"L’inizio di un ciclo di rialzo dei tassi avrebbe come prima conseguenza un rafforzamento del dollaro sulle altre divise e impatterebbe in maniera negativa sul debito dei Paesi Emergenti", dice Dirupati di AcomeA SGR.
La settimana più attesa dell'anno dai mercati finanziari è finalmente arrivata. Martedì e mercoledì il FOMC si riunirà e tutti si aspettano un rialzo dei tassi d'interesse per la prima volta dopo quasi dieci anni. Dopo aver mantenuto i tassi bassi per incoraggiare la spesa e sanare un'economia colpita dalla crisi finanziaria, il governatore della Federal Reserve Yanet Jellen ha detto che il mercato del lavoro è migliorato e c'è fiducia che l'inflazione potrebbe seguirne l'esempio.
Mentre il gruppo di economisti consultati dal Financial Times si aspetta da due a quattro successivi rialzi nel corso del 2016, Matteo Dirupati, fund manager di AcomeA SGR ci spiega la posizione della sua società di gestione: "Il mercati azionari globali sembrano aver ampiamente “scontato” il rialzo dei tassi, nella misura di 0.25%, al prossimo FOMC della Fed previsto per mercoledì 16 dicembre. L’attenzione si sposta ora sulle linee guida per il 2016.
Sarà l’inizio di un ciclo di rialzi dei tassi oppure la Banca Centrale adotterà una politica monetaria strettamente correlata all’ambito macro-economico? Risulta alquanto aleatorio fare previsioni sulle mosse future della Fed. Dopo la profonda crisi sistematica del 2008 le Banche Centrali hanno cominciato a operare in maniera “coordinata”, oggi l’inizio di un ciclo di rialzo dei tassi avrebbe come prima conseguenza un rafforzamento del dollaro sulle altre divise e impatterebbe in maniera negativa sul debito dei Paesi Emergenti che stanno già assistendo a un rallentamento della crescita interna. Il parametro inflazionistico interno, visto il crollo del prezzo del petrolio, rimane ancora distante dall’obbiettivo della Fed. Valuteremo attentamente le dinamiche in atto pronti a cogliere alcune opportunità che il mercato ci offrirà in particolare nell’ambito finanziario".