L’analisi di Equita sull’andamento dei fondi PIR in Italia prende atto della raccolta negativa di questi strumenti nel corso del 2023, ma la tendenza dei deflussi “sta gradualmente rallentando”. La classifica per società e categorie in termini di AuM.
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Il rosso del 2023 potrebbe vedere qualche segnale di ripresa nel corso del 2024. L’analisi di Equita sull’andamento dei fondi PIR in Italia prende atto della raccolta negativa di questi strumenti nel corso dei 12 mesi precedenti, con un segno meno attestato da Assogestioni per oltre 2,5 miliardi nell’anno, trascinato dai deflussi registrati dai PIR ordinari per 2,76 miliardi (599 milioni nel 4° trimestre), e solo parzialmente controbilanciato dai 200 milioni raccolti dai PIR alternativi (di cui 134 milioni nel 4° trimestre). Risultato quest’ultimo definito da Luigi De Bellis, co-head Ufficio Studi Equita, come indicativo della “resilienza” dello strumento. L’esperto, nell’ultimo PIR Monitor diffuso dalla società, indica che “il trend dei deflussi, tuttavia, sta gradualmente rallentando”, e vede la possibilità di una stabilizzazione nei prossimi trimestri, “nonostante la visibilità resti ancora bassa su un potenziale recupero dei flussi”. In questo scenario, un ruolo importante è giocato dai BTP (che nell'emissione del 6 maggio ha registrato acquisti per 3,7 miliardi nel primo giorno), la cui attrattività “si traduce in un aumento della concorrenza sui risparmi privati”, ma è prevista in diminuzione man mano che si avvicina la riduzione dei tassi d’interesse.
Motivi di ottimismo
Le cause di un ritorno di interesse potenziale sullo strumento sono da ricondurre a una serie di fattori individuati da De Bellis nella diminuzione prevista per i riscatti. “Nel 2019 e nel 2020 – si legge nel PIR Monitor –, i flussi netti dei fondi PIR sono stati rispettivamente di -1,1 miliardi di euro e di -0,8 miliardi di euro, pertanto prevediamo una riduzione dei rimborsi dopo il traguardo dei cinque anni”, per cui sono previsti benefici fiscali per i detentori. In secondo luogo, “ci aspettiamo che la BCE tagli presto i tassi, fungendo da catalyst positivo per le mid-small cap e per i flussi del mercato azionario”. In questo caso, sempre nel documento si legge come il primo trimestre dell'attuale ciclo di deflussi (cioè il 2Q22) “ha coinciso sostanzialmente con il primo rialzo dei tassi di riferimento da parte delle banche centrali mondiali, con effetti negativi sulla liquidità italiana medio-piccola”. Nel periodo 2012-2021, inoltre, i titoli italiani mid-small, in particolare il segmento STAR, hanno sovraperformato in modo significativo l'indice FTSE MIB (rendimento totale annualizzato dell'indice STAR pari al +24% contro il +9.5% del FTSE MIB e il +10% del FTSE Italia All-Share).
Un mercato dei capitali “efficiente”
Ciò non toglie la necessità di “alcune azioni urgenti per avere un mercato dei capitali più efficiente per attrarre le migliori società, e più investitori (prevalentemente domestici per le mid-small cap) in grado di sostenerne la crescita e una corretta valutazione”, afferma ancora Equita. La società sottolinea come questo sia anche l’obiettivo del “Manifesto per lo sviluppo dei mercati dei capitali in Italia”, promosso da Equita, Assonime, Università Bocconi e Borsa Italiana che propone “alcune azioni urgenti focalizzate sulle società quotate che vanno dalla creazione di fondi di investimento e fondi di fondi dedicati alle PMI quotate, a iniziative per rilanciare i PIR”, oltre a interventi volti a favori le IPO e l'accesso ai mercati dei capitali di debito.
L’ammontare detenuto in fondi PIR
Gli AuM totali promossi dai 66 fondi PIR ordinari (contro i 64 alla fine del 3Q23 e del 4Q22), ammontano a fine 2023 a 16,9 miliardi, in crescita rispetto al trimestre precedente (+3,8%) grazie alla performance positiva del mercato, per cui Equita stima un effetto positivo del 7,5% (e del +13% sull'esercizio 23) in parte compensata dai deflussi.

