In Italia, in fatto di educazione finanziaria c'è ancora molta strada da fare. Se è vero che da una parte i risparmiatori (investitori e non) ammettono di avere una scarsa conoscenza sul tema, dall'altra c'è la volontà da parte del 31% del campione di fare dei progressi. Questa è una delle evidenze che emerge dalla ricerca "Educazione finanziaria: il contributo al rilancio del Paese" realizzata da Pictet AM sotto la direzione di Nicola Ronchetti, fondatore e CEO di FINER Finance Explorer.
Il campione intervistato è formato da una platea di 5.800 individui, di cui: 5.200 investitori finali segmentati per tipologia ed entità del patrimonio finanziario, 2.000 mass market (con patrimoni finanziari da 10mila euro a meno di 50mila euro), 2.500 affluent (1.500 dai 50mila euro a 250mila euro + 1.000 upper + 250mila euro -500mila euro), 700 private (600 da 500 euro a - 5 milioni di euro + 100 HNWI oltre 5 milioni di euro), 300 studenti delle superiori/universitari e 300 risparmiatori italiani che non hanno investito i propri risparmi.
Per il mass market (32%) c’è una oggettiva difficoltà nel capire la materia, mentre affluent (33%), private (37%) e studenti over 18 (39%) lamentano una certa complessità nel trovare contenuti o referenti.
come attirare l'attenzione dei risparmiatori
Secondo i dati riportati dalla ricerca inoltre, l’interesse per la finanza, mediamente basso, cresce con l’entità del patrimonio, arrivando all’89% per i clienti private. Sono, però, interessati, in varia misura, a questi temi anche il 51% degli studenti e il 50% dei non investitori. È innegabile però che nella moltitudine di informazioni ormai in circolazione, ci siano alcuni temi che più interessano il campione e che potrebbero accendere l’interesse degli italiani: per il mass market (33%), i risparmiatori non investitori (39%) e per gli studenti over 18 (40%) sono il risparmio - inteso come, quanto e perché risparmiare - e i progetti di vita (rispettivamente23%, 34% e 31%). La gestione del risparmio interessa in particolar modo i clienti affluent (31%) e private (34%), acquisendo quindi più rilevanza con l’aumentare del patrimonio. Seguono, in generale per tutte le categorie, il ruolo dei professionisti (16%) e macroeconomia e Borsa (4%).
Diverse sono le ragioni, fra chi è interessato a queste tematiche, che spingono le persone a volerne sapere di più: perché percepiscono il ruolo centrale della finanza nell’economia del Paese (75%), per l’importanza della finanza in generale (66%), perché interessati alla gestione dei propri investimenti (44%), perché interessati ai propri risparmi (34%), per evitare di fare errori e/o poter valutare l’operato dei propri referenti (17%) o, ancora, perché interessati o appassionati alla materia di studio (6%). Chi, invece, non dimostra interesse, testimonia uno scarso interesse per gli argomenti economici (51%), ha una scarsa o non ha fiducia nel settore (47%) o, ancora, ha uno scarso interesse personale/non ha soldi da investire (24%).
a chi spetta il ruolo di aumentare i livelli di educazione finaziaria
Ad accompagnare Nicola Ronchetti alla presentazione della ricerca sono intervenuti Daniele Cammilli, head of Marketing Italia di Pictet AM, Paola Soccorso, consigliere Ufficio Studi Economici di CONSOB e Alessandro Paralupi, segretario generale dell'Organismo di vigilanza e tenuta dell'albo unico dei consulenti finanziari. Nelle loro presentazioni tutti i protagonisti sono stati concordi nell'affermare che il compito di aumentare i livelli di educazione e consapevolezza finanziaria nel nostro Paese spetti tanto a entità private quanto pubbliche.
Sono dello stesso parere anche gli intervistati. Per studenti (21%) e non investitori (17%) è decisamente rilevante il ruolo dei docenti e della scuola. Per private e affluent, invece, dovrebbero ricoprire un ruolo in tal senso anche le Sgr, i bancari e i consulenti finanziari. Chi investe, quindi, riconosce il dovere di ciascun attore del mondo del risparmio gestito di agire per colmare le lacune presenti fra il pubblico più ampio in tema di educazione finanziaria. Una mancanza che impedisce spesso di prendere le giuste scelte in termini di investimento, lasciando gli investitori meno preparati in balia dell’emotività.
Come risulta evidente dal grafico qui sopra, per tutti gli spaccati del campione, è fondamentale la collaborazione tra Pubblico (Stato e istituzioni) e privato (banche, reti di consulenti finanziari e società di gestione del risparmio). Questa sinergia potrebbe portare all’avvio di un’azione continuativa rivolta a tutte le fasce della popolazione.
In questo senso si inserisce proprio l'esperienza di Pictet AM che va avanti ormai dal 2015 con diverse iniziative. "Parlare di educazione finanziaria, oggi, assume una valenza completamente nuova. Con questa ricerca abbiamo indagato difficoltà e bisogni di un ampio campione che, in misura differente, non si sente sufficientemente sostenuto nel percorso di avvicinamento a tematiche, come quelle finanziarie, ritenute ostiche. Ciò che emerge, tuttavia, di positivo dall’indagine è che finalmente oggi c’è una coscienza diffusa che una maggiore cultura finanziaria potrebbe essere centrale per il rilancio dell’economia del Paese. Questa nuova consapevolezza potrebbe essere un ottimo incentivo ad approfondire le tematiche economiche-finanziarie, andando anche al di là dell’interesse per la gestione dei propri risparmi. Da sempre attenti a questi temi, in Pictet Asset Management abbiamo sviluppato diverse iniziative a sostegno del percorso di progressiva alfabetizzazione finanziaria degli italiani" conclude Cammilli.