Defend (Pioneer): "le riforme in Cina, promesse che sembrano reali"

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La Cina è destinata a un hard landing (brusco calo dopo anni di crescita a due cifre) o un soft landing (transazione moderata verso una crescita inferiore)? Il dibattitto torna in auge dopo la pubblicazione degli ultimi dati ufficiali sul Pil del Paese. Pechino ha reso noto a marzo che le esportazioni, rispetto allo scorso anno, sono diminuite del 14,6% così come le importazioni, cadute del 12,3%. Il dato peggiore riguarda il surplus commerciale, che ha registrato un crollo del 62,2%. Numeri che pochi giorni fa hanno fatto tremare i mercati asiatici, visto che l'economia del Paese asiatico è cresciuta solo di un 7% nel primo trimestre del 2015, rispetto a un 7,3% del trimestre precedente, il peggior risultato degli ultimi 24 anni. 

Dati che, insieme alle misure del governo cinese e della Banca Popolare della Cina negli ultimi mesi, hanno fatto sì che le società di gestione internazionali siano tornare a parlare della situazione cinese. Sempre piú esperti sembrano scettici rispetto agli sforzi e alle riforme avviate dal governo cinese. Altri invece, come Pioneer Investiment, parlano di condizioni economiche meno preoccupanti del previsto.

Secondo il report di Pioneer appena pubblicato il rallentamento della locomotiva cinese non sarà infatti così accentuato. Per Monica Defend, head of Asset Allocation di Pioneer Investments, nonostante i dati macro economici negativi "le condizioni sottostanti non sono così pessime come suggeriscono i numeri generali". Insieme all'economista Qinwell Wang, la Defend assicura che "il rallentamento è dovuto ad adeguamenti strutturali, con la debolezza concentrata principalmente nel settore immobiliare, mentre che il settore privato si è comportato relativamente bene. Anche la crescita delle vendite al dettaglio è rimasta più o meno stabile". Gli esperti di Pioneers spiegano che anche se i numeri sono negativi nei primi due mesi dell'anno, la crescita del settore industriale è leggermente migliorata e affermano che il calo registrato è da attribursi per la maggior parte alle società d'estrazione e raffinazione del petrolio e al settore minerario come conseguenza del calo dei prezzi delle materie prime.

"Mentre molte persone hanno espresso preoccupazione per la competitività degli esportatori cinesi, data la recente forza dello yuan nei confronti dell'euro e dello yen, le esportazioni nel mese di febbraio hanno sorpreso con un rialzo, con una crescita del 48,3%" commentano gi esperti di Pioneer. Per quanto riguarda la debolezza delle importazioni, che riflettono in parte la debolezza della domanda interna, credono anche che abbia pesato il calo delle materie prime. "Ci sono già i primi segnali che le condizioni economiche potrebbero essersi stabilizzate o migliorate leggermente nel mese di marzo. Nonostante alcuni numeri, altri dati di produzione stagionale a dieci giorni, come l'acciaio o la vendita giornaliera di immobili sono leggermente milgorati nel mese di marzo", spiegano. E questo anche grazie ad alcune azioni e riforme intraprese dalla politica che dovrebbero aiutare ad stabilizzare la crescita di credito. "Nello specifico - spiega il report di Pioneer - Pechino ha aumentato il deficit di bilancio, che ha compensato una buona parte del rallentamento della spesa pubblica locale a seguito di normative più severe; in aggiunta, ha anche annunciato un nuovo ciclo di politiche di sostegno, che probabilmente contribuirà a stabilizzare le vendite di immobili e i prezzi. La Cina ha intrapreso un'azione decisiva con riforme fiscali, finanziarie e sui terreni, per cui la domanda sarà destinata ben presto ad aumentare".