Continuano a essere molto popolari nonostante negli ultimi 15 anni il rendimento netto mediano sia stato negativo per tutte le principali categorie. Ecco a cosa fare attenzione prima di investire.
Questi strumenti sono estremamente popolari tra i risparmiatori. Ciò che li rende attraenti è che offrano un rendimento certo e che paghino una quota periodica garantita. Sono uno strumento molto interessante per investimenti a medio e lungo termine. Ma per capire quanto effettivamente renderà l'investimento, oltre alla scadenza e al tasso di interesse, particolare attenzione va rivolta ai costi. Uno studio di Morningstar, condotto su 25 categorie del reddito fisso a livello globale nel periodo 2002-2017, il ritorno 'mediano' al netto delle commissioni è negativo, con importanti differenze al loro interno.
Gli autori dello studio Mara Dobrescu, Matias Möttölä e James Li hanno individuato tre grandi raggruppamenti in base al grado di variabilità dei rendimenti: categorie benchmark-driven, con moderata stabilità e volatili. Il primo segmento è quello dei governativi dove è possibile attendersi rendimenti che non si discostano dall’indice di riferimento. In particolare nel caso dei comparti governativi e diversificati in euro o dollari, l’impatto dei costi è maggiore di quello delle capacità del gestore. Nei raggruppamenti più volatili e caratterizzati da una maggior dispersione delle performance "scegliere è più difficile perché non è detto che buone risultati si ripetano negli anni e non è sempre facile comprendere le competenze del gestore".
Il dato che, invece, è disponibile in tutti i documenti informativi è il profilo commissionale. I costi rimangono, pertanto, il principale fattore in grado di predire le capacità di rendimento future dei fondi, compresi quelli obbligazionari.