Nell’analisi mensile a cura di Andrea Conti, emerge come le incertezze legate ai temi politici abbiano caratterizzato le ultime settimane ma, ad esclusione dell’aumento dello spread francese, il focus resta sull’andamento dei principali indicatori economici nei prossimi mesi.
I temi politici hanno canalizzato l’attenzione dei mercati in queste ultime settimane. In Europa, in particolare, il rinnovo del Parlamento comunitario ha avuto un impatto diretto sul governo francese, tanto fa risalire lo spread del Paese “riportandolo ai che massimi già toccati nelle precedenti elezioni presidenziali, che possiamo definire dell'era post ‘Whatever it takes’”, sottolinea Andrea Conti, responsabile macro research & product specialist di Eurizon nella consueta view mensile della SGR del gruppo Intesa Sanpaolo. La verità, afferma l’esperto, è che gli investitori hanno considerato questo evento “molto localizzato sulla Francia, e senza grossi impatti sul resto del contesto economico europeo”, continuando invece a mantenere uno sguardo vigile sul mix crescita-inflazione su entrambe le sponde dell’Atlantico. L’inflazione, d’altronde, in Eurozona è ormai vicina al 2%, mentre quella americana “si è stabilizzata su un livello un po' più alto rispetto ai desiderata della Fed”. La banca centrale USA, tuttavia, sembra orientata a “una discesa dei tassi nel corso dei prossimi mesi”.
Sul fronte crescita, infatti, anche quella americana ha interrotto la salita, mentre quella europea è stabile, tanto da spingere la BCE a operare il primo taglio. Il fatto che la Fed abbia rimandato la decisione, specifica Conti, “non ha impedito al mercato di continuare ad avere delle aspettative di ulteriori riduzioni”, in particolare per la BCE si aspetta un altro taglio in autunno. Un “ribasso lento” che proseguirà nel 2025, per arrivare a tassi intorno al 2-2,5 per cento. “Per la Fed i future sui tassi monetari continuano a prezzare un primo taglio in autunno, per iniziare un ciclo di ribassi che porti i Fed Funds dal 5,5% attuale al 4,0% a fine 2025”, si legge nell’analisi della società.
Asset allocation
In questa fase di stabilizzazione, dunque, “le curve rimangono invertite, con i tassi a breve termine più alti di quelli a lungo termine, proprio in virtù della scelta delle banche centrali”. Conti riporta come le parti breve e medie della curva mantengano tassi più interessanti (perché più elevati), “ma anche le parti lunghe hanno flussi cedolari appetibili in ottica di protezione”. Il giudizio passa da neutrale a positivo per la duration degli USA, mentre si conferma neutrale per l’Eurozona. Sui governativi ancora giudizio positivo sui titoli periferici dell’Eurozona (con sottopeso però sulla Francia).
I mercati a spread, afferma Conti, “aggiungono rendimento rispetto al flusso cedolare privo di duration”, tuttavia l’esperto osserva un movimento parallelo rispetto ai tassi sottostanti, adesso si guarda al rendimento aggiuntivo che possono offrire gli investment grade e gli high yield europei, “su cui continuiamo a essere positivi e sovrappesati”. Giudizio neutrale sulle obbligazioni dei Mercati emergenti.
I mercati azionari hanno continuato nella loro tendenza verso l'alto, nonostante alcune prese di profitto sull’Eurostock (anche legate all’incertezza politica). Questo tuttavia non ha inciso sulla tendenza in atto negli altri mercati, per cui Conti mantiene il “giudizio di positività”. A livello geografico l’ordine di preferenza vede in testa gli USA seguiti da Europa, Giappone, Mercati Emergenti, e in terza posizione Pacifico ex Giappone.
Infine, le incognite politiche non hanno avuto forti impatti sulle valute. “Se l'incertezza politica in Europa avesse pesato tanto agli occhi dell'investitore avremmo dovuto vedere un euro molto più debole”, conclude Conti che conferma un giudizio neutrale sulle principali valute e un giudizio positivo sulle valute emergenti, in considerazione del carry offerto dai titoli in valuta locale rispetto ai titoli in euro.