Sono 11,5 milioni i risparmiatori che scelgono i fondi comuni, secondo l'ultimo Osservatorio di Assogestioni, con un investimento medio di 47 mila euro.
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Il lato positivo è che, in soli due anni, l’interesse dei fondi comuni ha conquistano oltre 4,5 milioni di investitori. Per la precisione dai 7 milioni del 2018 gli italiani che hanno sottoscritto un fondo sono passati ad essere circa 11,5 milioni, a dicembre 2020. Uno su cinque, insomma. Il lato meno interessante è che alcune dinamiche non cambiano (o cambiano poco). Parliamo di uomini (anche se la parità si avvicina sempre più), con una età media pari a 60 anni, residenti al Nord (64% dei sottoscrittori). Sono questi i dati diffusi dall’Osservatorio Assogestioni sui sottoscrittori di fondi comuni che traccia un quadro dell’investitore italiano.
Investimento medio
Parliamo di risparmiatori che investono in fondi, in media, circa 47 mila euro. Importo che varia in base alla tipologia del prodotto: più basso per i sottoscrittori di fondi italiani (30 mila euro), più alto per gli investitori in fondi esteri. Tra questi, il valore dell’investimento medio in fondi cross border si attesta a 56 mila euro. Con 6,6 milioni di sottoscrittori, i fondi italiani vanno per la maggiore, seguono i fondi esteri (2,5) e i cross border (1,3).
Età e area geografica
Lo studio analizza la partecipazione per età, distribuzione geografica. Come detto, il 41% dei sottoscrittori appartiene alla generazione dei Boomers - seguono i risparmiatori della Generazione X con il 27%. Le generazioni più anziane (ultra 75enni) pesano per il 21%. I risparmiatori più giovani (Millennials e Generazione Z) si attestano all’11% - e circa due terzi risiedono al Nord Italia: il 38% nel Nord-Ovest, il 26% nel Nord-Est. Nel Centro risiede il 19% dei sottoscrittori, al Sud l’11% e il 5% nelle Isole. Nel Nord si registrano importi medi investiti pari o superiori alla media.
Asset allocation
Guardando nel dettaglio, invece, all’asset allocation, continua il lento ma inesorabile discostamento dei risparmiatori italiani dall’obbligazionario. Le masse investite in fondi flessibili rappresentano infatti il 33% del totale e si collocano al primo posto tra le scelte degli investitori. L’asset allocation evidenzia, però, valori differenziati in base alla tipologia di prodotto. Tra i fondi italiani prevale l’investimento in fondi flessibili (46%) e obbligazionari (31%). Tra i prodotti esteri cresce la componente azionaria, con il valore per i fondi cross border che si attesta al 47%. Resta stabile attorno al 30% il peso dei fondi obbligazionari, mentre diminuisce la quota dei fondi flessibili.
L’Osservatorio analizza anche il grado di rischio degli investimenti, tipicamente strutturato su 7 livelli da 1 (rischio minimo) a 7 (rischio massimo): per due terzi è compreso tra 1 e 4. L’80% dei fondi italiani ha un grado di rischio compreso tra 1 e 4. Per il 53% dei fondi cross border è invece superiore a 4.
Distribuzione
Gli sportelli bancari continuano a dominare la scena: la maggior parte dei fondi italiani (ben il 95%) è, infatti, acquistata attraverso il canale bancario. Il peso dei fondi distribuiti dalle reti di consulenti finanziari aumenta sensibilmente, invece, tra i prodotti esteri: per quelli a distribuzione concentrata è pari al 32%, per i fondi cross border sale al 43%.
La modalità di sottoscrizione scelta dal 63% dei risparmiatori è il versamento unico (PIC), mentre il 24% investe prevalentemente tramite piani di accumulo (PAC). La quota restante investe in forma mista (PIC/PAC).