Le prospettive di Equita sui PIR ordinari prevedono 18 miliardi di euro di AuM entro la fine del 2024 (dagli attuali 16,9 miliardi) “grazie all'effetto positivo dei mercati e alla stabilizzazione dei flussi”.
Per quanto riguarda i PIR alternativi, gli AUM totali promossi da 17 fondi (erano 15 del 3Q23 e 12 nel 4Q22), ammontano a 1,67 miliardi di euro, ma la società stima oltre tre miliardi di AUM “considerando anche i fondi non inclusi nei dati di Assogestioni”, con un incremento del 10% rispetto al trimestre precedente, guidato principalmente dalla raccolta.

In prospettiva, “riteniamo che possano raccogliere tra 1,0 e 1,5 miliardi di euro all'anno a partire dal 2024, avvicinandosi a 10 miliardi di euro di AUM in cinque anni rispetto alla dimensione attuale”. Per gli analisti gli afflussi potrebbero essere positivamente incrementati anche da interventi normativi, tra cui: “L’aumento dell'allocazione a segmenti più liquidi (ad esempio, società mid-cap); l’accesso allo strumento anche per persone giuridiche; e la promozione di fondi per investimenti nell'economia reale”.
I leader in termini di AuM
In termini di AUM, il leader del segmento PIR ordinario è Banca Mediolanum (24,5% di quota di mercato), davanti a Intesa Sanpaolo (22,4%), Arca Fondi SGR (13,8%), Amundi (12,0%) e Anima (9,2%).

Considerando i PIR alternativi e sulla base dei soli dati Assogestioni, il leader di mercato è di gran lunga Intesa Sanpaolo (77,4% di quota di mercato), davanti ad Amundi (6,0%), Mediolanum (5,1%), Kairos (2,9%) ed Ersel (2,7%).

In termini di singole categorie, l'incidenza sul totale degli AUM dei prodotti azionari è aumentata al 27,0% (dal 26,6% del 3Q23) grazie soprattutto alla performance positiva dei mercati, mentre i fondi bilanciati sono scesi al 34,9% (dal 36,2% del 3Q23); i fondi flessibili sono rimasti sostanzialmente stabili (al 26,2%), mentre i fondi chiusi sono aumentati (all'8,9% dall'8,4%).

Incrementare l’allocazione potenziale
Torna in chiusura il tema della definizione “restrittiva” dei PIR alternativi, per cui la quota allocata a titoli quotati nei fondi PIR alternativi è inferiore a 100 milioni di euro. “A nostro avviso – afferma ancora l’esperto –, c'è bisogno di incrementare l’allocazione potenziale su mid-cap quotate (società incluse nell’indice FTSE Italia Mid Cap)”. Inoltre, “osserviamo che il recente cambiamento nella legislazione europea riguardante gli ELTIF (Regolamento 2023/606) ha significativamente ampliato il campo degli investimenti ammissibili”. Tra gli elementi portati all’analisi, la riduzione della soglia minima richiesta per essere investita in asset ammissibili, passata dal 70 al 55%, che ha “aumentato l'universo di investimento di questi fondi”; l’aumento da 500 milioni a 1,5 miliardi della soglia massima di eleggibilità della capitalizzazione di mercato per le quotate “con un impatto positivo sulla liquidità dello strumento”; e la rimozione di alcune limitazioni sull'accesso alla sottoscrizione da parte degli investitori al dettaglio (ad esempio, la rimozione dell’entry ticket mimino di 10 mila euro e l'eliminazione del limite del 10% di concentrazione). “Riteniamo che questi cambiamenti abbiano migliorato il profilo competitivo degli ELTIF rispetto ai PIR alternativi. Sebbene le due definizioni fossero inizialmente simili, gli ELTIF sono ora regolamentati in modo più attraente per gli investitori. Pertanto – conclude l’esperto –, poiché le normative europee sono progredite, le normative italiane dovrebbero seguire lo stesso esempio”.