"Ridurre le posizioni sulla borsa americana e compensarle parzialmente con acquisti su Hong Kong e Shanghai. Mantenere e allargare le posizioni azionarie sugli esportatori europei".
Sono giorni di forti dati americani e di dati europei che, dopo essere stati per qualche settimana poco meno che disastrosi, iniziano di nuovo a volgere in positivo. Dati migliori, però, significano più incertezza sul Quantitative easing europeo, l’unica cosa che fino a oggi è sembrata interessare veramente al mercato. Insomma, può profilarsi il meglio o il peggio ma, borse e bond si comportano come se si trovassero in un mondo tranquillo, strutturalmente solido e privo di inflazione e di deflazione.
Solo l’euro procede veloce verso un aggressivo ridimensionamento. Spiega Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos che “per i politici europei l’euro debole risolve molti problemi potenzialmente esplosivi. Il primo è la sopravvivenza stessa della valuta unica e il mantenimento nel suo perimetro dell’Italia. Il secondo è la provvista di ossigeno per l’altro grande malato, la Francia. Il terzo è il possibile rinvio del Qe, la cui adozione scatenerà in Germania polemiche e battaglie legali senza fine (con l’Allianz fur Deutschland in continua ascesa e sempre più pericolosa per la Cdu).
Si consideri poi che la svalutazione, che pure è un impoverimento patrimoniale e reddituale, non solo è accettata ma è addirittura invocata da molte parti sociali, mentre la svalutazione interna (cambio stabile e taglio dei salari) pur essendo in molti aspetti la stessa cosa, è ferocemente osteggiata e potrebbe provocare in alcuni casi la caduta stessa dei governi. La svalutazione è dunque la linea di minore resistenza, soprattutto se si accompagna a un restringimento ulteriore degli spread della periferia”. Il Qe, del resto, ha come scopo il deprezzamento del cambio e il restringimento degli spread. Continua: “se si riesce però a raggiungere gli stessi obiettivi calcando la mano sui tassi negativi e sulle operazioni di finanziamento (Tltro, Abs, covered bond) e se si riallarga di un trilione di euro la dimensione del bilancio della Bce, si può tenere il Qe di riserva.
La BCE non accumula dollari per tenere basso l’euro, mentre le banche asiatiche lo fanno e in questo, secondo i due autori, si comportano slealmente. ”Letto in chiave politica, gli Stati Uniti accettano come un male necessario e inevitabile il deprezzamento dell’euro ma intendono compensarlo almeno in parte con una rivalutazione dell’Asia. In realtà è poco realistico che Corea e Cina accettino in questa fase di rivalutare, ma il messaggio, tra le righe, è quello di non provare nemmeno a svalutare”.
Come comportarsi allora? Conclude l’esperto: “L’euro strutturalmente debole, il dollaro strutturalmente forte e la Cina che dovrà restare agganciata al dollaro e che vuole fare salire la sua borsa ci inducono alle seguenti conclusioni operative. Ridurre le posizioni sulla borsa americana e compensarle parzialmente con acquisti su Hong Kong e Shanghai. Mantenere e allargare le posizioni azionarie sugli esportatori europei, beneficiari dell’euro debole. Tenere il resto del portafoglio in dollari con duration limitata.