Ecco perché gli investitori dovrebbero affidarsi alle obbligazioni

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UBI Pramerica SGR, joint venture company tra il gruppo UBI Banca e l'asset management globale statunitense Prudential, non ha dubbi a riguardo: "gli investitori dovrebbero restare sulle obbligazioni, anche se i tassi restano a livelli ultra-bassi". A spiegarlo sono Emilio Franco, vice direttore generale e responsabile degli investimenti e Robert Tipp, gestore delegato delle strategie obbligazionarie globali (no-euro) della società. Con circa 50 miliardi di masse gestite (14 da clientela istituzionale) e 54 prodotti sulle più importanti asset class (a cui si aggiungono 27 prodotti 'a finestra' lanciati dal 2011 a oggi) la casa di gestione controlla ben 22 fondi, di diritto italiano e lussemburghese, sul fixed income. Quanto basta affinché una schiera di circa 100 analisti monitorino costantemente il mercato, apportando alle riunioni mensili del comitato d'investimento, sia nazionale che internazionale, nuova linfa alle strategie obbligazionarie.

Proprio per questo, secondo Tipp, sono tre le ragioni che dovrebbero convincere gli investitori a scommettere sul fixed income: il rendimento, l'alpha e la diversificazione. "Gli investitori obbligazionari dovrebbero godere, nel lungo periodo, di rendimenti significativamente superiori a quelli della liquidità e dei Treasury, grazie a spread generosi nel settore non governativo e al beneficio atteso di uno sviluppo ribassista della curva dei rendimenti e degli spread. In particolare, ci aspettiamo una solida performance dagli strumenti d’investimento a più alto rendimento come le obbligazioni high yield, il debito dei mercati emergenti, alcuni prodotti strutturati selezionati, le obbligazioni corporate investment grade così come le obbligazioni di emittenti locali (municipal bonds)", spiega il gestore dalla sede di Milano. "Siamo convinti che sull'investment grade americano possa aprirsi un bacino di domanda che prima non esisteva" sottolinea anche Franco.
Il secondo motivo per affidarsi al mercato obbligazionario è che "l'attuale transizione a un nuovo contesto di tassi ultra-bassi genera delle dislocazioni del mercato che dovrebbero continuare a offrire opportunità significative, in grado di generare valore attraverso la gestione attiva", continua Tipp. Infine "le  obbligazioni dovrebbero fornire un  contrappeso nei  portafogli degli investitori rispetto ad asset più volatili come l’azionario e l’immobiliare".

"Questo pazzo mondo di tassi bassi"

Se gli USA "potrebbero essere capaci, in via astratta, di sopportare tassi di interesse più alti, in realtà c'è la possibilità che il restringimento monetario della Fed non solo danneggi il contesto internazionale ma anche la stessa economia americana attraverso gli effetti di un dollaro più forte. Tutto sommato, i Treasury americani sono già, di fatto, tra quelli con i rendimenti maggiori tra le economie sviluppate", ribadisce Robert Tipp. 

È anche vero che in uno scenario di crescita moderata e con politiche monetarie accomodanti, le attività rischiose, come le azioni, rappresentano un contesto favorevole. "Ciò vale a maggior ragione dopo i recenti cali, che hanno aperto significativi margini di attrattività valutativa, prevalentemente nella zona euro, per investitori che abbiano il corretto orizzonte temporale di lungo termine e siano in grado di sopportare la volatilità nel breve", spiega Emilio Franco. Il restringimento recente delle condizioni finanziarie rappresenta un rischio potenzialmente significativo all'attività economica, "ma ci aspettiamo che le Banche centrali principali agiscano energicamente per contrastarlo ed evitino così che lo stress finanziario contagi il quadro macro. La BCE, in particolare, è destinata ad ampliare ulteriormente e massicciamente il programma di allentamento quantitativo e rappresenta un fondamentale elemento di supporto al consolidamento della giovane ripresa dell'area della moneta unica e alla riaccelerazione degli utili aziendali", conclude il vice direttore generale.