Secondo uno studio di Refinitiv, dei quasi 18.000 fondi attivi registrati nel database Lipper, il 61,5% (11.000) non è riuscito a battere gli indici rispetto ai quali sono confrontati dal prospetto informativo tra gennaio e giugno 2022. Per i prodotti ESG, i risultati sono peggiori.
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Il primo semestre dell'anno è stato particolarmente turbolento per i mercati finanziari. I gestori di fondi hanno dovuto fare i conti con gli effetti dello scoppio della guerra in Europa, della crisi energetica, dell’impennata dell'inflazione e del cambiamento radicale della politica monetaria da parte delle banche centrali. Tutti fattori che hanno determinato un'elevata incertezza e una scarsa visibilità.
Secondo uno studio di Refinitiv, dei quasi 18.000 fondi attivi registrati nel database Lipper, il 61,5% (11.000) non è riuscito a battere i rispettivi benchmark (gli indici con cui vengono confrontati in base al prospetto informativo) tra gennaio e giugno 2022. Il restante 38,5% (7.000 fondi) è riuscito a superare i propri benchmark.
I dati, che si riferiscono solo ai fondi gestiti attivamente, possono essere suddivisi tra fondi tradizionali e fondi che seguono criteri ambientali, sociali e di corporate governance (ESG). Nel caso dei primi, 5.558 (quasi il 41%) hanno sovraperformato i rispettivi indici nella prima metà dell'anno, mentre 8.000 (59%) sono rimasti indietro.
Nell'ambito dei prodotti socialmente responsabili, le performance sono state peggiori. Solo il 30,8% (1.343 fondi) ha sovraperformato i rispettivi benchmark. I restanti, poco più di 3.000 prodotti ESG, (ossia il 69,2%) hanno sottoperformato gli indici con cui sono stati confrontati.