In un contesto di mercato in cui i rendimenti sono ancora modesti, la liquidità è abbondante e le occasioni di diversificazione sono limitate, diventa necessario saper sfruttare le eventuali divergenze macroeconomiche che possono impattare le varie asset class. Prima fra tutte è la desincronizzazione delle politiche monetarie a livello globale. Se l’arrivo della crisi da Coronavirus aveva reso tutti i Paesi ben sincronizzati per fronteggiare la pandemia, già alla fine del 2021, però, abbiamo assistito a delle discrepanze importanti nelle reazioni monetarie delle banche centrali, soprattutto tra Cina e Stati Uniti, che ora sembrano aver preso due direzioni opposte. Quali sono le conseguenze per i portafogli e come cogliere le opportunità da questa situazione? Ne abbiamo discusso nell’ultima parte della tavola rotonda sull’outlook di quest’anno.
Desincronizzazione delle politiche monetarie, come aggiustare i portafogli

La Cina è stata una delle prime potenze economiche ad uscire dalla crisi, decidendo, già nel secondo trimestre del 2021, di ridurre gli stimoli monetari. Tuttavia il venir meno delle politiche espansive ha messo in difficoltà tutte quelle aree dell’economia più indebitate, pertanto le autorità monetarie stanno tornando sui loro passi. Dall’altro lato invece la Fed ha annunciato il tapering, si prevede il primo rialzo dei tassi già a marzo e appare probabile che possa iniziare il quantitative tapering sul bilancio. “È importante attuare un approccio tattico per sfruttare le anomalie sul mercato”, così esordisce Marco Mossetti, senior portfolio manager di Credit Suisse Asset Management alla luce di questo scenario. Un ruolo cruciale verrà giocato dal dollaro. “Il rafforzamento del dollaro può rappresentare un problema per i mercati emergenti, ma la buona notizia è che nei cicli precedenti il movimento di rafforzamento si è interrotto con il primo rialzo dei tassi della Fed: questo vuol dire che a breve potrebbe presentarsi l’opportunità per aumentare l’esposizione su Cina e mercati emergenti che, sostenuti da politiche monetarie espansive, potrebbero sovraperformare nella seconda parte dell’anno”, aggiunge il gestore.
1/5Anna Paola Marchi, responsabile Clientela Wholesales di Credit Suisse AM conferma questo forte interesse per la Cina e per i Mercati Emergenti. Le notizie negative che hanno travolto la Cina non mancano: il mercato azionario lo scorso anno ha registrato performance negative rilevanti, il settore dell’istruzione privata a pagamento è stato penalizzato severamente da una serie di restrizioni regolamentari del governo cinese, il caso Evergrande ha evidenziato una situazione di grande difficoltà del settore immobiliare e il Paese ha subito un rallentamento economico. “Con la politica monetaria di nuovo a supporto dell’economia e date le valutazioni interessanti guardiamo con attenzione alla Cina e agli emergenti, sia a livello di indici azionari, dove il Dragone Rosso ha un peso del 20%, che attraverso soluzioni focalizzate nell’A-shares”, sottolinea la sales
2/5Alessandro Bray, Investimenti e Wealth Management delle Gestioni Patrimoniali di Banca Aletti, fa notare, inoltre, come Europa e Stati Uniti, sebbene stiano andando nella stessa direzione, ovvero verso una riduzione degli stimoli monetari, in realtà lo stiano facendo a velocità differenti. “Notiamo una divergenza nelle politiche fiscali tra Europa e USA, questi ultimi hanno rallentato, mentre nel Vecchio Continente dovrebbero perdurare per un po’, questo favorirà i mercati europei in termini di valutazioni”, spiega il gestore. Ritiene invece che sia ancora presto per focalizzarsi sugli emergenti, perché ci sono ancora troppe forze contrarie derivanti dal dollaro e dai movimenti dei tassi degli Stati Uniti, che potranno assumere maggior interesse nella seconda parte dell’anno.
3/5“Assumere posizioni sugli emergenti risulta difficile quando le banche centrali si stanno muovendo per combattere l’inflazione”, commenta David Karni, responsabile portafoglio di investimento di BCC Risparmio & Previdenza. L’azionario emergente è rappresentato soprattutto dall’Asia ed è strettamente dipendente dalle vicende cinesi. “Saranno mesi di forte incertezza e volatilità, pertanto si può pensare di assumere posizioni in questa asset class a piccole dosi”, aggiunge. “Opportunità interessanti potrebbero provenire anche dal Latino America nel debito emergente, qualora non ci siano importanti shock sulle materie prime”, conclude.
4/5Anche per Carlo Viscardi, head of Discretionary Portfolio Management di Amundi SGR le opportunità di questa desincronizzazione delle politiche monetarie sono da ricercare in Cina. “Abbiamo incrementato il peso dei Paesi emergenti nei portafogli bilanciati, prediligendo soprattutto la Cina e pensiamo di aggiungere peso nella seconda parte dell’anno, ma si tratta comunque di una parte marginale del portafoglio”, ha chiosato il gestore. “Il dollaro resta poi un elemento di diversificazione a cui non rinunciamo”, conclude.
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