Conviene investire in Russia nel 2017?

Neiljs, Flickr, Creative Commons
Neiljs, Flickr, Creative Commons

Le previsioni nei confronti degli asset russi nel 2017 sono positive. Stiamo osservando un crescente interesse degli investitori stranieri verso il mercato russo, viste le prospettive di forte ripresa della crescita economica e della domanda dei consumatori dopo 2 anni di recessione. Con la vittoria di Trump alle elezioni americane, vedremo un deciso cambio nei rapporti tra Russia e Stati Uniti, che probabilmente porteranno a una revisone della posizione americana in tema di sanzioni. L’ottimismo nei confronti della Russia è giustificato anche da fondamentali economici positivi, surplus nella bilancia dei pagamenti e dalla ripresa del prezzo del petrolio. Quest’ultimo fattore è di rilevante importanza in quanto la performance delle asset class della Russia e del rublo sono fortemente correlate con l’andamento del corso del petrolio. Nel 2017 il PIL dovrebbe tornare su valori positivi dopo 2 anni di recessione e l'inflazione, che a gennaio è scesa al 5%, dovrebbe diminuire ulteriormente. Uno degli obiettivi della Banca centrale russa per il 2017 è quello di portare l’inflazione ad un livello più sostenibile, arrivando all’obiettivo prefissato del 4%.

Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel, ha analizzato la situazione economica e politica in Russia. Secondo lo strategist, il contesto russo resterà molto complesso per gli investitori. L’esperto afferma che ¨la Russia è Paese con enormi risorse e un potenziale surdimensionato, ma anche motivo di rischio politico, con una governance mediocre e fonte di eterna delusione¨. La vittoria di Donald Trump ha avuto il dolce sapore di una vittoria per la Russia e potrebbe avere contenuti diversi, come il riconoscimento da parte degli Stati Uniti della sfera di influenza russa, una cooperazione per combattere il terrorismo islamico o l’abrogazione delle sanzioni economiche occidentali contro Mosca.

Lo strategist spiega che ¨se da un lato la più grande nazione della Terra è diventata ancora più grande con l’annessione della Crimea, dall’altro la sua economia segna il passo¨. Durante il bienno di recessione, l'economia russia è stata colpita dal crollo delle quotazioni petrolifere e dalle sanzioni economiche deliberate dai Paesi occidentali a fronte della condotta espansionistica. Lo shock macroeconomico si è rivelato meno grave del previsto e di gran lunga meno pesante di quelli delle crisi precedenti del 1998 o del 2009, grazie alle politiche in stile occidentale adottate dalla Banca centrale russa, sotto la guida di Elvira Nabiullina, che ha lasciato svalutare il rublo quando il prezzo del greggio era in calo, ma ha alzato i tassi di interesse per controllare l’inflazione. In aggiunta, le riserve finanziarie del Paese, alimentate dalla vendita di petrolio, si sono rivelate una fonte preziosa di liquidità per il bilancio statale, che ha così potuto attenuare la regressione. Il sistema bancario ha superato abbastanza bene la recessione e il saldo delle partite correnti è rimasto in attivo. 

Nel complesso l’economia si è stabilizzata, ma la ripresa sarà probabilmente sotto tono. La Russia resta eccessivamente dipendente dall’energia fossile (70% delle esportazioni, 50% delle entrate dello Stato) e in assenza di un rafforzamento dello stato di diritto e dei diritti di proprietà è difficile immaginare un tasso di crescita economica superiore all’1%-1.5%. Dando uno sguardo ai mercati globali, nonostante le azioni globali abbiano appena toccato nuovi massimi, secondo Christophe Bernard gli investitori non dovrebbero illudersi. Le agende populiste, se si imporranno, mineranno col tempo la crescita economica globale e metteranno a rischio i margini operativi delle multinazionali globali. Il mercato russo si conferma una piazza petrolifera con leva e valutazioni visivamente convenienti.