Nonostante le tensioni geopolitiche e l’inflazione il 2022 si appresta a essere positivo per i fondi lussemburghesi. Il punto sulle sfide del settore con Marc-André Bechet, vice direttore generale di ALFI.
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Il 2021 è stato un anno record per i fondi d'investimento lussemburghesi, che hanno raggiunto il massimo storico di AUM di oltre 5,9 mila miliardi di euro. E il 2022 si appresta ad essere un altro anno positivo anche se fattori di incertezza sui mercati quali l’inflazione, i rialzi dei tassi e le tensioni geopolitiche scatenate dal conflitto tra Russia e Ucraina invitano gli investitori a una maggiore cautela. “In termini relativi, misurati in base alla raccolta netta nel 2021 sul patrimonio gestito al 31 dicembre 2020, le asset class più vendute nel 2021 sono state l'immobiliare (13,3%) seguita dal private equity (11,4%) e dall'azionario (11,4%). Con un aumento netto del 15,1%, anche le strutture di fondi di fondi, che possono di fatto coprire diverse asset class, hanno registrato una buona performance”, spiega Marc-André Bechet, deputy general director di ALFI, l’associazione che rappresenta l’industria dei fondi in Lussemburgo.

Il rimbalzo post COVID
Con oltre 30 miliardi di euro di sottoscrizioni nette al mese, il 2021 è stato un anno eccezionale, con una raccolta media ben al di sopra di quanto osservato negli ultimi anni. “Si conferma una tendenza che ha preso il via subito dopo la crisi del marzo 2020”, continua Bechet. “All'epoca, gli AUM in Lussemburgo sono scesi dell'11,1%, da 4,7 trilioni a 4,2 trilioni, principalmente a causa dell'impatto del mercato. I rimborsi netti hanno rappresentato solo il 2,7%. Gli investitori hanno colto questa opportunità per investire massicciamente già nell'aprile 2020 e da allora ininterrottamente”, spiega l’esperto.

I mercati azionari sono andati bene nel 2021, e questo è certamente servito da catalizzatore per la crescita. Inoltre, è stato una buona annata anche per gli asset privati (in particolare private equity, private debt e real estate) che hanno beneficiato del desiderio degli investitori di diversificare ulteriormente i loro investimenti e di generare rendimenti più elevati a lungo termine nell’ambiente attuale di bassi tassi di interesse.
Il 2022
Il 2022 sarà un anno più impegnativo per una serie di ragioni. Le tensioni geopolitiche, i previsti picchi dei tassi d'interesse, la ripresa dell'inflazione e i rendimenti più modesti anche se positivi dei mercati azionari sono tutti fattori che avranno un impatto sugli investimenti. “Con meno prevedibilità e visibilità, è probabile che gli investitori adottino un approccio più cauto. Allo stesso modo, i gestori dovranno navigare in un ambiente più difficile che può spingere gli investitori a cambiare la loro asset allocation con poco preavviso”, analizza Bechet.
Mercati privati e fondi sostenibili, continua l’ascesa
“Anche se nel medio-lungo termine, la tendenza verso gli asset privati è irreversibile, il private equity sarà un'asset class da tenere d'occhio nel 2022, visti gli attuali livelli elevati di dry powder”, evidenzia il dirigente di ALFI. Un'altra tendenza fondamentale è l'appetito degli investitori per i fondi d'investimento sostenibili. “Nel suo ultimo 2021 year-in-review, Morningstar ha indicato che gli AUM dei fondi SFDR articolo 8 e articolo 9 hanno superato la soglia dei 4 trilioni di euro, ma soprattutto, questi prodotti hanno catturato il 64% delle sottoscrizioni nette nel quarto trimestre 2021, il livello più alto mai raggiunto”, commenta Bechet.
Fattori di crescita dell’industria
Il risparmio delle famiglie in fondi d'investimento è ancora basso nell'Europa continentale, con una media del 9% rispetto al 23% negli Stati Uniti. Secondo Bechet se questo dato lo si combina al livello storicamente alto di depositi in contanti di circa il 40%, ne deriva una forza in grado alimentare quasi meccanicamente un'ulteriore crescita. “Inoltre, la sostenibilità, la spinta della CE verso un ruolo maggiore dei fondi per finanziare l'economia reale e il finanziamento delle pensioni attraverso i piani pensionistici del 2° e 3° pilastro sono tre ulteriori fattori di crescita”, aggiunge Bechet.
L’Italia
Gli asset manager italiani attualmente originano 365 miliardi di euro di AUM in fondi lussemburghesi, essendo la sesta giurisdizione più grande per il Lussemburgo. “L'Italia è in generale un mercato molto dinamico e aperto, con un buon potenziale di crescita”, avverte Marc-André Bechet. “I fondi nazionali rappresentano circa un terzo degli investimenti degli investitori italiani, mentre due terzi dei fondi distribuiti in Italia sono domiciliati all'estero”, sottolinea l’esperto. In larga misura, questi fondi esteri sono infatti istituiti da banche e asset manager italiani, distribuiti in Italia e in Europa in generale. “Nel periodo 2016-2020, i fondi esteri hanno catturato la maggior parte - 82% - della raccolta netta proveniente da investitori italiani. Il Lussemburgo è la giurisdizione di elezione con una quota di mercato del 54% di tutti i fondi esteri registrati per la distribuzione in Italia”, evidenzia.

“Altre due caratteristiche interessanti sono l'ampio uso da parte degli asset manager italiani del passaporto di società di gestione per gestire prodotti lussemburghesi (4° gruppo per numero di comparti) e, sul lato prodotti, una posizione di primo piano negli ELTIF (13 su un totale di 68 ELTIF) e nei fondi di investimento immobiliari”, conclude.