Foà (AcomeA SGR): "Niente allarmismi inutili. L'Italia non è la Grecia"

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È un continuo 'odi et amo' quello che si sussegue tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. In disaccordo su grandi opere, immigrazione, fisco e più ancora, i due vicepremier sembrano invece convolare a nozze sulla manovra fiscale. Ieri è scaduto il termine concesso da Bruxelles affinché il governo apportasse qualche modifica alla legge di bilancio, ma da Roma non si è voluto ritoccare le cifre più indigeste all’UE: il 2,4% decifit/PIL e la crescita all'1,5% nel 2019. L’Italia è sempre più vicina alla procedura d’infrazione per il debito, “ma non è una condanna all’ergastolo”, dice subito Alberto Foà, fondatore e presidente di AcomeA SGR. “Si tratta di una procedura che è stata già applicata in altri Paesi, come Spagna e Francia. Certo, non è una bella cosa ma al di là dell’effetto annuncio non provocherà altri grandi scossoni”. Quanto agli scenari futuri, secondo l’esperto, molto dipenderà da quanto queste misure potranno tradursi in crescita, offrendo così una via alternativa per la riduzione del rapporto debito/PIL. “Il problema non è il numero in sé (2,4%), bisogna vedere se a livello internazionale la crescita reale continuerà. Sarà importante perciò guardare se da qui a fine 2019 l’Italia sarà cresciuta o sarà in uno stato di stagnazione economica”, precisa Foà.

D’altronde né Di Maio né Salvini hanno intenzione di mostrare cedimenti verso Bruxelles alla vigilia della campagna elettorale per le europee di maggio 2019. “Le elezioni saranno un banco di prova importante per capire cosa succederà in futuro: se la Lega e il centrodestra dovessero avere molti voti e il M5S mostrare una certa debolezza, questo potrebbe portare ad una crisi di governo. Con un nuovo governo di centrodestra penso che i mercati sarebbero contenti e disponibili a scontare il fatto che questo 2,4% non si ripeterebbe nel tempo”, afferma il manager. Che poi rassicura: “Vedo tante trasmissioni in giro che fanno cattiva informazione. L’Italia non è la Grecia e finora non mi sembra ci sia da allarmarsi”, taglia corto il presidente di AcomeA SGR.

Occasione mirata d’investimento

Guardando ai mercati in senso lato, Alberto Foà dà un consiglio agli investitori: laddove i prezzi sono bassi è un buon momento per investire. “Normalmente conviene investire coi prezzi bassi solo che questo principio di buon senso spesso non si applica in finanza”, dice l’esperto. È chiaro che bisogna avere un quadro esaustivo per valutare: oggi abbiamo un dollaro forte, dei mercati emergenti che prima sono scesi e poi risaliti o le borse europee in calo. “Ormai i clienti dei fondi non sono più i clienti di vent’anni fa, che avevano in portafoglio solo Btp e azioni Fiat”, spiega il manager. Eppur vero che con i mercati in calo l’investitore è generalmente più cauto. Basti pensare alla raccolta dei PIR che, rispetto allo scorso anno, ha subito decisamente una battuta d’arresto. “Oggi è il momento migliore per versare la rata del PIR, ma gli investitori fanno esattamente il contrario. Il mio consiglio è che se un risparmiatore ha cominciato a investire a rate in questo prodotto, questo momento, proprio con una borsa depressa che è scesa del 30%, è un buon momento per versare la seconda rata”.