Secondo un sondaggio condotto da Expert Investor Europe (EIE) a maggio e giugno, l’equity dei paesi in via di sviluppo si distingue come l'asset class più popolare tra i funds selectors.
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Dopo le turbolenze della scorsa estate e nonostante le tensioni geopolitiche degli ultimi mesi, i mercati emergenti stanno catturando di nuovo l'attenzione degli investitori. Secondo un sondaggio condotto da Expert Investor Europe (EIE) a maggio e giugno, le azioni dei mercati emergenti si distinguono come l'asset class più popolare tra i fund selector europei e in almeno sette dei tredici paesi esaminati, più della metà dei selettori prevede di aumentare le loro allocations a questa categoria.
La Finlandia è il paese dove i funds selectors si mostrano più entusiasti con le borse emergenti e addirittura un 70% di loro prevede di aumentare la loro esposizione. Di seguito troviamo la Norvegia (67%), il Belgio (60%) e la Francia (55%). Come indica l’EIE, l'appetito per i titoli azionari dei mercati emergenti ha registrato una forte ripresa negli ultimi mesi, sostenuta da afflussi netti di capitale, che hanno raggiunto i 1.470 milioni di euro a maggio, secondo i dati di Morningstar.
"I mercati emergenti nel loro complesso sono tornati negli ultimi mesi sotto i riflettori", spiega Davide Barattini, responsabile Comparto Flessibili/Emerging Markets di Aletti Gestielle, "grazie al forte recupero che li ha riportati nella parte alta del trading range degli ultimi 5 anni. Tra le varie ragioni, possiamo ricordare, le elezioni in India e poi in Indonesia che hanno alimentato la speranza di riforme strutturali; il riflesso di questa speranza anche per le elezioni brasiliane; il rientro delle preoccupazioni (in particolare per i “Fragile 5”) che si erano diffuse con l’avvio del tapering da parte delle Fed ed il miglioramento dei dati macroeconomici in Cina dopo i vari interventi da parte del Governo e della Banca Centrale".
"Gli investitori nei mercati emergenti hanno bisogno di mantenere una visione d'insieme", dice il celebre gestore di Franklin Templeton Investments, Mark Mobius, nell'ultimo post del suo blog ‘Investment Adventures in Emerging Markets’. "Negli ultimi dieci anni, i mercati emergenti si sono comportati peggio che di quelli sviluppati soltanto tre volte, e il 2013 fu una di queste. Nella prima metà del 2014, i mercati emergenti hanno in generale sovraperformato quelli sviluppati e penso che ci troviamo in un buon momento per quanto riguarda il recupero di questi mercati". Mobius è particolarmente ottimista con alcuni mercati di frontiera, meno sviluppati tra gli emergenti, come la Nigeria, Arabia Saudita e Vietnam, dove ritiene che si trovino le migliori opportunità.
Più appetito per il reddito fisso emergente
Le obbligazioni dei mercati emergenti hanno subìto pesanti rimborsi un anno fa, dopo le prime voci di 'tapering', ma sembra che adesso gli investitori cominciano a tornare lentamente verso questa asset class. Secondo l’EIE, i fund selector francesi sono i più ottimisti sul debito dei mercati emergenti e oltre il 60% prevede di rafforzare le loro allocation di bond corporativi emergenti.
L'indagine rivela dell’ EIE inoltre che anche i funds selector di Lussemburgo, Danimarca, Svizzera e Italia sono anche tra i più ottimisti in merito al debito dei mercati emergenti, anche se lo studio precisa che questi dati non devono essere interpretati come se le obbligazioni dei mercati emergenti fossero l’asset class preferita dai selettori europei ma, piuttosto come quella che preferiscono rispetto alle obbligazioni dei mercati sviluppati. Infatti secondo l’ EIE, il sentiment verso questa l'asset class è neutrale nella maggior parte dei paesi europei.
Secondo i dati di Morningstar, c’è stata una buona rimonta per i fondi obbligazionari emergenti globali nel secondo trimestre, che hanno ottenuto la più alta raccolta netta (circa 2,5 miliardi di euro) di tutte le categorie Morningstar, tra aprile e giugno.
"Nonostante il miglioramento di sentiment recente", continua Barattini, "i problemi strutturali sono ancora da affrontare ed i cicli economici di molti dei Paesi, così come la politica monetaria delle diverse banche centrali, non sono sincronizzati e presentano ancora punti di incertezza. Queste ragioni ci portano, visto i livelli raggiunti, ad un atteggiamento prudente per i prossimi mesi. Gli sviluppi evidenziati difficilmente sosterranno il recupero oltre il breve termine ed inoltre l’idea di un possibile rialzo dei tassi americani prima del previsto rappresenta un fattore di volatilità per i mercati emergenti", conclude il gestore.