Puntare sul debito emergente può essere una strategia vincente per il 2019, i motivi sono diversi, e ad elencarli ci ha pensato Marcelo Assalin, head of Emerging Market Debt di NN IP. “Ci aspettiamo che la crescita economica si avvicini al potenziale con un incremento del differenziale di crescita tra mercati emergenti e
sviluppati, che probabilmente favorirà i flussi di capitale in questi Paesi”, così esordisce l’esperto dando il suo outlook per l’anno in corso.
I fondamentali rimangono a supporto della crescita dei Paesi emergenti. Infatti salvo in alcuni casi isolati come Turchia e Argentina, il sell off del 2018 è stato causato soprattutto da fattori tecnici. Anche le valutazioni sono interessanti, sia rispetto ai livello storici, che in relazione ad altre asset class obbligazionarie. Un altro aspetto che impatta la crescita degli emergenti è il prezzo delle commodities, anche in questo caso le aspettative rimangono stabili, nonostante la lieve ripresa di inizio anno, NN IP prevede infatti una riduzione della produzione, pertanto non crede in un particolare innalzamento dei prezzi per i prossimi sei mesi. A favore del debito emergente ci sono anche i bassi tassi di default dei governativi, l’agenzia di rating Moody’s stima in media un tasso di default del 0,78% dal 1983 al 2017, mentre i tassi di recupero sono del 55%.
“Individuiamo due rischi importanti legati alla trade war tra USA e Cina e alla politica monetaria della Fed. Ad ogni modo crediamo che tali rischi si siano ridimensionati. Nel primo caso siamo positivi riguardo le negoziazioni tra le due potenze mondiali, anche se non escludiamo che qualcosa possa andare storto. Tuttavia la guerra delle tariffe ha un impatto ridotto sulle economie emergenti. Per quanto riguarda il secondo aspetto, una politica più accomondante può sostenere questa asset class. Se l’inflazione statunitense dovesse aumentare più delle attese, si potrebbe verificare un rallentamento dell’economia negli USA, che spingerebbe la Fed ad aumentare nuovamente i tassi, questo potrebbe avere solo un impatto positivo sugli emergenti. Allo stesso tempo però una crescita troppo debole degli Stati Uniti potrebbe impattare negativamente gli emergenti, soprattutto per le esportazioni e i prezzi delle commodities”, aggiunge l’esperto.
Temi di investimento
- Debito sovrano in valuta forte: A livello di singoli Paesi, vediamo valore nei titoli di credito ad alto rendimento di Argentina, Angola e Costa Rica. Nell’area degli strumenti a basso beta favoriamo i paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) che a seguito dell’imminente inserimento nell’indice EMBI forniranno probabilmente un solido supporto tecnico a queste obbligazioni.
- Debito di frontiera, forte sostegno da FMI: Il nostro scenario di base prevede rendimenti elevati a una cifra che potrebbero raggiungere la doppia cifra. Abbiamo posizioni di sovrappeso su Zambia, Costa d’Avorio, Pakistan e Argentina, possibili destinatari di un forte sostegno da parte dell’FMI nel 2019. Ottimi rendimenti potenziali potrebbero derivare dai paesi beneficiari di finanziamenti esterni allo sviluppo infrastrutturale (come nel caso dell’iniziativa cinese One Belt, One Road, la Nuova via della seta), ma ciò rappresenta anche un rischio per i paesi con prestiti superiori alla media.
- Debito in valuta locale, favorito da flessione del dollaro: prevediamo una diffusa flessione del dollaro rispetto alle maggiori valute e ai mercati emergenti a causa di vari fattori, tra i quali le valutazioni, l’inversione di diversi trend positivi per il dollaro rispetto allo scorso anno e prospettive economiche più deboli. Per la maggior parte delle banche centrali nell’universo del debito emergente in valuta locale prevediamo un modesto inasprimento della politica monetaria, compensato dal calo dei prezzi energetici e dalle minori aspettative di crescita. Siamo positivi su Argentina e Turchia, un approccio giustificato dal sensibile calo del peso argentino e della lira turca nel 2018.
- Debito societario emergente, favorito dal rimbalzo del settore energetico: dopo essere sceso più del previsto alla fine del 2018, probabilmente il mercato del petrolio rimbalzerà nel primo semestre del 2019, favorendo le società di esplorazione e produzione di minori dimensioni. A livello di singoli paesi, siamo sovrappesati su Cina e Brasile e monitoriamo la Turchia in una prospettiva tecnica, mentre abbiamo una posizione sottopesata in Messico a causa del rischio politico