingresso “con prepotenza” del mercato fixed income “nei pensieri e nelle strategie” dei risparmiatori.  “Il mercato obbligazionario, oggi, presenta rendimenti molto in linea con quelle che sono le aspettative dei clienti italiani. Se da un lato la salita dei rendimenti del 2022 si è rivelata un problema per chi era già investito, tuttavia è anche una grande opportunità in quanto consente alle società di offrire prodotti obbligazionari con yield to maturity molto interessanti”. Il riferimento va a tutto il mondo dei prodotti del risparmio a scadenza: “I target fund consentono oggi più che in passato di offrire un prodotto a scadenza predefinita con una cedola molto in linea con l’aspettativa dell’investitore italiano”. Un altro aspetto sono i prodotti di natura flessibile e azionaria, con un’asset allocation dinamica “in cui il gestore cerca di investire in azioni con l’esposizione più appropriata per il momento di mercato. Un esempio è il Fondo Alto Potenziale Europa (che ha ottenuto Rating FundsPeople 2022, ndr.)”. Gatti non ama parlare di “rifugio”. “È un termine che evoca scenari pessimistici” sottolinea. “I mercati insegnano che le occasioni più importanti si ottengono nei momenti in cui c’è un po’ di volatilità. Il rifugio naturale – conclude – sarà trovare il mix di prodotti e attività finanziarie che consente a ogni risparmiatore di raggiungere in termini di rendimento quelli che sono i suoi obiettivi”.